Grave episodio a Lignano, mafia in Regione: il giudice Borsellino lo aveva previsto

Trieste – Un’indagine su “evidenti irregolarità” del voto amministrativo del Comune di Lignano Sabbiadoro (Udine) nel 2012, è stata aperta dalla Procura distrettuale anti mafia di Trieste ed è tuttora in corso.

Lo rivela la Direzione nazionale antimafia nella Relazione 2016 presentata il 22 giugno dal procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Franco Roberti, e dalla presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi.

Fra il 2011 e il 2012 – si legge nel documento – in prossimità del voto comunale si sarebbe verificata una “organizzata migrazione” dalla Campania a Lignano, con nuclei familiari che avrebbero ottenuto la residenza a pochi mesi dal voto.

Sarebbero così state spostate circa 400 preferenze a vantaggio – afferma la Direzione Nazionale Antimafia – dell’allora vicesindaco, poi risultato primo fra gli eletti in Consiglio Comunale. L’allora Comandante della Polizia Municipale è stato indagato per reati connessi all’accelerazione delle pratiche per la residenza.

“Appare un episodio grave di infiltrazione mafiosa in un importante comune turistico della nostra regione: è chiaro che non siamo immuni dal contagio delle organizzazioni criminali e dunque chiediamo che contromisure sempre più efficaci siano prese dagli organi preposti alla prevenzione e alla repressione”: così la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.

Per la governatrice “sono finiti i tempi in cui si preferiva parlare della nostra regione come di un’oasi felice, è questo è bene perché gli anticorpi alla malavita si costruiscono con l’informazione e la consapevolezza civica. Anche se non vediamo l’aspetto più violento della mafia, anche se è giusto evitare di cedere a generalizzazioni, sono però presenti dei fenomeni criminosi che incidono sui rapporti economici e sociali. Se confermato, il caso di Lignano deve indurci a una maggiore vigilanza sugli Enti Locali, per evitare un giorno di trovarci di fronte a situazioni di illegalità più gravi”.

Da parte sua il capogruppo in del Movimento 5 Stelle Cristian Sergo in un comunicato afferma: “Quelli che oggi vengono definiti come segnali “allarmanti” sono stati da noi denunciati da almeno tre anni. Siamo già troppo tardi”.

“La legge “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso”, presentata dal MoVimento 5 Stelle e approvata lo scorso 29 maggio ha aspettato 28 anni – prosegue Sergo. – Già nel 1989 il giudice Borsellino, infatti, avvisava gli studenti nel corso di un incontro all’Università di Udine circa le possibilità di infiltrazione mafiosa nella nostra Regione. Ci sono voluti cinque cittadini eletti nelle istituzioni per approvarla. Ora – conclude il capogruppo – chiediamo l’immediata applicazione di questa legge”.

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