Grotte inquinate sul Carso, uno scandalo increscioso che si trascina da decenni

Trieste – Domenica 5 marzo il Movimento Trieste Libera ha organizzato una visita nell’ex discarica di Trebiciano, una delle più grandi grotte inquinate del Carso triestino. La discarica fu realizzata tra il 1960 e il 1980.

Il leader del Movimento Roberto Giurastante da anni si batte per non far dimenticare la vicenda delle grotte inquinate, da decenni al centro delle denunce degli ambientalisti, e si propone di tenere alta l’attenzione sull’incresciosa vicenda.

Anche la SAS (Società adriatica di Speleologia) nelle sue esplorazioni ha ripetutamente segnalato la grave situazione, che deturpa siti di straordinaria bellezza e singolarità geologica.

Dei fatti si era occupata anche la rivista National Geographic in un lungo articolo uscito nel 2010.
National Geogrphici It. 1-2010

(dalla pagina Facebook di Roberto Giurastante)

Questi inquinamenti risalgono a vari decenni fa, quando la sensibilità ecologica e la legislazione di riferimento erano molto diverse rispetto a quelle attuali.

Le grotte più pericolose – spiega la SAS – sono quelle interessate dalla presenza di scarichi di idrocarburi, come il pozzo dei Colombi di Basovizza, il cosiddetto pozzo del Cristo di Gropada o la caverna presso la 17 VG di Trebiciano. Ma sono più di 300 le cavità inquinate, all’interno e all’esterno.

C’è un’altra fonte di inquinamento che è stata sempre sottovalutata e che rappresenta una sicura fonte di pericolo. Nei pressi di Trebiciano, infatti, è rimasta attiva per quasi vent’anni (la chiusura risale alla prima metà del 1970) la discarica RSU (Rifiuti Solidi Urbani) della città di Trieste.

Dalla pagina Facebook di Roberto Giurastante

Il sito si trova in un’area carsica ricca di fenomeni epigei ed ipogei. Ieri come oggi risulta chiaro che tutte le sostanze inquinanti vengono lentamente trasportate dalla percolazione verso la falda idrica sottostante, portando ad un progressivo inquinamento delle acque di profondità.

La Slovenia vuole ora essere informata di questo inquinamento ai propri confini: lo ha confermato recentemente il ministero dell’ambiente sloveno dopo le denunce pubbliche del Movimento Trieste Libera.

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