Impianto eolico nelle Valli del Natisone, un progetto da 65 milioni che nasce già contestato
Pulfero (Ud) – Quattro aerogeneratori (pale eoliche) alti 200 metri, per un impianto da 28 megawatt di potenza e un investimento complessivo stimato in circa 65 milioni di euro. Il progetto, presentato dalla società milanese Ponente Green Power srl, prevede la realizzazione di un parco eolico sul monte Craguenza, al confine tra i comuni di Pulfero e Torreano, nei pressi di Cividale del Friuli.
Il procedimento per la verifica di assoggettabilità alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è stato avviato il 30 giugno 2025. Da quel momento decorrono i 30 giorni entro i quali cittadini, enti e associazioni possono presentare osservazioni. La documentazione tecnica è consultabile sul sito della Regione Friuli Venezia Giulia, nella sezione dedicata all’ambiente e al territorio.
L’area individuata è una delle poche in Friuli Venezia Giulia non sottoposte a vincoli ambientali e con condizioni di ventosità favorevoli: secondo i dati Arpa, le velocità medie del vento sono comprese tra i 4 e i 6 m/s. L’energia prodotta verrebbe convogliata e accumulata nella zona industriale di Cividale. L’impianto è concepito per una durata operativa di circa 30 anni, al termine dei quali le strutture dovrebbero essere smantellate.
Le contestazioni
La proposta ha però suscitato una forte opposizione da parte degli amministratori locali e della cittadinanza delle Valli. Il sindaco di Pulfero, così come altri primi cittadini dei Comuni interessati dal tracciato dei cavi (Torreano, Cividale, Moimacco e San Pietro al Natisone), ha già espresso contrarietà al progetto, paventando potenziali ricadute negative sul paesaggio delle Valli del Natisone. L’area interessata è attraversata dal Cammino Celeste e si trova a poca distanza dalle grotte di San Giovanni d’Antro, luoghi di interesse storico e naturalistico.
Anche a livello regionale le reazioni sono state nette. Durante i lavori della I Commissione, l’assessore alla Difesa dell’Ambiente Fabio Scoccimarro ha dichiarato la contrarietà della Regione all’opera.
Secondo Elia Miani (Lega), si tratta di “uno scempio calato dall’alto”, con rischi concreti per la vivibilità e l’identità del territorio.
Analoga la posizione di Furio Honsell (Open Sinistra FVG), che ha parlato di “ecomostri” e ha denunciato la logica speculativa che si nasconderebbe dietro iniziative presentate come sostenibili: “Esprimiamo piena solidarietà alla protesta dei cittadini delle Valli del Natisone, contro l’ennesimo progetto di ecomostro in regione – scrive Honsell. – Costituito da 4 strutture eoliche di 200 metri d’altezza con base quadrata di 60 metri di lato che dovrebbero essere realizzare in aree boschive intonse e quindi non idonee. Ancora una volta, le norme incontrollate sulla sostenibilità energetica rischiano di diventare cavalli di Troia che favoriscono solo speculazioni contro il paesaggio e le comunità che lo vivono”.
A schierarsi contro il progetto anche la consigliera Simona Liguori (Patto per l’Autonomia – Civica FVG), che ha sottolineato l’impatto ambientale e paesaggistico dell’intervento e la “mancanza di trasparenza e di reale partecipazione pubblica”. Per Liguori “la transizione ecologica non può significare imposizione”.
Sul tema si è espressa anche la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Rosaria Capozzi, che ha chiesto un fronte comune a difesa delle Valli. “Le pale eoliche previste sono alte quanto un grattacielo – ha dichiarato – e sarebbero costruite in aree boschive di pregio. Serve fermezza, come già avvenuto in altri casi, per evitare danni irreversibili”.
Capozzi ha anche ricordato come il Movimento avesse cercato, in passato, di introdurre nella normativa regionale elementi più stringenti per la definizione delle aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti di questo tipo: “Lo stesso fronte comune – precisa con rammarico l’esponente del M5S – avrebbe potuto essere messo in atto anche in occasione della legge regionale che, per la prima volta in 15 anni, ha individuato le aree idonee e non idonee sulle quali installare tali impianti. Così, sulla base degli emendamenti da noi progressivamente presentati, gli stessi sarebbero stati considerati in area non idonea”.
“Non che questo fosse sufficiente – sottolinea ancora Capozzi – per evitare l’autorizzare della struttura impattante di turno. Tuttavia, avrebbe sicuramente giovato o, almeno, fatto venire qualche dubbio in più ai proponenti. Ormai, però, il passato è passato e siamo pronti a sostenere i sindaci del territorio che vorranno osteggiare questa installazione”.
Impatto ambientale vs. obiettivi di sviluppo
Va ricordato che, al momento, l’iter è nelle sue fasi iniziali. La valutazione di impatto ambientale sarà un passaggio decisivo per stabilire se il progetto potrà procedere. Resta aperto anche il tema del coinvolgimento delle comunità locali, che nelle prossime settimane potranno formalizzare le proprie osservazioni.
Il caso delle Valli del Natisone rilancia una questione che riguarda diversi territori delle aree interne e cioè conciliare gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili con la tutela del paesaggio, del turismo lento e della qualità ambientale.