Posata la prima pietra del nuovo stabilimento Kronospan al termine di un travagliato percorso

Pordenone – La posa della prima pietra del nuovo stabilimento Kronospan a San Vito al Tagliamento, avvenuta il 24 novembre nella zona industriale di Ponte Rosso, arriva al termine di un percorso lungo e delicato, segnato da contestazioni, ricorsi e un confronto serrato tra azienda, istituzioni e comunità locale. È questo il contesto dentro cui si colloca la riflessione di Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, che durante la cerimonia ha ricordato come per anni quell’area fosse stata scenario di proteste, mentre oggi rappresenta l’avvio di un progetto industriale atteso e discusso in egual misura.

Agrusti ha riconosciuto la determinazione con cui Massimo Cenedella, amministratore unico della divisione italiana e CEO europeo del gruppo, ha portato avanti il progetto nonostante quattro anni di opposizioni continue. Un periodo che ha messo alla prova relazioni sociali e amministrative e che ha richiesto un dialogo costante tra Regione, Ministero dell’Ambiente e strutture tecniche coinvolte nell’iter autorizzativo.

Il ruolo dei territori e delle istituzioni

Nell’intervento, Agrusti ha richiamato anche la storia della zona industriale Ponte Rosso, nata negli anni Settanta grazie alla volontà di amministratori che immaginarono un’area produttiva allora inesistente.

Il presidente di Confindustria ha inoltre ricordato il patto siglato con le organizzazioni sindacali, che prevede di destinare una parte delle future assunzioni agli ex lavoratori colpiti dalle crisi industriali del territorio, definendolo un elemento di solidità nelle relazioni industriali.

Il contributo della logistica e delle infrastrutture regionali

Alla cerimonia era presente anche l’assessore regionale alle Infrastrutture, Cristina Amirante, che ha inserito il progetto Kronospan in un quadro più ampio di sviluppo territoriale. Per Amirante, la posa della prima pietra rappresenta non solo l’avvio dell’ampliamento produttivo, ma la conferma di una visione condivisa che punta su infrastrutture moderne, logistica efficiente e servizi di qualità come fattori di attrattività per gli investimenti.

L’assessore ha sottolineato come il Friuli Venezia Giulia possa contare su porti, interporti e una rete ferroviaria articolata, elementi che hanno contribuito alla scelta dell’area di Ponte Rosso, dotata di raccordo ferroviario e servizi aziendali e sociali che completano l’offerta insediativa. L’ulteriore sviluppo del trasporto su rotaia, collegato anche ai porti regionali, è stato indicato come uno dei punti di forza del progetto.

Un investimento di ampia scala

Il nuovo stabilimento, dal valore complessivo di circa 300 milioni di euro, prevede un impianto avanzato per la produzione di pannelli truciolari destinati al settore dell’arredo, con una capacità produttiva di 600 mila metri cubi all’anno. La struttura occuperà 360 mila metri quadrati, con 210 nuove assunzioni previste. Sarà realizzata in due lotti con completamento entro il 2028 e comprenderà anche un’isola energetica autosufficiente da 8 megawatt.

Numerose aziende del Nordest saranno coinvolte nei lavori, mentre il potenziamento dei collegamenti ferroviari dovrebbe alleggerire il traffico su gomma e favorire un modello logistico più sostenibile.

Le contestazioni e la risposta dell’azienda

Il progetto non è nato in un clima sereno. Le opposizioni, guidate dal Comitato ABC e da altre realtà civiche hanno espresso nel tempo timori per l’impatto ambientale, contestando in particolare emissioni, traffico dei mezzi pesanti e gestione delle acque. Non sono mancati procedimenti giudiziari, tra cui quello che ha visto respinta la richiesta di risarcimento avanzata da Kronospan nei confronti di due attiviste del comitato.

L’azienda ha replicato definendo molte critiche come prive di fondamento tecnico, rivendicando l’adozione di tecnologie a basse emissioni e processi che privilegiano materiali riciclati e soluzioni di economia circolare. Ha inoltre sottolineato la disponibilità al dialogo e l’intenzione di mantenere un rapporto trasparente con il territorio.

Il passaggio a una nuova fase

Agrusti ha definito la giornata un momento di “risarcimento simbolico” per gli sforzi sostenuti dal sistema istituzionale e produttivo, dalle amministrazioni locali e dalle forze dell’ordine impegnate nei momenti di maggiore tensione. Si apre ora una fase nuova, dopo un lungo periodo caratterizzato da attriti, richieste di chiarimenti, ricorsi e mediazioni.

Il cantiere che si apre a San Vito al Tagliamento rappresenta uno dei progetti industriali più significativi del Nordest, in grado di incidere sulla struttura produttiva regionale e sulla sua capacità di inserirsi nelle filiere europee del legno e dell’arredo.

Il progetto ora avviato rimane tuttavia un osservato speciale in un territorio che ha vissuto un confronto acceso e che continuerà a misurarsi con il tema della compatibilità tra sviluppo industriale e tutela ambientale. La sfida dei prossimi anni sarà quella di verificare sul campo se le promesse di sostenibilità e le garanzie offerte troveranno conferma quando l’attività produttiva entrerà a pieno regime.

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