I codici del tempo. Come l’umanità ha sempre cercato di decifrare l’eternità

Non so voi, ma quando vedo un orologio mi chiedo spesso cosa stesse pensando chi l’aveva costruito. Chissà, forse voleva controllare il tempo bloccandolo in qualche modo. Credo che da sempre ogni civiltà si sia inventata i propri “codici del tempo”, cioè delle tecniche per controllare il tempo, per dare un senso al tempo che ci scivola via.

I codici del tempo sono praticamente tutti quei simboli, calcoli, opere d’arte che le varie culture hanno escogitato per rappresentare il tempo. Ogni popolo ha avuto la sua idea, e guardando queste cose puoi capire cosa pensa l’uomo. È sempre la stessa storia: ognuno vuole trovare la soluzione giusta per controllare il tempo.

Gli egizi erano fissati con l’eternità. Nei loro geroglifici c’era questo serpente, l’Ouroboros, che si mordeva la coda facendo un cerchio perfetto. Per loro il tempo non andava dritto come pensiamo noi, ma girava in tondo – niente finiva mai veramente, tutto si trasformava e ripartiva.

Il loro Libro dei Morti era pieno zeppo di formule magiche e simboli per l’aldilà. Non era esattamente un manuale di istruzioni, ma quasi: spiegava ai morti come orientarsi nell’altro mondo e come fare per diventare immortali. Roba da far impallidire qualsiasi fantasy moderno.

Saltiamo avanti di qualche migliaio di anni e arriviamo a Leonardo. Qui cambia tutto. Se gli egizi volevano l’eternità, Leonardo da Vinci voleva congelare l’istante. I suoi “codici del tempo” sono completamente diversi – più precisi, più scientifici, ma con la stessa urgenza di fondo.

Leonardo ha riempito migliaia di fogli con quello che potremmo chiamare “istantanee del tempo”: come si muove l’acqua, come funziona il corpo umano in un momento specifico, macchine per misurare fenomeni naturali con una precisione mai vista. Per lui ogni secondo era unico e irripetibile, e il suo compito era fermarlo sulla carta prima che svanisse.

I social media: i nuovi codici del tempo. Se ci guardiamo intorno, vediamo come i nostri telefoni raccolgano foto e video. Non è forse questo un modo per trattenere l’effimero, un tentativo di dare durata all’istante? Non sono, in fondo, i nuovi “codici del tempo”?

La paura è sempre la stessa: quella di essere dimenticati, di vedere sparire nel nulla i nostri momenti importanti. Gli egizi mummificavano i corpi, Leonardo riempiva quaderni, noi bombardiamo Instagram. Cambia la tecnologia, l’ansia resta identica.

L’arte come macchina del tempo. Ma forse i veri codici del tempo non sono quelli scientifici – sono quelli artistici. Una fuga di Bach ti trasporta indietro nel tempo. Un quadro di Caravaggio ha intrappolato la luce di 400 anni fa e te la rimanda addosso intatta, come se fosse ieri.

I codici del futuro: l’intelligenza artificiale e la blockchain. Stiamo facendo sempre le stesse cose degli egizi, solo con più tecnologia. L’intelligenza artificiale che ricrea le personalità dei morti, la blockchain che conserva tutto per sempre, la criogenia che vuole mettere in pausa il corpo. Stesso identico desiderio: l’immortalità, il controllo del tempo, l’idea che niente debba andare perduto.

La prossima volta che vi capita di vedere un orologio antico, un geroglifico o uno schizzo di Leonardo, fermatevi un attimo a pensare a cosa stessero davvero cercando: l’immortalità, o era solamente un modo per dare senso al presente?

Enrico Sgariboldi     

 

 

 

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