Confcommercio: «Il presidente Mattarella conferma le nostre preoccupazioni sui contratti pirata»

Udine – «Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sui contratti pirata confermano un allarme che Confcommercio denuncia da tempo: quello di un fenomeno che mina la qualità del lavoro e la leale concorrenza tra le imprese».

Lo sottolinea Giovanni Da Pozzo, vicepresidente nazionale di Confcommercio e presidente di Confcommercio Udine, commentando l’intervento del Capo dello Stato in occasione della cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del Lavoro.

Così il Capo dello Stato:

“La piena occupazione è un orizzonte che oltre la dignità riguarda la libertà.

“Un’occupazione che, come recita l’art.36 della Costituzione, deve assicurare ad ogni lavoratore “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Questo è quanto prescrive la nostra Costituzione”.

“La dinamica salariale negativa dell’ultimo decennio vede ora segnali di inversione di marcia. Ben sappiamo come i salari siano stati lo strumento principe nel nostro Paese per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso. È una questione che non può essere elusa perché riguarda in particolare il futuro dei nostri giovani, troppi dei quali sono spinti all’emigrazione. Questa strada, spesso sofferta, viene prescelta, talvolta, per la difficoltà di trovare lavoro e, sovente, a causa del basso livello retributivo di primo ingresso nel mondo del lavoro”.

“Richiamano l’attenzione i risultati di una recente indagine di Confcommercio che ha posto in luce il preoccupante fenomeno della crescita dei cosiddetti “contratti pirata”. Oltre mille i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati al Cnel: duecentocinquanta nei soli settori del turismo e del terziario. Tra questi, vi sono contratti firmati da rappresentanze sindacali e datoriali scarsamente rappresentative, con vere e proprie forme di dumping contrattuale che hanno l’effetto di ridurre i diritti e le tutele dei lavoratori, di abbassare i livelli salariali, di provocare concorrenza sleale fra imprese”.

“Dinamiche di mercato concorrono ad ampliare questi squilibri nelle retribuzioni, Ne nasce un aspetto a cui non si può sfuggire quando tante famiglie sono sospinte sotto la soglia di povertà nonostante il lavoro di almeno uno dei componenti, mentre invece super manager godono di remunerazioni centinaia, o persino migliaia di volte superiori a quelle di dipendenti delle imprese”.

Il presidente della Repubblica si riferisce ad un’analisi di Confcommercio che aveva diffuso un’analisi nazionale che fotografa la giungla dei contratti collettivi in Italia: oltre 1.000 Ccnl depositati al Cnel, di cui più di 250 nei soli settori del terziario e del turismo.

«Accanto ai pochi contratti realmente rappresentativi – fa osservare Da Pozzo – proliferano oltre 200 contratti pirata firmati da sigle minoritarie, che coinvolgono circa 160mila lavoratori e 21mila imprese. Una forma di dumping contrattuale che riduce diritti e tutele, abbassa i salari e danneggia le aziende corrette».

Nel Friuli Venezia Giulia, secondo la stessa indagine, i lavoratori meno tutelati rappresentano oltre l’1%, una quota inferiore alla media nazionale (3,5%), ma superiore allo 0,9% registrato nel Nordest.

«Un dato che ci deve far riflettere – aggiunge Da Pozzo – e che conferma l’importanza di politiche regionali coerenti con il principio della rappresentanza. In questo senso, la nuova legge regionale sul commercio e sul turismo rappresenta una riforma di portata storica e una vera best practice a livello nazionale: non solo per l’operazione di straordinaria semplificazione normativa, ma anche perché apre un argine importante contro i contratti pirata, premiando le imprese che applicano i contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative».

Sulla stessa linea Antonio Dalla Mora, vicepresidente provinciale di Confcommercio Udine e capogruppo Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi): «Nel settore della ristorazione e del turismo i contratti pirata generano una concorrenza sleale insopportabile. Chi rispetta le regole, paga i dipendenti secondo i contratti veri e investe nella qualità, non può essere penalizzato rispetto a chi sceglie scorciatoie. Per questo serve una vigilanza costante e un impegno condiviso fra istituzioni, associazioni e parti sociali».

I contratti pirata: cosa sono

I contratti pirata rappresentano un fenomeno crescente e preoccupante nel mercato del lavoro italiano. Si tratta di contratti di lavoro che riproducono in modo simile la struttura dei contratti collettivi nazionali firmati da sindacati maggiori come CGIL, CISL e UIL, ma con peggiori condizioni economiche e normative per i lavoratori.

Questi contratti, firmati da organizzazioni sindacali spesso “ad hoc” e aziende, fanno dumping contrattuale abbassando salari, tutele e benefici rispetto ai contratti legittimi, causando una concorrenza sleale e un danno significativo sia ai lavoratori che all’intero sistema economico.

Secondo un dossier recente di Confcommercio e altre analisi, in Italia sono attivi oltre 200 contratti pirata che coinvolgono circa 160.000 lavoratori, soprattutto nei settori del terziario e del turismo.

Questi contratti infliggono una perdita media annua ai lavoratori di circa 8.000 euro, con riduzioni che arrivano fino a 12.200 euro in casi estremi, oltre a implicare una consistente evasione fiscale e contributiva stimata nell’ordine di 553 milioni di euro l’anno.

Le conseguenze negative includono la riduzione dei diritti sindacali, la precarizzazione del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori più deboli e una crisi di sostenibilità per il sistema della bilateralità e delle tutele sociali. Il fenomeno alimenta il lavoro povero e precario, esacerbando disuguaglianze e impoverendo le famiglie.

Sono state avanzate richieste di interventi normativi più chiari e stringenti per contrastare questo abuso, indicando la necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale e misure severe contro il dumping contrattuale.

Allo stesso tempo, le organizzazioni sindacali e datoriali stanno cercando patti e accordi per arginare la diffusione dei contratti pirata, promuovendo un sistema di contrattazione collettiva più trasparente e giusto.

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