La somma delle parti: l’intelligenza artificiale (AI) e la blockchain
Succede sempre così: ti ritrovi a scorrere il flusso continuo di contenuti sul tuo smartphone – quel fiume in piena di notizie, aggiornamenti professionali su LinkedIn e storie di vita quotidiana – e ti imbatti in una di quelle che ti fanno dire: “Ma davvero siamo già a questo punto?” Mi riferisco alle crescenti testimonianze di aziende che stanno contribuendo a sviluppare quella che è stata definita “l’alleanza magica” tra l’Intelligenza Artificiale (AI) e la Blockchain. La vera rivoluzione, diciamocelo, non è più nelle singole parti, ma in come queste due stanno iniziando a collaborare in modi che nemmeno immaginavamo. Non si tratta semplicemente di una somma delle parti, ma di una vera e propria moltiplicazione delle loro capacità, che porta alla creazione di un circolo virtuoso.
Perché funzionano bene insieme. I dati sono tutto (ma devono essere buoni). L’AI è affamata di dati – più ne ha, meglio funziona. Il problema è che spesso non sappiamo da dove vengano questi dati o se qualcuno li abbia manomessi. Ed è qui che entra in gioco la blockchain: è come avere un notaio digitale che certifica ogni singolo dato.
Se, per esempio, si addestra un’AI per la diagnosi medica, la blockchain assicura che i risultati degli esami non siano stati manomessi. È come avere un medico super-esperto che non sa chi sei. Non è più una questione di “fidarsi ciecamente”, ma di avere garanzie concrete. La blockchain fornisce l’integrità e l’immutabilità.
Il tuo pacco Amazon (tracciato per davvero). Ogni singola fase della consegna di un prodotto può essere registrata sulla blockchain come se fosse un atto notarile digitalizzato. L’immutabilità del registro ci dice, senza possibilità di errore: “Questo è arrivato da qui, a quest’ora, con questa temperatura”. Ma la magia, e qui viene il bello, la fa l’AI: mentre la blockchain ci dà il passato (attraverso il certificato), l’AI si proietta nel futuro: analizza quella catena di dati e prevede, per esempio, quando le scorte di magazzino finiranno.
In Italia la possibilità di tracciare il “Made in Italy” – dal vino al cuoio, dalla meccanica alla moda – è vista sempre più come una delle applicazioni più promettenti. Finalmente sapremo con certezza che quella bottiglia costosa è stata davvero prodotta dove dice l’etichetta, senza sorprese sgradevoli.
La finanza decentralizzata (DeFi) è probabilmente il campo dove si sperimenta di più. Protocolli usano l’AI per valutare automaticamente il rischio dei prestiti, registrando tutto su blockchain. Ho visto protocolli che usano l’AI per valutare automaticamente il rischio dei prestiti, tutto registrato su blockchain. È impressionante quanto possa essere veloce e preciso rispetto ai sistemi bancari tradizionali.
La tutela della proprietà intellettuale. Con l’AI che genera sempre più contenuti (testi, immagini, codice), diventa fondamentale stabilire chi ha creato cosa e quando. La blockchain crea una “marca temporale” incontestabile.
Il parallelo tra blockchain e AI è che non hanno bisogno di un’autorità centrale che controlli tutto. Insieme possono creare applicazioni dove diversi gruppi collaborano senza doversi fidare l’uno dell’altro. Ognuno mantiene i propri dati privati, ma tutti beneficiano dell’intelligenza condivisa.
Il dubbio del giornalista: ma chi controlla chi?
Siamo pronti a fidarci di un sistema in cui la fiducia è scritta in codice, e non delegata a un uomo? E che dire del fatto che le questioni relative alla “governance e all’etica” dell’AI, come i bias (che sono distorsioni nei dati di addestramento che possono portare a risultati ingiusti o discriminatori), che se non vengono affrontate con la trasparenza che solo la blockchain può offrire, rischiano di restare irrisolte o di essere manipolate. E poi, in fondo, non credete che sia giusto anche sottolineare che l’AI e la blockchain, forse non sono solo strumenti, ma rappresentano l’ultima e più potente tappa dell’evoluzione della nostra civiltà, che da sempre cerca di superare i limiti umani e geografici? Se l’uomo saprà usarli con responsabilità, creeranno nuove opportunità lavorative e potranno spalancare orizzonti prima inimmaginabili, accelerando scoperte e validazioni scientifiche.
Non dimentichiamoci che da sempre l’uomo è riuscito a trovare un modo per domare i cavalli più selvaggi, quelli di pura razza.
Enrico Sgariboldi
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