L’efferato omicidio di Gemona in attesa di ulteriori sviluppi investigativi. Intanto è sui media nazionali

Udine – L’efferato omicidio di Alessandro Venier, 35 anni, avvenuto a Gemona del Friuli lo scorso 25 luglio e scoperto nei giorni successivi, sta suscitando un forte interesse anche a livello nazionale. Gli articoli che riguardano il fatto risultano tra “i più letti” di diversi quotidiani online, come peraltro avviene di solito per delitti che destano particolare scalpore.

Non si tratta di un fenomeno sorprendente: esiste una curiosità ancestrale verso ciò che è oscuro, pericoloso e fuori dalla norma. La cronaca nera esplora i limiti del comportamento umano, le violazioni della moralità e della legge. Questi aspetti attraggono l’attenzione perché permettono di “scrutare l’abisso” – il mistero dell’iniquità umana – senza esserne coinvolti. Inoltre, conoscere i dettagli di minacce e pericoli, anche di quelli più estremi, può dare un senso di maggiore sicurezza: seguire le indagini e gli arresti rassicura le persone, che si attendono che la società sia in grado di difendersi e di ristabilire l’ordine e la giustizia. Ne è conferma la passione per la letteratura “nera” e “gialla”, di solito in cima alla classifica dei libri più letti.

Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, il delitto sarebbe stato commesso con modalità particolarmente efferate e raccapriccianti: l’uomo sarebbe stato narcotizzato, strangolato e successivamente fatto a pezzi. Il corpo è stato ritrovato in un bidone ricoperto di calce viva, un dettaglio che fa ipotizzare una pianificazione attenta, finalizzata a occultare le tracce del crimine. Le due donne hanno confessato l’omicidio, ma negano la premeditazione, sostenendo di aver agito per difendersi da comportamenti violenti dell’uomo.

Gli investigatori stanno esaminando il contesto familiare, in cui si sarebbe sviluppata una tensione crescente, alimentata da conflitti relazionali e da una convivenza difficile con l’uomo, che aveva manifestato comportamenti violenti anche sul posto di lavoro, ragione per la quale era disoccupato. Secondo alcune testimonianze, la vittima non contribuiva alla gestione della casa, situazione che avrebbe generato frequenti litigi.

Tuttavia, è soprattutto il legame tra la madre e la compagna della vittima a sollevare interrogativi. Roberta Bruzzone, criminologa, interpellata dalla RAI, lo ha definito un caso raro di “coalizione suocera-nuora contro il maschio di famiglia”, una dinamica poco comune e oggetto di approfondimento degli inquirenti.

Pierpaolo Martucci, docente di criminologia all’Università di Trieste, ha parlato di un delitto che potrebbe essere il risultato di una frustrazione profonda accumulata nel tempo.

Le indagini hanno messo in luce elementi che suggeriscono un certo grado di premeditazione: l’acquisto anticipato di calce viva, la disponibilità di farmaci sedativi e la presenza di insulina, usata presumibilmente per indebolire la vittima. Nonostante la scena del crimine si sia svolta all’interno di un’abitazione privata, gli inquirenti hanno rilevato pochissime tracce ematiche, elemento che rafforza l’ipotesi di un’azione pianificata in modo meticoloso.

Sul piano psicologico, si apprende che Mailyn avrebbe sofferto di una grave depressione post partum, un aspetto di fragilità che potrebbe aver inciso sulla sua capacità di agire in modo autonomo. Anche la presenza della figlia neonata della coppia, di appena sei mesi, durante il delitto, contribuisce a definire una cornice particolarmente complessa e disturbante dal punto di vista clinico e sociale. La bambina è stata immediatamente affidata ai servizi sociali.

Un ulteriore punto su cui si stanno concentrando gli investigatori riguarda il comportamento delle due donne dopo l’omicidio: il fatto che abbiano atteso cinque giorni prima di rivolgersi alle autorità resta oggetto di accertamenti, così come la distinzione dei ruoli tra madre e compagna della vittima.

La complessità del caso ha portato criminologi e psichiatri a definirlo “atipico” per diversi motivi: dalla particolare struttura relazionale tra le protagoniste, al livello di premeditazione, fino all’apparente assenza di segni classici di conflitto immediato.

Al momento, si attendono gli esiti dell’autopsia, degli approfondimenti medico-legali e di ulteriori interrogatori per chiarire con precisione la sequenza dei fatti e accertare le responsabilità individuali. Le indagini proseguono, con l’obiettivo di definire un quadro il più possibile completo di una vicenda che ha scosso non solo Gemona ed il Friuli, ma anche la comunità nazionale.

 

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