Presidio delle associazioni a Trieste: “Umanità negata”, un appello al Consiglio regionale su povertà estrema ed emergenza freddo

Trieste – Davanti al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, giovedì 11 dicembre, giornata in cui l’Aula sta esaminando il bilancio 2026, le associazioni del Terzo settore impegnate nell’assistenza alla povertà estrema hanno manifestato in un presidio per richiamare l’attenzione sulla condizione delle persone senza dimora e dei migranti in transito.

L’iniziativa è stata promossa dal costituendo Coordinamento regionale della Rete di persone e Associazioni del Terzo Settore, realtà che da anni operano accanto a chi vive ai margini e che chiedono un cambio di atteggiamento da parte delle istituzioni.

Al centro della manifestazione, uno spazio di dialogo rivolto alla politica regionale. «Siamo qui, davanti al Palazzo del Consiglio regionale, in una settimana particolare, quella della sessione di bilancio», ha dichiarato Paolo Iannaccone, presidente del Centro “Balducci” di Zugliano e portavoce del Coordinamento. «Con forza chiediamo che, a supporto dei Comuni – soprattutto quelli di confine – siano approvati seri provvedimenti a favore delle persone senza fissa dimora, incrementando i servizi a bassa soglia per l’emergenza freddo».

Iannaccone ha denunciato una situazione ritenuta ormai strutturale: posti insufficienti nei dormitori, misure di accoglienza considerate inadeguate e richiedenti asilo lasciati per settimane in strada nell’attesa di formalizzare la domanda. «È inaccettabile che questa condizione, che si ripresenta ogni anno, non venga affrontata con pianificazione e responsabilità», ha insistito. Da qui la richiesta di un incontro con il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, «per un confronto aperto e leale che metta al centro la vita di tutte le persone».

Il presidio – accompagnato dallo slogan “Umanità negata” – è stato anche un momento di memoria per le quattro vittime registrate nelle ultime settimane: Hichem Billal Magoura, trovato morto nel Porto Vecchio di Trieste; Nabi Ahmad e Muhammad Baig, deceduti a Udine per intossicazione da monossido; Shirzai Farhdullah, morto a Pordenone nelle stesse circostanze. «Non sono numeri, ma vite spezzate», ha ricordato Iannaccone. «Questa tragedia avviene nell’ambito dell’emergenza freddo, ma ancor prima per il venir meno delle responsabilità istituzionali».

Le associazioni riunite nel Coordinamento hanno ribadito la loro natura di realtà civiche impegnate a portare nel tessuto sociale un contributo basato sull’attenzione agli ultimi, superando particolarismi ed esclusioni: un impegno che rivendicano come politico nel senso originario del termine, legato alla cura della comunità e della città.

Anche la parte politica progressista ha appoggiato il presidio, con una nota diffusa da Serena Pellegrino, consigliera regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, e Elisa Moro, segretaria di Sinistra Italiana a Trieste. Le due esponenti dell’opposizione hanno criticato le priorità della maggioranza: «Mentre in Aula si discute una legge di bilancio da 6 miliardi e mezzo di euro, la maggioranza è riuscita a non trovare nemmeno il tempo per chiedersi come sia possibile morire di freddo in questa regione». Hanno poi osservato che «non è un problema di risorse, ma di volontà politica», esprimendo sostegno al presidio che «ha riportato al centro le quattro morti di queste settimane».

La manifestazione ha voluto essere infine un appello alla cittadinanza. «Non possiamo restare in silenzio», ha detto Iannaccone. «Siamo persone che rifiutano di tacere di fronte all’orrore, perché la povertà non ha passaporto». Un invito a condividere indignazione e responsabilità in un momento in cui, secondo le associazioni, l’emergenza sociale non può più essere confinata ai margini del dibattito pubblico.

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