Trieste tra le città italiane più colpite dall’overtourism, il report Demoskopika lancia l’allarme

Trieste – L’overtourism non riguarda più soltanto le mete simbolo del turismo di massa come Venezia, Firenze o Napoli. Anche Trieste, infatti, figura tra le province italiane più esposte al sovraffollamento turistico, secondo l’Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico (ICST) elaborato dall’Istituto Demoskopika e pubblicato in anteprima su ANSA il 16 luglio. La città giuliana rientra nella fascia a livello di rischio “Alto”, immediatamente successiva a quella che comprende le sette destinazioni con criticità “Molto-Alta”, tra cui Rimini, Venezia, Bolzano e Verona.

L’ICST è uno strumento statistico che misura in modo integrato la pressione turistica su un territorio, prendendo in considerazione parametri come la densità delle presenze turistiche per chilometro quadrato, la capacità ricettiva, il rapporto tra visitatori e residenti, l’utilizzo delle strutture e la quota di rifiuti urbani attribuita al settore turistico. A Trieste, in particolare, i valori risultano significativamente elevati per quanto riguarda la densità e l’intensità turistica. Ciò significa che, rispetto alla popolazione e alla superficie del territorio, l’afflusso di visitatori è elevato, con effetti che si riflettono sulla sostenibilità urbana, sulle reti di servizio e sulla qualità della vita dei residenti.

Uno dei principali fattori che ha contribuito all’incremento della pressione turistica è l’espansione del traffico crocieristico. Dopo la riduzione del traffico passeggeri a Venezia, Trieste è diventata un punto di riferimento per numerose compagnie di navigazione nel Nord Adriatico. Nel 2024, il numero di crocieristi in transito ha superato le 500 mila presenze, con un incremento del 5 per cento rispetto all’anno precedente. Anche nel 2025, nonostante una leggera flessione del numero complessivo di toccate nave, la città mantiene un ruolo centrale nel panorama crocieristico del Mediterraneo, grazie anche all’equilibrata distribuzione tra imbarchi, sbarchi e transiti.

Per rispondere alla crescente domanda, l’Autorità Portuale ha potenziato la capacità ricettiva degli ormeggi, realizzando nuove infrastrutture come un ormeggio attrezzato con tensostruttura per l’alta stagione. Tuttavia, l’arrivo simultaneo di migliaia di turisti in poche ore – spesso concentrati nelle stesse aree del centro – genera una pressione improvvisa e intensa sulle infrastrutture urbane, sull’ambiente e sui servizi pubblici. Questa dinamica aggrava ulteriormente un quadro che, come evidenzia il report di Demoskopika, richiede un cambio di passo nella gestione dei flussi turistici.

Nel caso di Trieste, una strategia efficace dovrebbe puntare a distribuire meglio le presenze durante l’anno, promuovendo il turismo anche nei mesi di bassa stagione. Servirebbe inoltre valorizzare altre mete importanti presenti nella regione, capaci di alleggerire la pressione sul capoluogo e offrire esperienze altrettanto interessanti ai visitatori. Allo stesso tempo, la capacità ricettiva e i servizi urbani andrebbero calibrati con maggiore attenzione, per evitare squilibri e garantire una convivenza sostenibile tra residenti e turisti. Un monitoraggio costante degli indicatori, infine, permetterebbe di intervenire con prontezza nei momenti critici, prevenendo situazioni di sovraccarico.

Trieste, città di confine e di straordinario fascino culturale e paesaggistico, è oggi al centro di una sfida che accomuna molte destinazioni europee: coniugare attrattività turistica e qualità della vita locale. Un equilibrio fragile, che può essere garantito solo attraverso una governance consapevole, capace di gestire i flussi senza snaturare l’identità e la vivibilità del territorio.

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