Viva papa Leone XIV, senza dimenticare papa Francesco

Roma – Siamo assai lieti di avere come Pontefice – ovvero costruttore di ponti – papa Leone, che in pochi giorni abbiamo subito conosciuto e apprezzato, e che ci pare davvero la scelta giusta, anche perché grande amico di Francesco, che lo stimava molto. E lui non perde occasione per ricordare il grande predecessore. Eppure, tira uno strano venticello tra alcuni giornalisti, opinionisti e commentatori, che buttano lì un non richiesto confronto tra i due, dando voce a quell’ammucchiata di svalutatori di Francesco, presenti in ambienti diversi – purtroppo anche cattolici – che lo hanno contrastato e temuto, prima da vivo e ora da morto. Eppure, sempre vivo.

Francesco ci ha lasciato un patrimonio di altissimo livello umano, culturale e spirituale, radicato tutto nel Vangelo di Gesù, Figlio di Dio e tramite del suo ineffabile amore. Tutti i Papi post-conciliari hanno lasciato un segno, per una Chiesa sempre da riformare e, passo dopo passo, aperta al mondo. Francesco forse ha accelerato questi passaggi, in qualche modo si è messo a correre senza giudicare chi stava fermo, ma ponendo parole nuove e nuovi traguardi, aumentando il tasso di semplicità e di gioia fraterna, entrando nelle case e nei cuori di una moltitudine di persone mai vista prima, di ogni tipo, appartenenza e condizione. Ha dato voce a chi non ha voce, e ha fatto tutto questo senza tanto rumore, facendolo e basta, col sorriso, l’abbraccio, lo sguardo indimenticabile di serenità e bontà.

Sono certo che Leone XIV prenderà al volo il testimone e correrà avanti su questa strada di dialogo, prossimità concreta, compassione e ricerca della pace. Non esiste altra strada per chi ha scelto, o è stato scelto, da Cristo. Per questo, riporto infine le parole del noto psicoterapeuta – e ormai richiesto opinionista – Massimo Recalcati, che ben riassume la sfida della Chiesa che verrà, e che in parte già esiste:

«Francesco ha mostrato che Dio non è un arido legislatore, ma un innamorato che viene a bussare imprevedibilmente alla nostra porta. La Chiesa, dopo la sua morte, deve scegliere se diventare un cimitero di precetti morali o un cantiere, dove l’unica legge che conta è quella dell’amore, che non calcola. Dal teologo al pescatore: il salto mortale avviene nella carne.»

Silvano Magnelli

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