Lo storico Paolo Mieli a Gorizia: “i trattati di pace fatti troppo in fretta non reggono””

Gorizia – “Se dovessi scegliere una città in cui trascorrere i prossimi anni non avrei dubbi: sicuramente sarebbe Gorizia, per me la Capitale del cuore”. Con queste parole lo storico Paolo Mieli, volto noto di RaiStoria e di altri format divulgativi, ha aperto il Festival del dialogo interreligioso Terre di Pace, inaugurato nella serata di mercoledì 29 ottobre all’Auditorium della cultura friulana di via Roma. A dialogare con il giornalista e storico è stato Fabrizio Brancoli, vicedirettore del Gruppo Nem con delega a Il Piccolo, in un incontro introdotto dal sindaco Rodolfo Ziberna e dall’assessore comunale alla Capitale europea della cultura, Patrizia Artico.

Nel suo intervento, Mieli ha ricordato il legame profondo con la città e con la sua storia di confine, divenuta oggi un esperimento di unione nella diversità. “Sono particolarmente legato all’antica stazione della Transalpina, un luogo che fino a qualche anno fa segnava la frontiera con l’Europa orientale. Per me era l’occasione di vedere da vicino cos’è una divisione e qual è il prezzo da pagare per superarla. Visitare Gorizia significa capire che la storia è pesante e carica di drammi, ed è bene ricordarla perché il mondo non conosca più quelle sofferenze. Grazie Gorizia”.

Parlando del progetto condiviso con Nova Gorica in vista di GO! 2025, Mieli ha aggiunto: “Gorizia per la sua storia e per quanto state facendo meriterebbe che lo spirito della Capitale europea durasse non solo per un anno, ma per un decennio. Io mi impegno per questo: dobbiamo concepire il titolo di GO! 2025 come l’accensione di un fiammifero. Sta a noi continuare a farlo vivere”.

Il Festival Terre di Pace, organizzato con il coordinamento del Comune di Gorizia e la partecipazione di cinque comunità religiose – cattolica, musulmana, ebraica, buddista e metodista – intende promuovere il dialogo come strumento di disarmo e costruzione della pace.

“Sono intervenuto apposta in questo Festival – ha sottolineato Mieli – perché il momento è importantissimo: in tutti i due conflitti in corso rispunta l’elemento religioso. È fondamentale che gettiamo acqua sul fuoco e spieghiamo che tutto può confliggere ma non le religioni”.

In un tempo in cui guerre e nuove divisioni riemergono, Terre di Pace invita a riconoscere nella parola e nel confronto la prima forma di disarmo. Il programma, che proseguirà fino a domenica 2 novembre, intreccia incontri, spettacoli, letture e momenti comunitari, con l’obiettivo di trasformare la riflessione sulla pace in un’esperienza condivisa.

Durante la serata, Mieli ha anche richiamato i temi del suo ultimo libro Il prezzo della pace: “Le guerre cominciano dall’oggi al domani, le paci no, le paci si costruiscono. È più il processo è lento e meglio è. Quando abbiamo l’impressione che stia ricominciando la guerra significa in realtà che la pace si sta costruendo mattone dopo mattone. Ci possono volere anche dieci anni, perché i trattati di pace fatti troppo in fretta non reggono”.

Condividi