A 30 anni dal genocidio di Srebrenica doppio appuntamento a Udine, per non dimenticare

Udine – Nel trentesimo anniversario dalla strage di Srebrenica, al giardino Loris Fortuna sarà proiettato “I diari di mio padre” del regista Ado Hasanović; mentre lo scrittore e giornalista Ivica Đikić, per la prima volta in Italia, assieme a Gigi Riva, presenta il suo “Metodo Srebrenica”

Nel luglio del 1995, durante la guerra in Bosnia (1992-1995), Srebrenica, enclave musulmana sotto protezione ONU, fu conquistata dalle forze serbo-bosniache. In seguito all’invasione, circa 8 mila uomini musulmani, in appena tre giorni, furono uccisi. La popolazione civile espulsa. Per ricordare quel dramma che la storia ci ha consegnato, a 30 anni di distanza, nell’ambito di “Connessioni. Dialoghi in giardino” – la rassegna ideata dall’associazione culturale Bottega Errante e realizzata con il sostegno del Comune di Udine – sono in programma due importanti appuntamenti: in collaborazione con il CEC di Udine, il 18 luglio, alle 21.30, il giardino Loris Fortuna ospiterà la proiezione del film documentario di Ado Hasanović: “I diari di mio padre” (la biglietteria aprirà alle 21. Le prevendite online sono già attive sul sito www.visionario.movie).

A seguire incontro con Chiara Cruciatti in dialogo con Serena Prenassi e Giorgia Spadoni dell’associazione Meridiano 13. Il 19 luglio, alle 20.30, in Corte Morpurgo a ricordare quei giorni ci sarà uno dei più importanti giornalisti e scrittori croati, per la prima volta in Italia: Ivica Đikić, autore di “Metodo Srebrenica” (Bottega Errante Edizioni), considerato uno dei libri più significativi sull’argomento.

A dialogare con l’autore (in un evento a ingresso gratuito e realizzato in collaborazione con vicino/lontano, Anpi Udine, Meridiano13, e l’associazione Impararti attraverso il progetto Isto Nebo) sarà il giornalista Gigi Riva, storico inviato nei Balcani durante le ultime guerre, uno dei massimi esperti di quell’area geografica e cittadino onorario della città di Sarajevo. «Abbiamo deciso di dedicare un focus a questo tema del genocidio, per parlare di responsabilità politica e di quella internazionale, in un momento in cui un altro genocidio in corso è ancora una volta l’Europa si dimostra tiepida nella sua azione – ha spiegato Elisa Copetti, di Bottega Errante -. È per questo che abbiamo voluto invitare Ivica Đikić e Ado Hasanović», ognuno porterà il suo sguardo sulla tragedia dei Balcani.

Il libro, nelle librerie dallo scorso 25 giugno, si presenta in una nuova edizione, grazie a diverse modifiche e integrazioni. Đikić stesso ha spiegato così la sua decisione: «Ho deciso di pubblicare una versione rivista e ampliata per correggere alcuni dati, aggiungere fatti importanti che nel frattempo ho appreso, chiarire stilisticamente certi eventi e — nella parte che non esisteva nella prima edizione — raccontare cosa è successo a Ljubiša Beara dopo il luglio del 1995, comprendendo il processo all’Aja, e quale rapporto i serbi hanno sviluppato con Srebrenica. L’immagine è ora più completa, più precisa e più corretta».

Questa nuova edizione aggiornata, tradotta da Silvio Ferrari e Marijana Puljić, offre ai lettori ulteriori elementi di riflessione su uno degli eventi più tragici della storia europea degli anni Novanta. Metodo Srebrenica di Ivica Đikić si distingue per la sua capacità di raccontare non il “perché”, ma il “come” di un crimine pianificato e attuato con meticolosa precisione. Attraverso la figura del colonnello Ljubiša Beara, condannato per genocidio dal Tribunale dell’Aja, Đikić ricostruisce ogni fase dell’operazione, offrendo una narrazione che unisce rigore documentaristico e profondità letteraria.

Così come fa il libro, Hasanović – regista bosniaco-italiano, classe 1986 – cerca di ricostruire l’incredibile storia del padre, sopravvissuto alla guerra e alla Marcia della Morte, immergendosi nei suoi diari e nei filmati di quegli anni. È così che nasce “I diari di mio padre”: un racconto fatto di immagini e ricordi che comincia tre decenni dopo quel dramma umano e che si snoda tra i ricordi fatti testo e i videotape del padre Bekir Hasanović. Bekir era un videoamatore bosniaco, che nell’agosto ’93, scambiò una moneta d’oro per la videocamera con cui, da quel momento, filmò la vita di ogni giorno a Srebrenica. Nel docu-film il pubblico “incontrerà” da un lato lui, sopravvissuto (uno dei pochi) alla strage, dall’altro Ado, il figlio regista. Il primo farà di tutto per dimenticare, il secondo lotterà per ricostruirne la storia, cercando di intervistare il genitore. «I diari di mio padre è per metà un documentario, che indirettamente racconta la mia grande difficoltà nel cercare di parlare di mio padre. Per questo motivo le immagini sono grezze, graffianti. Il racconto è in prima persona, come un diario: dalla difficoltà nel trovare un canale di comunicazione con mio padre, passando per i suoi tremendi ricordi, per finire con l’apprezzare di essere sopravvissuti», ha spiegato il regista.

“Connessioni. Dialoghi in giardino” è una rassegna dell’Associazione culturale Bottega Errante con il sostegno del Comune di Udine. In collaborazione con: Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi”; Dipartimento di Studi Umanistici e del patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Udine; Liceo Caterina Percoto; Associazione culturale Vicino Lontano; Anpi Sezione di Udine; Legambiente FVG; Meridiano 13 APS; Associazione Impararti; Cec, Caffetteria al Vecchio Tram; Bottega Errante Edizioni srl.

 

 

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