A San Giovanni al Natisone un albero per Ilaria Alpi, la cerimonia nella Foresta dei Giusti

San Giovanni al Natisone (Ud) – Una figura simbolo del giornalismo d’inchiesta entra domani nella “Foresta dei Giusti” del Friuli Venezia Giulia. Venerdì 21 novembre, alle 11.15, nel Giardino di Villa De Brandis (in via Francavilla Fontana, 2, San Giovanni al Natisone, Ud) sarà intitolato un albero a Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme al cineoperatore Miran Hrovatin durante le inchieste sui traffici illeciti tra Italia e Somalia. A ricordarne l’impegno saranno il sindaco di San Giovanni al Natisone, Carlo Pali, l’assessora alla Cultura Katiuscia Di Lena e l’assessore all’Ambiente Lorenzo Bucovaz, assieme a una trentina di studenti e studentesse della Scuola secondaria di primo grado.

La cerimonia rientra nel progetto regionale “La memoria del legno”, promosso da Damatrà onlus in collaborazione con la Regione e con il Comune di Spilimbergo come capofila, un percorso che fino al marzo 2026 propone eventi dedicati alla memoria civile attraverso luoghi simbolici del territorio. In caso di maltempo l’iniziativa si sposterà all’interno della villa, ma resterà invariato il coinvolgimento dei ragazzi, che appenderanno all’albero campane in terracotta realizzate in classe.

Diventerà così un presidio di memoria: un punto vivo e sonoro dedicato a chi ha scelto di mettere la verità al centro della propria vita professionale. Una targa con QR code consentirà di approfondire la storia della dedicataria e di ascoltare i podcast prodotti dall’associazione Invasioni Creative con le voci di divulgatori come Sara Segantin, Luigi Torreggiani, Giorgio Vacchiano, Chiara Segré e Camilla Tucillo.

L’evento è aperto a tutti e rientra nel più ampio percorso della “Foresta dei Giusti” regionale, nato negli ultimi due anni e ispirato all’esperienza della Fondazione Gariwo, partner del progetto. In vari paesi del Friuli Venezia Giulia vengono dedicati alberi a personalità che hanno agito in difesa dei diritti, della solidarietà e della dignità umana, spesso pagando un prezzo altissimo.

La storia di Ilaria Alpi resta una delle pagine più dolorose e irrisolte del giornalismo italiano. Nata a Roma nel 1961, iniziò la carriera negli anni Ottanta con collaborazioni dal Cairo prima di entrare in Rai grazie a una borsa di studio. Nel 1990 superò il concorso nazionale per giornalisti, classificandosi tra i primi su oltre seimila candidati, e approdò alla redazione esteri del Tg3, viaggiando tra Europa, Nord Africa e Balcani. La Somalia diventò il centro del suo lavoro anche per una vicenda familiare lontana nel tempo: il bisnonno paterno, Filippo Quirighetti, era stato ucciso nei pressi di Mogadiscio nel 1896. Quel legame, mai davvero sciolto, la spinse a conoscere più a fondo il Paese e le sue fratture.

Tra il 1992 e il 1994 svolse sette missioni in Somalia, seguendo la guerra civile, il ritiro delle truppe italiane e la difficile situazione della popolazione, con particolare attenzione alle donne e alle conseguenze dell’infibulazione. Proprio durante quei viaggi iniziò a indagare su traffici di armi e rifiuti tossici, sospettando anche un coinvolgimento di apparati italiani. Visitò la strada Garoe-Bosaso, realizzata nell’ambito della cooperazione internazionale, dove si ipotizzava che nelle cave scavate per i lavori fossero stati nascosti fusti di materiali pericolosi. Il 20 marzo 1994, dopo una telefonata ricevuta nell’hotel Amana, Alpi e Hrovatin ripartirono a bordo di un pick-up. Poco dopo vennero raggiunti da un gruppo armato: un’esecuzione rapida, con un colpo alla testa a entrambi. I corpi furono rimpatriati sulla nave Garibaldi e le indagini successive furono segnate da errori, testimonianze discordanti, depistaggi e prove sparite.

Condividi