Caso Regeni: “Omicidio atroce e senza ragioni”, la testimonianza dell’AD Eni Descalzi nel processo a Roma

Roma – Si è svolta martedì 27 maggio presso la Prima Corte d’Assise di Roma una nuova udienza del processo per l’omicidio di Giulio Regeni, con la testimonianza di Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni. L’alto dirigente ha definito il delitto del giovane ricercatore italiano “atroce e senza ragioni”, ribadendo il mistero che ancora avvolge le vere motivazioni del crimine che ha scosso l’opinione pubblica italiana e internazionale.

Il procedimento giudiziario, iniziato il 20 febbraio 2024, vede sul banco degli accusati quattro agenti dei servizi segreti egiziani, imputati per sequestro, lesioni gravissime e omicidio. Tuttavia, gli ufficiali egiziani risultano tuttora irreperibili e l’Egitto continua a non collaborare con la giustizia italiana, impedendo sia la notifica degli atti processuali sia la loro presenza in aula.

Nonostante le difficoltà, la Corte Costituzionale italiana ha autorizzato l’avvio del processo anche in assenza degli imputati, evitando così che l’azione giudiziaria potesse essere bloccata dalla mancanza di cooperazione internazionale. Una decisione che ha permesso al procedimento di superare le questioni preliminari e di entrare nel vivo con l’ascolto delle testimonianze.

Durante la sua deposizione, Descalzi ha sottolineato non solo la gravità del caso, ma anche il complesso contesto politico e diplomatico che caratterizza i rapporti tra Italia ed Egitto. Il delitto Regeni continua infatti a rappresentare un nodo irrisolto nelle relazioni bilaterali, con l’Italia che persiste nella richiesta di verità e giustizia mentre l’Egitto mantiene una posizione di reticenza, negando responsabilità e ostacolando le indagini.

Parallelamente al percorso giudiziario, non si ferma la mobilitazione della società civile. La campagna #veritàpergiulioregeni e la “scorta mediatica” promossa da Amnesty International e altre organizzazioni continuano a mantenere alta l’attenzione sul caso. Numerose iniziative della società civile e della famiglia mirano a tutelare la memoria di Giulio Regeni e a sostenere chi si batte per ottenere verità e giustizia.

Nel corso del processo sono state ascoltate anche le testimonianze dei genitori di Regeni, momenti particolarmente toccanti che hanno riportato al centro dell’attenzione la dimensione umana di una tragedia che ha colpito non solo la famiglia, ma l’intera comunità di Fiumicello.

Il delitto di Giulio Regeni, il giovane ricercatore dell’Università di Cambridge torturato e ucciso in Egitto nel 2016, rimane un caso aperto in tutti i suoi aspetti. Dal punto di vista giudiziario, il processo prosegue nonostante le evidenti difficoltà legate alla mancanza di cooperazione egiziana. Sul piano diplomatico, la vicenda continua a pesare sui rapporti tra i due Paesi. Dal punto di vista civile e sociale, l’impegno per mantenere viva la memoria e la richiesta di giustizia non accenna a diminuire.

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