Cave e minerali critici, il FVG punta a un futuro sostenibile per il settore estrattivo

Udine – In Friuli Venezia Giulia, il settore estrattivo torna al centro del dibattito politico e industriale, sospinto da una doppia urgenza: da un lato, la necessità di una pianificazione sostenibile delle attività di cava; dall’altro, la nuova attenzione strategica verso le risorse minerarie, in particolare le materie prime critiche, oggi al centro delle agende europee e nazionali. In questo contesto si inserisce il lavoro della Regione FVG, impegnata in una revisione complessiva del Piano regionale per le attività estrattive (Prae), e il percorso di riscoperta delle potenzialità geologiche e minerarie del territorio avviato insieme al mondo della ricerca.

Nel corso di un incontro a Udine con le associazioni di categoria del comparto, svoltosi lunedì 14 luglio, l’assessore regionale all’Ambiente Fabio Scoccimarro ha illustrato le principali novità del Prae, frutto di un confronto partecipato con operatori e tecnici. «L’obiettivo – ha spiegato – è pianificare con chiarezza le aree idonee all’attività estrattiva, garantendo tutela ambientale e certezza normativa alle imprese».

Il Piano stabilirà criteri precisi per nuove concessioni e per la prosecuzione di attività esistenti, promuovendo l’uso efficiente delle risorse naturali e limitando il consumo di suolo. Tra le innovazioni introdotte, particolare rilievo assume il riconoscimento di alcuni materiali come strategici. È il caso ad esempio del marmorino, un materiale lapideo locale, la cui classificazione come strategico non si lega a un impiego tecnologico come quello delle terre rare, ma alla sua centralità nella filiera edilizia del territorio. Il marmorino è infatti un materiale non facilmente sostituibile, impiegato in tecniche costruttive specializzate, nel restauro e nell’edilizia di pregio. Per le sue caratteristiche estetiche, mineralogiche e di compatibilità ambientale, rappresenta una risorsa ad alto valore aggiunto, legata alla tradizione locale e alla promozione di una filiera edilizia sostenibile e non delocalizzabile.

Questa rinnovata attenzione alle risorse estrattive si colloca in un contesto europeo e nazionale in rapido cambiamento. L’Europa ha inserito le materie prime critiche e strategiche tra le priorità della propria politica industriale, mentre l’Italia – storicamente ricca di risorse ma con un comparto minerario abbandonato dagli anni Novanta – sta tentando di colmare decenni di ritardi. Ne è esempio il lavoro di mappatura svolto in Friuli Venezia Giulia dal Servizio geologico regionale insieme all’Università di Trieste, che ha consentito di aggiornare le conoscenze sulle risorse minerarie storiche, rivalutandone il potenziale alla luce delle esigenze odierne legate alla transizione energetica ed ecologica. In particolare, sono stati esaminati i materiali residuali in ex siti estrattivi, oggi considerati non più come semplice scarto, ma come potenziale risorsa da reinserire nel ciclo produttivo. Una visione circolare che mira a ridurre l’impatto ambientale e valorizzare risorse locali.

Le miniere di Raibl oggi sono un’attrazione turistica

Il rilancio del settore richiede però competenze tecnico-scientifiche che in Italia si sono in gran parte perdute. Con la chiusura delle miniere metallifere negli anni ’90, sono venute meno anche le conoscenze giacimentologiche e le professionalità legate alla geologia applicata. Come avverte il presidente della Società Geologica Italiana, Rodolfo Carosi, l’Italia oggi sconta un grave deficit di competenze nel campo della geologia mineraria, con una carenza di personale specializzato e una copertura incompleta del territorio da parte della cartografia geologica di base. La conseguenza è un rallentamento nella capacità di esplorare e valutare le risorse disponibili, proprio mentre il contesto internazionale richiede di rafforzare l’autonomia strategica anche in questo settore.

È per questo che la stessa Società Geologica Italiana ha lanciato la sfida di formare una nuova generazione di geologi esperti, capaci di utilizzare un approccio multidisciplinare e innovativo, con una sessione dedicata: a  settembre, in Toscana, si terrà la prima Scuola italiana in Giacimenti Minerari.

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