Chiarito lo status dei volontari di Protezione Civile: niente equiparazione ai datori di lavoro
Roma – L’approvazione, il 10 dicembre, di un emendamento al decreto legge sulla sicurezza sul lavoro (DL 159/2025) mette ordine in un tema che, negli ultimi anni, aveva sollevato timori e tensioni tra le organizzazioni di Protezione Civile. La modifica introduce nel Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro l’articolo 3-bis, che specifica come volontari, coordinatori e legali rappresentanti non possano essere equiparati ai datori di lavoro ai sensi del D.Lgs. 81/2008.
La precisazione riguarda un nodo interpretativo rimasto aperto a seguito di vicende come quella del 2023, quando la morte del volontario Giuseppe De Paoli – avvenuta il 29 luglio 2023 mentre monitorava un’area boschiva colpita dal maltempo sulla pista forestale di Pozzis, al confine tra Preone e Verzegnis – aveva innescato forti preoccupazioni tra coordinatori e responsabili, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, dove alcune attività erano state sospese per il timore di incorrere in procedimenti penali.
Con il nuovo articolo, la normativa riconosce la specificità di chi opera gratuitamente in situazioni di emergenza, limitando gli obblighi ai profili essenziali: formazione, dispositivi di protezione individuale e sorveglianza sanitaria. Restano escluse, invece, responsabilità civili e penali analoghe a quelle dei datori di lavoro.
Il perimetro della norma comprende le organizzazioni di volontariato di Protezione Civile, le reti del Terzo Settore, la Croce Rossa, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e i vigili del fuoco volontari regionali. Le sedi associative e i luoghi in cui si svolgono gli interventi non vengono considerati “luoghi di lavoro” in senso stretto. Le responsabilità penali residue per i coordinatori scattano soltanto in casi di dolo o colpa grave comprovata, legati a omissioni palesi su formazione, DPI o sorveglianza sanitaria.
Il nuovo impianto normativo riconosce inoltre la validità delle formazioni già svolte e consente al Governo di intervenire con decreti futuri per definire misure specifiche. Un aspetto ritenuto decisivo dalle associazioni, perché mette al riparo il settore dal rischio di una paralisi delle attività e ristabilisce un equilibrio tra prevenzione e natura volontaria del servizio.
Sul piano politico, il senatore Marco Dreosto (Lega) parla di un passaggio “necessario per tutelare chi opera nei soccorsi in modo totalmente volontario”, sottolineando come l’emendamento introduca un regime sanzionatorio esclusivamente amministrativo per eventuali omissioni sugli obblighi di sicurezza. La sospensione da sei mesi a due anni, prevista per i legali rappresentanti in caso di dolo o colpa grave, viene ridotta a una sanzione pecuniaria da 100 a 1000 euro nel caso in cui il rappresentante sia anche sindaco.
Soddisfazione anche dalle opposizioni: la deputata del Partito Democratico Debora Serracchiani ricorda il lungo percorso legislativo avviato negli anni precedenti e giudica la norma “un progresso importante”, utile a permettere ai volontari di continuare a operare senza timori sproporzionati rispetto al servizio reso.
«Esprimiamo grande soddisfazione per l’approvazione della norma che chiarisce in modo definitivo lo status dei volontari di Protezione civile, dei coordinatori e dei legali rappresentanti, escludendo l’equiparazione al datore di lavoro. Si tratta di un passaggio atteso da tempo, che restituisce serenità operativa a un sistema fondamentale soprattutto per i piccoli Comuni”. Lo dichiara il sindaco di Ruda (Udine) e coordinatore regionale ANCI per i piccoli Comuni, Franco Lenarduzzi, dopo l’approvazione al Senato di un emendamento del Governo al decreto legge sicurezza sul lavoro che definisce un regime speciale dei volontari di Protezione Civile.
“Nei territori più fragili e periferici – spiega Lenarduzzi – la Protezione civile rappresenta spesso l’unica risposta immediata ed efficace alle emergenze. L’incertezza normativa e il rischio di responsabilità sproporzionate avevano finito per scoraggiare l’impegno di volontari e amministratori locali, mettendo in difficoltà i sindaci, che sono il primo presidio di protezione delle comunità”.
Per il sindaco friulano “questa norma consente finalmente di riprendere le attività senza il timore di conseguenze non coerenti con il servizio svolto, valorizzando l’enorme funzione civica dei volontari e il ruolo di coordinamento degli enti locali. È un risultato importante, che va nella direzione del buon senso e del rispetto delle autonomie locali, e sul quale ANCI continuerà a mantenere alta l’attenzione affinché trovi piena e corretta applicazione”.
La riformulazione del quadro giuridico segna dunque un passo importante per il mondo del volontariato di Protezione Civile, che potrà svolgere le proprie attività con maggiore serenità, in un sistema che riconosce finalmente le peculiarità e i limiti delle responsabilità connesse al loro impegno gratuito.

