Conclusa la campagna “Free Tagliamento 2025” con un seminario per fare il punto sul futuro del fiume

Udine – Nei giorni scorsi a Ragogna (Ud) si è svolto il seminario “Tagliamento: ultimo fiume naturale sulle Alpi?”, appuntamento che ha chiuso l’edizione 2025 della campagna Free Tagliamento. L’incontro ha rappresentato un momento di confronto tra tecnici, ricercatori e cittadini sulle minacce che incombono sul fiume e sulle possibili soluzioni per tutelarne l’unicità, integrando al contempo la necessità di ridurre il rischio di alluvioni.

Una campagna lunga sette tappe

La campagna Free Tagliamento era partita il 22 marzo, in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua, con un percorso in sette tappe lungo il corso del fiume, dalla foce fino alla sorgente. Ogni appuntamento ha previsto escursioni guidate gratuite, accompagnate dalle voci di esperti, artisti, scrittori e abitanti del territorio. L’obiettivo era avvicinare il pubblico a un patrimonio naturale di straordinario valore e sensibilizzare istituzioni e comunità sull’urgenza della sua tutela. L’iniziativa è stata promossa da Legambiente FVG, WWF FVG, Lipu FVG, CIRF e dall’associazione Foce del Tagliamento, con il sostegno del marchio Patagonia.

Le criticità del progetto di sbarramento

Alla base della mobilitazione vi è la ferma opposizione a un progetto che prevede la costruzione di uno sbarramento con ponte-traversa e paratoie mobili tra Spilimbergo e Dignano, paragonato dagli ambientalisti al Mose di Venezia. Secondo numerosi esperti, l’opera non garantirebbe una reale sicurezza idraulica e rischierebbe di compromettere in modo irreversibile la morfologia del fiume e la sua biodiversità.

Un ecosistema unico in Europa

Il Tagliamento è considerato l’ultimo grande fiume alpino a conservare le sue caratteristiche originarie: canali intrecciati, isole fluviali e un ampio alveo ghiaioso che gli consente di modificarsi liberamente dopo ogni piena. È un ecosistema riconosciuto a livello internazionale, tanto che oltre 800 studiosi di 35 Paesi hanno firmato un appello per la sua tutela. Durante il seminario è stato ribadito che, nonostante la sua fama di fiume “selvaggio”, la naturalità del Tagliamento è minacciata da diversi fattori, come l’assenza di un deflusso ecologico adeguato e le diffuse estrazioni di inerti.

Le alternative agli interventi invasivi

Diversi relatori hanno illustrato studi e proposte alternative per la gestione del rischio idraulico. Andrea Goltara, direttore del CIRF, ha richiamato l’attenzione sulle opportunità introdotte dal Regolamento europeo per il ripristino della natura, che invita a rimuovere barriere fluviali dannose e a mantenere la connettività dei corsi d’acqua. Un contributo importante è arrivato anche da Silvia Simoni e Alice Iori di Mountan-eering srl, che hanno presentato uno studio idraulico bidimensionale: secondo i dati preliminari, interventi di esondazione controllata nelle aree laterali al fiume potrebbero ridurre in modo significativo i picchi di piena a Latisana senza ricorrere a traverse o grandi sbarramenti.

Il problema della gestione dei sedimenti

Altro tema centrale del dibattito è stato quello delle estrazioni di inerti. È stato evidenziato come i prelievi eccessivi abbiano causato un abbassamento del letto del fiume, con effetti negativi sulla gestione delle piene: le aree golenali si allagano meno frequentemente e la portata si concentra verso valle con maggiore intensità. Andrea Goltara ha mostrato una mappa delle estrazioni autorizzate negli ultimi dieci anni, pari a oltre 1,6 milioni di metri cubi, sollevando dubbi sulla coerenza con la normativa vigente.

Auspicato un approccio condiviso

Simone Bizzi, dell’Università di Padova, ha sottolineato l’urgenza di un programma di gestione dei sedimenti fondato su dati solidi di monitoraggio, mentre altri interventi hanno ricordato l’importanza dei contratti di fiume come strumento per ridurre i conflitti tra territori e attori diversi. È stato inoltre presentato un video-intervento del WWF FVG sul tema del deflusso ecologico, che ha messo in luce le lacune ancora esistenti sul fronte del monitoraggio e della definizione di soglie sostenibili.

La parola alle comunità locali

Legambiente FVG ha infine proposto due iniziative per promuovere la conoscenza del Tagliamento: un centro di documentazione e studi presso il Castello di Ragogna e un osservatorio sulle acque dell’alto bacino. Idee che hanno raccolto l’interesse dell’amministrazione comunale e del Bacino Imbrifero Montano, con la prospettiva di tradurle in progetti concreti.

Il seminario si è concluso con gli interventi di vari comitati locali, tra cui “Noi siamo Tagliamento” e “Salviamo il lago di Cavazzo”. A emergere è stata la convinzione condivisa che il fiume debba continuare a scorrere libero, come chiede la campagna Free Tagliamento, che nel 2025 ha contribuito a costruire una comunità attiva e consapevole attorno al futuro del “Re dei fiumi alpini”.

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