“Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni”, mostra internazionale a Villa Manin

Passariano di Codroipo (Ud) – Dall’11 ottobre 2025 al 12 aprile 2026, l’Esedra di Levante del complesso dogale di Villa Manin a Passariano di Codroipo ospita una delle mostre più prestigiose dell’anno: Confini da Gauguin a Hopper. Canto con variazioni.

Promossa dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dall’ERPAC, con la cura di Marco Goldin e l’organizzazione congiunta di ERPAC e Linea d’ombra, l’esposizione porta in Friuli Venezia Giulia oltre 120 capolavori provenienti da 43 musei europei e statunitensi e da importanti collezioni private.

Un evento di respiro internazionale, inserito nel programma “GO! 2025&Friends” che accompagna Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura. L’esposizione è stata presentata nei giorni scorsi.

La mostra si articola come un vero “museo ideale” dell’arte tra Ottocento e Novecento, guidando i visitatori in un percorso che intreccia emozione visiva e riflessione attorno a un tema universale: il confine. Non solo come limite fisico o geografico, ma anche come luogo interiore, simbolico e spirituale. Il concetto di soglia diventa qui occasione di scoperta, punto d’incontro, passaggio tra realtà e immaginazione.

Il percorso espositivo prende avvio da una sala introduttiva di grande forza evocativa. Qui, la monumentale Märkische Heide di Anselm Kiefer mette in scena il confine cosmico tra cielo e terra, dialogando con un intenso dipinto di Mark Rothko che conduce invece all’abisso del confine interiore. Al centro, l’autoritratto di Vincent van Gogh richiama il tema dell’identità, mentre paesaggi di Courbet, Monet e Nolde delineano frontiere naturali tra mare, cielo e giardini. Infine, Edward Hopper introduce le sue iconiche figure solitarie, sospese tra spazi reali e lontananze interiori.

Da questa premessa si sviluppano le diverse sezioni tematiche. Nelle sale dedicate al cielo, i visitatori incontrano i grandi interpreti del Romanticismo – da Friedrich a Turner e Constable – seguiti dagli impressionisti Boudin, Monet, Sisley e Pissarro, fino a Munch, Mondrian, Hodler, Hopper, Rothko e Nicolas de Staël. Il cielo diventa specchio dell’infinito, passaggio dall’osservazione naturalistica alla dimensione spirituale e astratta.

Un altro nucleo affronta il rapporto tra figura e confine. Dalla Hudson River School americana (Church, Durand, Kensett) a Winslow Homer, per poi giungere a Van Gogh, Gauguin, Böcklin, Diebenkorn, Wyeth e Hopper, si racconta come il volto e il corpo siano stati strumenti di introspezione, luoghi in cui spazio esterno e paesaggio interiore si incontrano. Non mancano le straordinarie sequenze di ritratti, da Courbet a Manet, da Modigliani a Bacon e Giacometti, in cui il confine si fa esperienza quotidiana e drammatica.

Il tema del “confine lontano” trova espressione nelle tele di Gauguin, con i viaggi dalla Bretagna a Tahiti, e nei paesaggi di Monet, Van Gogh, Cézanne e Bonnard, che fissano in immagini indimenticabili la luce e i colori della Normandia, della Provenza e del Sud della Francia. A questo si affianca un nucleo prezioso dedicato all’influenza delle xilografie giapponesi: quaranta opere di Hokusai, Hiroshige, Utamaro ed Eisen, esposte a rotazione per motivi conservativi.

Il percorso si amplia poi fino a occupare l’intero piano terra dell’Esedra, con una sezione che raccoglie 60 opere dedicate ai grandi confini naturali: montagne, mari, cieli e l’universo stesso. Qui si incontrano Friedrich, Turner e Courbet, accanto alla Sainte-Victoire di Cézanne, alle vette di Hodler e Segantini, fino ai mari di Monet, Bonnard, Nolde e De Staël. Una sala è interamente riservata alle ninfee di Monet, specchio del cielo nello stagno di Giverny, mentre la parabola si chiude con le visioni interiori di Rothko.

Il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha sottolineato come la mostra rappresenti un momento cruciale per affermare l’apertura internazionale del Friuli Venezia Giulia e la capacità di trasformare i confini in opportunità di dialogo. Il vicepresidente e assessore alla Cultura, Mario Anzil, ha ribadito che il progetto intende proporre una nuova chiave di lettura del concetto di limite, non più inteso come barriera, ma come occasione di conoscenza reciproca.

Il curatore Marco Goldin, al termine di due anni di preparazione e dialogo con musei di tutto il mondo, ha definito Confini da Gauguin a Hopper una delle esposizioni più ambiziose della sua lunga carriera. “Ogni quadro – ha detto – è un’emozione che si rinnova. Questa mostra è per me un brivido senza fine, un canto che si apre all’universo e in cui l’anima trova il suo spazio”.

Villa Manin, dopo i lavori di restauro che ne hanno restituito piena funzionalità espositiva, diventa teatro di un viaggio tra epoche e sensibilità che, attraverso il tema del confine, interroga il nostro rapporto con il mondo e con noi stessi.

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