Economia FVG 2025: export in crescita ma credito in calo, i dati dell’Osservatorio camerale
FVG – L’economia del Friuli Venezia Giulia attraversa una fase di rallentamento moderato ma non priva di segnali di resilienza, in un quadro globale condizionato da tensioni geopolitiche, dazi e incertezza sui mercati. È la fotografia scattata dall’Osservatorio sull’economia regionale della Camera di Commercio Pordenone-Udine, presentato il 4 novembre nel corso di un incontro che ha riunito analisti, imprese e istituzioni.
Il Pil del Fvg, secondo le stime Prometeia di ottobre 2025, crescerà dello 0,3% nell’anno in corso, per poi salire allo 0,7% nel 2026, in linea con la dinamica nazionale. A sostenere il valore aggiunto regionale sono soprattutto costruzioni (+1,1%) e industria (+0,5%), mentre i servizi restano fermi. L’inflazione è stabile all’1,8% tra agosto e settembre, con Udine al 2% e Pordenone all’1,5%, leggermente sopra la media italiana.
Il dato più dinamico è quello dell’export, che nel primo semestre 2025 sale del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La cantieristica navale segna un +35,8% e da sola vale oltre 600 milioni di euro di crescita. Bene anche i macchinari (+8,8%), il mobile (+7,4%) e l’agroalimentare (+12%), mentre arretra la metallurgia (-2,2%). Il mercato statunitense si conferma strategico: rappresenta il 17,6% dell’export totale della regione. Tuttavia, i dazi introdotti dall’amministrazione Trump iniziano a pesare: nel secondo semestre il comparto del mobile perde il 19,2% e la metallurgia il 62,7% su base tendenziale.
Più complessa la situazione del credito: a giugno i prestiti alle imprese calano dell’1,4%, contro una flessione nazionale più contenuta (-0,2%). Pordenone è il territorio più colpito (-5,3%), mentre Udine segna un lieve +0,2%. Le piccole imprese soffrono maggiormente (-7,1%), mentre i finanziamenti alle famiglie crescono (+2,4%). La manifattura registra un -3,2%, al contrario delle costruzioni (+3,2%).
Sul fronte imprenditoriale, al 30 settembre 2025 le imprese attive in regione aumentano dello 0,23%: crescono soprattutto i servizi avanzati, la consulenza, le attività finanziarie e quelle professionali. Anche il mercato del lavoro tiene: occupazione al 68,4% e disoccupazione al 5,3%, meglio della media italiana. Aumentano gli addetti dell’industria (+10,4%), mentre calano costruzioni (-26,8%) e commercio-turismo (-2,9%). Rimane forte però il mismatch occupazionale: il 55% delle figure richieste dalle aziende è di difficile reperimento, percentuale che sale al 69,8% nei profili tecnici e operai specializzati.
Tra gli elementi che meglio descrivono l’evoluzione del sistema produttivo c’è l’introduzione dei nuovi codici Ateco 2025, in vigore da aprile. La nuova classificazione valorizza settori legati a digitale, sostenibilità ed energia rinnovabile. In Fvg si contano già 2.149 imprese con codice K (servizi informatici e digitali), 406 con codice J (editoria e media), 35 legate alla produzione di energia verde, oltre mille strutture ricettive suddivise tra alberghi, case vacanza e alloggi brevi.
«Il quadro conferma una tenace resilienza del sistema economico regionale» ha osservato il presidente della Camera di Commercio, Giovanni Da Pozzo, sottolineando l’importanza di «non abbandonarsi al declinismo» e di «fornire strumenti reali a imprese e lavoratori, soprattutto di fronte a sfide come l’intelligenza artificiale».
L’economista Marco Martella ha invitato a leggere i dati «in un’ottica pluriennale», evidenziando come il sistema regionale sia «solido per reddito e occupazione» e capace di reagire ai mutamenti globali: «Se siamo solidi fisicamente, possiamo anche prenderci un raffreddore senza conseguenze letali».
Per Elisa Qualizza, responsabile del Centro studi camerale, la nuova classificazione Ateco è «una bussola per intercettare i settori che guideranno la crescita», utile per definire politiche e investimenti in un’economia in trasformazione.
In chiusura, l’assessore regionale alle attività produttive Sergio Emidio Bini ha ricordato l’impegno della Regione nel sostegno alle imprese: «Quando ho iniziato avevamo 85 milioni di budget annuale, oggi chiudiamo con 580 milioni. Il nostro sistema sta rispondendo, ma dobbiamo fare un salto dimensionale: il mercato globale non perdona, e la crescita passa anche da capitalizzazione e fusioni».
Nel complesso, i dati dell’Osservatorio delineano un’economia regionale lenta ma in equilibrio, trainata dall’export e dai comparti più innovativi, con margini di crescita legati alla capacità di adattarsi alle nuove traiettorie tecnologiche e ai mercati in cambiamento.

