Ennesimo caso di aggressione in sanità: ubriaco spacca porte, ribalta sedie e lancia estintori in ospedale

Trieste – Ennesimo caso di aggressione in sanità. A Trieste, nella serata del 2 giugno un uomo in condizioni di forte alterazione alcolica ha devastato la sede della Guardia Medica dell’ospedale Maggiore, in pieno centro cittadino.

L’uomo si era presentato nell’ambulatorio per farsi curare una ferita al volto. Dopo aver ricevuto le cure del caso, ha perso il controllo di sé ed ha cominciato a gridare e a colpire le porte, spaccandone una. Sempre urlando, ha percorso il corridoio staccando gli estintori e lanciandoli a terra e rovesciando le sedie delle sale di attesa.

I medici hanno messo in sialvo le persone che si trovavano sul posto e si sono barricati in una stanza, quindi hanno allertato la Polizia, che è subito giunta presso l’ospedale con due volanti.

Invitato a fornire le proprie generalità, l’uomo si è rifiutato ed ha opposto resistenza agli agenti. Portato con la forza presso gli Uffici giudiziari, l’uomo è stato denunciato.

“La solidarietà è il minimo da offrire ai medici che subiscono aggressioni, a quelli coinvolti ieri a Trieste assieme ai 5mila in Italia negli ultimi tre anni. – Ha scritto l’on. Debora Serracchiani (Pd), deputata, in una nota in cui stigmatizza l’episodio. – Ma la solidarietà non basta, come evidentemente non basta l’inasprimento delle pene per le lesioni personali semplici commesse ai danni di medici e sanitari, già introdotto nel Dl dello scorso 30 marzo”.

Questo è un fenomeno che purtroppo sta diventando strutturale e contro cui vanno prese misure di sistema – prosegue la nota. – Va resa più incisiva l’opera di sensibilizzazione annunciata dal ministro Schillaci, anche e soprattutto con la collaborazione di Regione e Enti locali. Va reso immediatamente efficace e diffuso il collegamento diretto tra i pronto soccorso, i Csm, i Sert, le guardie mediche e le sale operative delle forze dell’ordine. Soprattutto va iniziata una profonda riflessione su una crescente sfiducia sociale, che colpisce la sanità ma anche la scuola”.

 

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