Il governatore del FVG Fedriga riferisce in Parlamento sulla “rotta balcanica”

Roma – La situazione migratoria sul confine orientale è stata al centro dell’audizione del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen.

Cos’è e quanto è consistente la “Rotta balcanica”

La rotta migratoria dell’Est parte dalla Grecia e da qui risale i Balcani per arrivare all’interno dei confini dell’Unione europea, passando per la Serbia e la Bosnia. Dalla Bosnia i migranti cercano di raggiungere la Croazia, per poi arrivare a Trieste o proseguire verso la Germania.

I migranti dalla Croazia a Trieste si spostano per lo più a piedi. Se sorpresi dalla Polizia in Croazia – riferisce Amnesty International – rischiano di essere oggetto di violenza da parte degli agenti.

I rintracci di migranti da parte della Polizia italiana sono più che raddoppiati rispetto allo scorso anno: a maggio 2019 erano già 682, contro i 262 del 2018 (Fonte: SAP, Sindacato Autonomo Polizia).

Le parole del presidente Fedriga

Il governatore del FVG Fedriga ha riferito in Commissione sulle specificità di flussi, di natura e intensità diversa rispetto a quelli che caratterizzano la rotta mediterranea, e che richiedono – a suo avviso – misure decise tanto sul fronte del contrasto che della prevenzione.

“Azioni tanto più necessarie – ha aggiunto – anche alla luce delle tensioni che stanno scuotendo i campi profughi della Bosnia, che portano a temere l’intensificarsi delle partenze verso il Friuli Venezia Giulia”.

Fedriga ha elencato i risultati della collaborazione tra il Governo e l’Amministrazione regionale, “che, in meno di un anno, ha portato alla diminuzione del 20% dell’accoglienza di irregolari e al potenziamento delle Forze dell’Ordine per incrementare il presidio dei confini lungo la Slovenia”.

Proprio con la Slovenia sono stati inoltre avviati, il primo luglio scorso, pattugliamenti congiunti. “Un’iniziativa importantissima – ha sottolineato il governatore – che rappresenta un’ulteriore risposta concreta a un fenomeno di portata storica”.

“L’accordo di Schengen non prevede solo la libera circolazione di persone e merci, ma anche il controllo dei confini europei da parte dei Paesi membri: un punto troppo spesso dimenticato che è invece opportuno sottolineare con forza specie in risposta ai flussi migratori che stanno colpendo l’Italia e l’intero continente”.

“I principi di responsabilità e legalità – ha poi commentato Fedriga a margine dei lavori – devono tornare a essere i capisaldi della nostra casa comune: nessun diritto può infatti essere rivendicato se, a esso, non fa paio un dovere”.

L’ipotesi muro

“L’impiego di barriere fisiche lungo i confini con la Slovenia è un’ipotesi che prenderemo in considerazione solo nel caso in cui le altre misure messe in campo non risultassero sufficienti a contrastare il fenomeno dell’immigrazione illegale”.

“Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia – ha precisato Fedriga – la fascia confinaria sensibile si estende per una trentina di chilometri”.

Sarebbe questa, dunque, e non tutti i 232 chilometri che separano l’Italia dalla Slovenia, la superficie interessata dai barrieramenti che, nelle parole del governatore, “avrebbero il compito di contenere e incanalare gli ingressi in punti più agevoli da monitorare per le Forze dell’Ordine”.

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