Indagine IRES sul lavoro in Friuli Venezia Giulia: crescono i numeri ma scende la qualità
Trieste – Il mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia mostra segnali positivi sul piano numerico, ma preoccupanti sul fronte della qualità. È quanto emerge dall’ultima indagine IRES FVG su dati ISTAT, presentata nel corso di una conferenza stampa convocata venerdì 30 maggio nella sede della Camera del Lavoro di Trieste.
Se da un lato l’occupazione cresce, trainata in particolare dalla componente femminile, dall’altro si accentuano fenomeni di precarietà, lavoro povero e squilibri strutturali, come il gender gap e la progressiva marginalizzazione dell’industria.
Più occupati, soprattutto tra le donne
Nel 2024 gli occupati in regione hanno raggiunto quota 527.500, con un aumento di 7.600 unità rispetto all’anno precedente. Una crescita interamente legata all’incremento dell’occupazione femminile (+3%), mentre quella maschile è rimasta sostanzialmente stabile. I settori che hanno contribuito maggiormente sono stati i servizi (esclusi commercio e turismo) e le costruzioni, mentre l’industria, un tempo asse portante dell’economia regionale, ha mantenuto livelli stagnanti.
Il tasso di occupazione (15-64 anni) è salito al 69,8%, in aumento rispetto al 66,2% del 2018, ma resta il più basso del Nordest. Spicca però il dato del tasso di occupazione femminile (63,9%), tra i più alti a livello nazionale, secondo solo a Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.
Anche il tasso di disoccupazione ha registrato una flessione, passando dal 4,6% al 4,3%. Il calo riguarda in particolare le donne, mentre tra gli uomini il dato resta stabile. Migliora anche il tasso di inattività, con 6.100 persone in meno che non cercano lavoro pur dichiarandosi disponibili.
Disoccupazione in calo, ma l’industria perde centralità
Tuttavia, a fronte di questi risultati incoraggianti, l’indagine solleva questioni strutturali di rilievo. Il settore industriale, in particolare, mostra segnali recessivi e perde peso nell’economia regionale. Da qui l’invito della CGIL FVG a riprendere in mano il progetto “Manifattura 2030”, un dossier strategico secondo il sindacato, ma che pare essere stato accantonato.
Precarietà crescente, calano i contratti stabili
A preoccupare maggiormente è la qualità dell’occupazione. La CGIL denuncia una tendenza crescente alla precarizzazione: diminuiscono i contratti a tempo indeterminato (-8,3%) e quelli di apprendistato (-9,7%), mentre aumentano le forme contrattuali più fragili, come il lavoro stagionale (+6,1%) e quello intermittente (+11,7%). Anche il saldo tra assunzioni e cessazioni nel tempo indeterminato è negativo: 15.000 posti persi nel 2024.
Inoltre, il lavoro povero è una realtà sempre più diffusa: crescono le posizioni con retribuzioni inferiori alla media, in particolare nei settori dei servizi e del turismo. Una dinamica che colpisce soprattutto le donne e i giovani: le prime guadagnano in media il 33% in meno rispetto agli uomini, mentre per gli under 45 la differenza retributiva sfiora il 25%.
Demografia in calo e nuova emigrazione
A tutto ciò si aggiunge l’allarme demografico. Dal 2021 al 2024 il Friuli Venezia Giulia ha perso 37.000 residenti nella fascia d’età 15-64 anni, e si prevede una contrazione della forza lavoro potenziale di 84.000 unità nei prossimi 15 anni. Parallelamente, riprende l’emigrazione: nel 2024 si registra un saldo negativo di 15.000 persone tra chi parte e chi arriva, con particolare incidenza tra gli italiani.
In sintesi, l’indagine IRES restituisce un’immagine del lavoro in Friuli Venezia Giulia fatta di luci e ombre. Alla crescita occupazionale, che in particolare segna un punto a favore dell’occupazione femminile, si contrappongono criticità profonde: aumento della precarietà, calo della stabilità contrattuale, disuguaglianze salariali marcate e una dinamica demografica che rischia di compromettere la tenuta del sistema nel medio periodo. Una situazione che, secondo il sindacato, impone un cambio di rotta nelle politiche regionali per promuovere occupazione stabile, valorizzare il ruolo dell’industria e contrastare la marginalizzazione del lavoro giovane e femminile.
Immagine generata da AI – Microsoft Image Creator