Profughi ucraini in fuga dalla guerra, il FVG si prepara. Il dossier della Caritas

FVG – Prosegue il transito di profughi ucraini nella nostra regione attraverso le frontiere di Fernetti (Ts) e Tarvisio (Ud). La stima delle prefetture è di circa 3000 profughi.

I profughi giungono in autobus con targa ucraina ma anche con pullman che hanno targhe di altri Paesi, come la Romania, o in minivan, anche in questo caso con targhe di vari Paesi, perfino italiane, o, ancora, in auto private.

Lunedì 1° marzo si sono svolti i primi incontri in Prefettura a Udine e a Pordenone, ai quali hanno partecipato anche numerosi sindaci. Oggi a Udine si svolge un incontro con altri amministratori locali, mentre in mattinata a Trieste i prefetti di tutte le province del Fvg partecipano a un tavolo per fare il punto della situazione. Presenti, secondo programma, anche Regione, Anci Fvg, Polizia di frontiera e Ufficio scolastico regionale.

L’obiettivo è fare una ricognizione delle strutture alberghiere e alloggiative, comprese seconde case, che potrebbero essere messe a disposizione dei profughi in fuga.

Il prefetto di Pordenone, Domenico Lione, ha incontrato tutti i 50 sindaci della provincia per fare una prima ricognizione dei posti letto in alloggi comunali che ciascun ente locale può mettere a disposizione. Posti letto da aggiungere ai circa 40 della rete del Centro di assistenza straordinaria (quello che la Prefettura già coordina per i migranti) che sono oggi liberi e quindi utilizzabili.

Anche il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi ha partecipato alla riunione in videoconferenza con una sessantina di sindaci dell’area udinese e il prefetto di Udine Massimo Marchesiello: “In questa fase – ha detto Riccardi – è importante che la grande generosità dimostrata da subito dai nostri cittadini venga gestita in modo coordinato per evitare che si crei ulteriore confusione in una situazione già molto delicata e di conseguenza che gli aiuti non vengano usati nel modo migliore. Il contatto con il Dipartimento nazionale della Protezione civile è costante e al momento abbiamo avuto l’indicazione di effettuare una ricognizione delle risorse che possono essere messe in campo, in modo da incrociare le informazioni in nostro possesso con il Ministero dell’interno e i suoi rappresentanti territoriali”.

Riccardi ha spiegato che “da un lato ci sono le iniziative puntuali e dirette che i privati o gli enti locali sono in grado di sviluppare a beneficio di situazioni note con contatti e dall’altro il complesso meccanismo attivato dalle istituzioni per individuare strutture di accoglienza, mettere a disposizioni materiali di prima necessità e offrire supporto sanitario. Il tutto in un quadro reso ancora più complesso dalla situazione pandemica”.

Già domani sarà avviata la distribuzione di generi di conforto in frontiera a Fernetti e Tarvisio con i volontari, ha riferito Riccardi, che ha partecipato con l’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti alla riunione in videoconferenza con i prefetti della Regione e Anci Fvg.

“La Protezione civile della Regione si sta organizzando anche per contribuire al trasporto di una decina di bambini oncologici che deve uscire dall’Ucraina per essere presa in carico dall’istituto Burlo”

Il vicegovernatore ha sottolineato che “la Protezione civile regionale si sta preparando, nel caso fosse necessario e richiesto, all’allestimento di campi d’accoglienza per i profughi in Slovacchia e Moldavia. Inoltre, è in fase di valutazione l’ipotesi che il Friuli Venezia Giulia possa ospitare, in coordinamento con il nostro sistema sanitario, il centro di smistamento per i farmaci che verranno messi a disposizione dei profughi in fuga dalla guerra”.

Intanto la Caritas italiana ha pubblicato un dossier utile per tutti coloro che intendono aiutare i profughi ucraini.

Si può consultare a questo link: Dossier_Ucraina

“L’accoglienza dei profughi ucraini, in assoluta maggioranza donne e bambini, non andrà fatta in isolate e fatiscenti caserme, come qualche triste politico locale già invoca, ma utilizzando case e strutture ordinarie, sulla base del modello della accoglienza diffusa di cui Trieste è esempio in Italia”. Lo sottolinea in una nota Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano solidarietà (Ics), principale realtà che si occupa di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati a Trieste.

Solo negli appartamenti, unità di base dell’accoglienza diffusa, continua Schiavone, “le vittime della guerra potranno ricostruire un minimo di normalità di vita quotidiana e allacciare relazioni positive con la popolazione”.

In questo momento l’Ics ha una disponibilità immediata di accoglienza per quasi un centinaio di persone, spiega alla Dire Schiavone, ma ci si sta attrezzando per reperire nuovi posti. Questi ultimi sono necessari, aggiunge, “anche in vista della ripresa degli arrivi dalla rotta balcanica di rifugiati che fuggono da altri, non meno gravi scenari di guerra come l’Afghanistan”, conclude il presidente, invitando la popolazione “a segnalare la disponibilità di eventuali case, appartamenti e strutture”.

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