Richiedenti asilo a Trieste, le associazioni: “Situazione di accoglienza critica e ripetutamente disattesa”
Trieste – Il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo a Trieste è nuovamente sotto pressione. Lo denunciano il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS), Diaconia Valdese, International Rescue Committee (IRC) e il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), che nel corso di una conferenza stampa tenutasi martedì 5 agosto al Circolo della Stampa di Trieste, hanno espresso preoccupazione per il peggioramento dell’accesso alle misure previste dalla normativa.
Le organizzazioni hanno richiamato le disposizioni della Direttiva europea 2013/33/UE, che impone agli Stati membri l’obbligo di garantire l’accesso alle condizioni materiali di accoglienza fin dal momento in cui una persona manifesta la volontà di chiedere protezione internazionale, senza eccezioni. Anche in caso di esaurimento delle strutture disponibili, l’Unione Europea consente misure alternative solo in via eccezionale, per un periodo limitato e garantendo comunque condizioni dignitose.
Preoccupa inoltre, come sottolineato dai promotori della conferenza, il possibile superamento della soglia di tutela dei diritti fondamentali. Richiamando la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani, le associazioni ricordano che l’abbandono in strada di persone vulnerabili senza alcun sostegno può configurare un trattamento inumano e degradante, vietato dall’articolo 3 della Convenzione europea.
A Trieste, già tra il 2022 e il 2024 si erano registrati gravi episodi di mancata accoglienza, a cui si era cercato di porre rimedio a partire da giugno 2024 con un sistema di turnazione rapida nelle strutture e trasferimenti bi-settimanali verso altre città italiane, che coinvolgevano circa 60 persone a settimana. Tuttavia, da giugno 2025 questa prassi è rallentata, riducendo la frequenza dei trasferimenti a uno a settimana e coinvolgendo un numero inferiore di richiedenti (35-40 persone). Il rallentamento, secondo le associazioni, è avvenuto proprio in un periodo dell’anno in cui gli arrivi – seppur moderati – tendono ad aumentare per ragioni stagionali.
A preoccupare è anche il numero crescente di persone che, pur avendo formalizzato la richiesta di asilo a Trieste, restano prive di un posto in accoglienza. Al 28 luglio, le persone senza assistenza erano almeno 85, di cui 10 con vulnerabilità. Al 30 luglio, il dato era già salito a 111 richiedenti asilo (tutti uomini) e 13 soggetti vulnerabili. Il 4 agosto, si registravano 173 uomini singoli, 2 donne sole e 4 nuclei familiari con bambini in attesa di accoglienza, senza alcuna assistenza istituzionale.
Le associazioni segnalano inoltre l’assenza di misure alternative da parte della Prefettura di Trieste, che, nonostante l’aggravarsi della situazione, non avrebbe predisposto interventi temporanei o strutturali. Una criticità che si ripresenta da quattro anni consecutivi e che, secondo le associazioni impegnate nell’assistenza, evidenzia la mancanza di una pianificazione capace di gestire un flusso considerato contenuto e prevedibile, anche in presenza di picchi stagionali noti e monitorabili.
«La reiterazione di questa situazione evidenzia l’assenza di una programmazione strutturata e adeguata a garantire un’accoglienza dignitosa e il rispetto dei diritti fondamentali», affermano le organizzazioni. Di fronte alla crisi attuale, chiedono un intervento urgente delle autorità competenti e l’apertura di un dialogo efficace per prevenire ulteriori criticità.
In mancanza di risposte concrete, le associazioni annunciano di riservarsi ogni azione legale utile a ripristinare la piena applicazione della normativa vigente e a tutelare i diritti delle persone richiedenti asilo.