Viabilità sul passo Monte Croce Carnico, una galleria di 4,1 km la soluzione più idonea
Udine – Una galleria stradale in quota lunga 4,1 chilometri: è questa la proposta che ha raccolto il consenso più ampio tra istituzioni, categorie economiche e amministratori locali riuniti martedì 30 luglio nella sede della Regione Friuli Venezia Giulia a Udine, per discutere del futuro del Passo di Monte Croce Carnico.
L’incontro, promosso dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine insieme alla Regione, ha coinvolto una ventina di sindaci della Carnia e numerosi rappresentanti del mondo imprenditoriale e associativo. Tutti hanno convenuto sull’urgenza di una soluzione stabile e definitiva per migliorare la sicurezza e l’accessibilità di un valico strategico per la montagna friulana e per l’intero territorio regionale.
Il progetto di galleria da 4,1 chilometri, con un costo stimato di circa 500 milioni di euro, si presenta come l’opzione più sostenibile dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico.
Due le alternative considerate ma ritenute meno praticabili: una galleria di base da oltre 8 chilometri – più lunga, molto più costosa e impattante – e una variante esterna all’attuale tracciato, giudicata insufficiente a garantire percorribilità invernale e sicurezza.
L’intervento della Regione
«Abbiamo investito 10 milioni di euro come Regione e altri 10 l’Anas, ma la situazione resta delicata», ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Mazzolini, che ha coordinato i lavori. «Occorre una soluzione definitiva per una percorribilità in piena sicurezza della strada. Il traforo è strategico, consente l’apertura del passo tutto l’anno e praticamente non ha impatto ambientale».
Il punto di vista economico
Per Giovanni Da Pozzo, presidente della Camera di Commercio Pordenone-Udine, «questa non è solo una questione della Carnia, ma dell’intera regione. Il passo è un’infrastruttura transnazionale che riguarda turismo, industria e logistica. È fondamentale avere una visione strategica, soprattutto alla luce degli investimenti che l’Europa ha già avviato per collegare i territori transfrontalieri».
Dello stesso avviso Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine: «Il traforo è un’opera strategica per il rilancio della montagna e dell’intero Friuli. Deve essere realizzata nel minor tempo possibile. Le aziende della zona lo chiedono da anni, e oggi abbiamo la possibilità concreta di ottenere finanziamenti europei a sostegno dell’opera».
La voce dei territori
A rappresentare i Comuni montani, Ermes De Crignis, presidente della Comunità di montagna della Carnia, ha ribadito l’importanza di intervenire in tempi rapidi: «Siamo partiti in un viaggio che deve intensificarsi, anche per dare ai giovani la speranza di vivere e lavorare in queste zone. Non possiamo più permetterci incertezze. Questa infrastruttura è essenziale per contrastare lo spopolamento e attrarre investimenti».
I tempi e i prossimi passi
L’assessora regionale alle Infrastrutture Cristina Amirante ha confermato l’intenzione di giungere a una decisione definitiva entro la fine del 2025: «La galleria di 4,1 chilometri è la soluzione che risponde meglio alle esigenze del territorio: garantisce sicurezza, continuità del collegamento anche in inverno e tutela il carattere turistico e ambientale del passo. È la scelta più sostenibile, moderna e condivisa da istituzioni e categorie economiche». Amirante ha inoltre precisato che l’opera potrebbe essere cofinanziata fino all’85% dalla Banca europea degli investimenti. La Regione punta ad avviare il progetto di fattibilità tecnico-economica entro il 2026, con il coinvolgimento della Carinzia.
Nel frattempo proseguono i lavori di consolidamento della sede stradale attuale, danneggiata da una frana lo scorso dicembre. Per agevolare la mobilità nel periodo di maggior afflusso turistico, il valico sarà aperto 24 ore su 24 dal 9 al 24 agosto. Dal 25 agosto riprenderanno le chiusure notturne legate al cantiere.
Dal confronto è emersa una volontà condivisa: arrivare presto a una scelta chiara, con un progetto univoco da portare sui tavoli di Roma e Bruxelles, rafforzando il dialogo con la Carinzia e puntando su un’infrastruttura che può segnare un passaggio decisivo per il futuro della montagna friulana.