“Colori colori, amori ricamo”: una personale dedicata al pittore e scultore Romolo Bertini al Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia
Muggia – Continua l’attività espositiva di grande pregio al Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia con la mostra “Colori colori, amori ricamo” dedicata al pittore e scultore Romolo Bertini (Venezia, 1905 – Trieste, 1987), curata da Massimo Premuda e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, in occasione del 120° anniversario dalla nascita. Inaugurata ieri, venerdì 16 maggio 2025 resterà visitabile sino al 22 giugno.
L’esposizione si inserisce nel ciclo di suggestive personali e antologiche pensate negli ultimi anni per valorizzare la produzione degli artisti del territorio, dai muggesani Aldo Bressanutti, Ugo Carà, Proteo Hirst, Emanuela Marassi, Dante Pisani, Alan Stefanato e Villibossi, fino ai triestini Giovanni Duiz ed Ireneo Ravalico.
La mostra celebra l’intensa ricerca di Romolo Bertini con una sessantina di opere realizzate tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, partendo da quadri e disegni di grande formato degli anni Cinquanta dal taglio neorealista, si passa a una vivace pittura che scompone e frammenta le forme per giungere alle opere dagli esiti materico-informali degli anni Sessanta. Negli anni Settanta si concentra su tematiche sociali e ambientaliste con il grande ciclo della Società tecnologica fatta di macchine e fabbriche, e infine approda in pittura al geometrico e in scultura all’ottico-spaziale con opere in metallo tridimensionali, a muro o a tutto tondo, che studiano e restituiscono i fenomeni della rifrazione della luce.
Nel percorso di riscoperta delle personalità artistiche più stimolanti attive a Muggia, l’artista veneziano risulta essere stato molto presente sulla scena culturale della Muggia del secondo dopoguerra partecipando dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta alle più importanti esposizioni e rassegne artistiche organizzate nella cittadina. Nel 1955 partecipò alla mostra nazionale “del Bianco e Nero”, promossa dall’allora Sindaco Pacco che dal 1954 animò per una decina d’anni la palestra che oggi porta il suo nome, facendo entrare nel patrimonio del Comune di Muggia, grazie alla formula del premio acquisto, opere di grandi artisti italiani e regionali, che costituirono l’embrione della Pinacoteca Comunale, e sempre nel 1955 Bertini vinse anche il prestigioso Premio Città di Muggia. Da allora non si contano le sue partecipazioni ad occasioni espositive a Muggia e Trieste, come le mostre internazionali di “Arte e Fantascienza” degli anni Sessanta e Settanta.
Figura colta ed eclettica fu uno dei protagonisti della realtà culturale triestina degli anni Cinquanta insieme agli artisti vicini al cenacolo del Bar Moncenisio, quali i pittori Carlo Giorgio Titz e Sabino Coloni, e gli scultori Oreste Dequel e Mariano Cerne. Proveniente da una famiglia di artigiani padovani, Bertini matura il proprio percorso artistico prima all’Accademia di Belle Arti di Venezia negli anni Quaranta, dove studia il nudo e frequenta Arnaldo Pizzinato, entrando così in contatto con il Fronte Nuovo delle Arti, e in seguito a Trieste, in cui si stabilisce nel 1948 ed opererà per il resto della sua vita. Ma, prima di stabilirsi in Italia, Bertini aveva viaggiato e vissuto molto all’estero, costantemente affascinato da culture e tradizioni diverse, visse infatti in Francia a Parigi, in Marocco a Marrakech, in Polonia e infine in Germania a Magdeburgo, dove conobbe la futura moglie Ildegarda Fontanot, docente muggesana, con la quale condividerà la passione per l’arte e la cultura a Trieste, sua città d’adozione.
In merito al focus dell’antologica, Massimo Premuda sintetizza così: “L’ampia mostra al Museo Carà intende rileggere la figura e la poetica dell’artista che, proprio fra gli anni Cinquanta e Ottanta, raggiunse l’apice della sua cifra stilistica. Riassumere il percorso di Bertini non è banale in quanto quasi tutti i filoni di ricerca affrontati dall’autore si sviluppano parallelamente andando ad alimentare i diversi percorsi intrapresi in un unicum di rara coerenza formale e concettuale. In disegno e pittura parte da una figurazione di matrice neorealista dal chiaro impegno sociale, caratterizzata dall’interesse per la figura umana in relazione al mondo del lavoro, ritraendo operai e pescatori oppressi dalla fatica o in chiave eroica, ma affronta anche il paesaggio, come ricorda Lorenzo Michelli nel catalogo del Museo Revoltella del 2005: “Si rivolge anche ai paesaggi, a quello carsico e a quello marino, ma il fulcro della sua attenzione resta l’uomo con la sua forza e la sua ostentata corpulenza. Soprattutto nel grande dipinto del 1956 “I pescatori” la scena quotidiana si fa epica nel più alto rispetto per un lavoro che nobilita e che assurge da valenza estetica a quella morale”. Già dagli anni Sessanta la sua sensibilità si sposta verso nuove forme di espressione, dalla scomposizione delle forme fino a un astratto-materico, mentre in disegno la linea si assottiglia creando caratteristiche figure eteree e filiformi. Le preoccupazioni sociali ed ecologiste per una vita sempre più tecnologica e tecnologizzata lo spingono ad analizzare sia in pittura che in grafica un mondo fatto di macchine e fabbriche dagli inquietanti risvolti sulla società. La sua ricerca infine trova piena realizzazione in affascinanti quadri geometrici di grandi dimensioni fatti di luci, forme e colori e in scintillanti opere metalliche ottico-spaziali in cui sia le sculture che i bassorilievi catturano la luce per restituirla con sorprendenti effetti luministici e che i metalli arrugginiti restituiscono in maniera quasi sonora, acustica o musicale, risuonando come meccanismi di un carillon d’altri tempi. Una sorta di restituzione costruttivista della conoscenza e della realtà, un pensiero che sottolinea come queste non siano semplicemente “riprese” dall’esterno, ma siano attivamente “costruite” dall’individuo sulla base delle sue esperienze e interpretazioni. Una costruzione di nuove simbologie in pittura, disegno, grafica e scultura che lo rendono una voce colta e inedita nel panorama artistico e culturale muggesano e triestino del secondo dopo guerra.”
È infine significativo ricordarlo con le parole di Carolus L. Cergoly, poeta e giornalista triestino, ma anche gallerista, nel 1959 infatti aprì la Galleria dei Rettori presentando artisti del calibro di Leonor Fini, Ugo Carà, Maria Lupieri e Gianni Brumatti. Dal testo “Introitus per una mostra antologica del pittore Romolo Bertini” del 1986 è stato tratto il titolo della presente mostra, dal quale si evince anche lo spirito di fraterna amicizia che li legava: “Romolo Bertini è nato pittore e giramondo. Incontrandolo ed è cosa rara in qualche angolatura di questi nostri bar freschi d’estate e tiepidi d’inverno puoi avere la grazia di sentirlo raccontare il suo “Milione” come quando a Marrakech in completo bianco comperato a Dakar disegnava alla grossa quello che gli piaceva disegnare e beveva il suo inseparabile “Georges Goulet” semi sec. Poi via per il mondo uno ma sempre vario poi si risposa sotto il tiglio di Morat a Friburgo.
Mi ricordo di Bertini la sua prima mostra sotto i cieli di Trieste chiari come il mantello di Triopa sempre vestito di sole. Opere che io catalogavo come marittime o di acquario. Pesci e pesci d’argento colorati di verde e di rosso biondo come la barba dell’alfiere di Urs Graf. E ancora paesaggi con alberi pieni di bora e nature morte ma tanto vive da saltar fuori tela.
Noi come lui crediamo nella verità dell’arte una e indivisibile e allora innalziamo i calici con questo vino di pronta beva e diciamo che gli dei ce lo conservino per molti e molti anni. Colori colori sono gli amori ricamo di Romolo Bertini dice ancora bisogna assolutamente essere moderni. Assolutamente moderni.”
La mostra potrà essere visitata a ingresso libero fino a domenica 22 giugno 2025 con il seguente orario, da giovedì a sabato 10-12 e 17-19, domenica e festivi 10-12.
Informazioni, Comune di Muggia – Assessorato alla Cultura – 040 3360340 – ufficio.cultura@comunedimuggia.ts.it www.muggiacultura.eu – www.museougocara.eu