La Camera approva il ritorno delle Province elettive: ora la parola al Senato. Le critiche
Roma – La Camera dei Deputati ha approvato in seconda lettura, il 5 novembre 2025, la modifica alla legge costituzionale che interviene sullo Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo di reintrodurre le Province come enti elettivi. Il provvedimento ha ottenuto 228 voti favorevoli, 78 contrari e 6 astenuti. Per entrare in vigore, la riforma necessita ora del voto definitivo del Senato.
Il testo ricostruisce un sistema amministrativo articolato su tre livelli – Regione, Province e Comuni – ponendo fine all’assetto introdotto dopo la riforma del 2016, che aveva di fatto superato il ruolo delle Province. Le nuove amministrazioni intermedie avranno competenze su pianificazione territoriale, trasporti, edilizia scolastica e gestione di servizi condivisi tra i Comuni.
Secondo i promotori, il ripristino di un livello intermedio di governo è pensato per rafforzare il coordinamento territoriale e ridurre la frammentazione amministrativa, prevedendo l’elezione diretta degli organi provinciali.
Le posizioni della maggioranza
Il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, ha definito la riforma «una restituzione di coerenza istituzionale» alla storia del Friuli Venezia Giulia, sostenendo che le Province potranno favorire un migliore dialogo tra territori e istituzioni regionali. Soddisfazione anche dalla Lega: il capogruppo in Consiglio regionale, Antonio Calligaris, parla di “vittoria della buona politica” e di un’inversione rispetto agli esiti della riforma nota come “Serracchiani”, ritenuta responsabile di aver indebolito la rappresentanza territoriale.
Secondo la maggioranza, la reintroduzione delle Province permetterà decisioni più efficaci e radicate nei bisogni locali, con l’impegno a fornire a questi enti strumenti e risorse adeguate.
Le critiche dell’opposizione
Di segno opposto le reazioni del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Il capogruppo del PD in Consiglio regionale, Diego Moretti, considera la riforma «un passo indietro», giudicando inutile il ritorno delle Province in una regione di 1,2 milioni di abitanti. Per i dem, i problemi dei Comuni – in particolare quelli più piccoli – riguardano la carenza di personale e l’efficienza amministrativa, non l’assenza delle Province.
Critiche anche dal Movimento 5 Stelle. La consigliera regionale Rosaria Capozzi parla di «ritorno a un modello superato e costoso», accusando la maggioranza di voler ricreare “spazi di potere e nuove poltrone” senza chiarire con quali risorse e con quali funzioni verranno sostenuti i nuovi enti intermedi. Il M5S ribadisce che la priorità dovrebbe essere semplificare, digitalizzare e rafforzare i Comuni, non riattivare un livello di governo di cui «i cittadini non hanno sentito la mancanza».
Il percorso legislativo
Con il voto della Camera, la riforma costituzionale entra nella fase conclusiva: sarà il Senato a pronunciarsi in ultima lettura. In caso di ulteriore via libera, il Friuli Venezia Giulia tornerà ad avere Province elettive dopo oltre un decennio dalla loro abolizione. Il dibattito politico resta acceso, tra chi considera il ritorno delle Province un elemento di riequilibrio amministrativo e chi lo legge come un passo indietro nella semplificazione della macchina pubblica.

