Shock anafilattico provocato da punture da api, vespe e calabroni: prevenzione e cura in regione

Trieste – Lo scorso anno in Friuli Venezia Giulia 3 persone sono decedute a causa di shock anafilattico provocato da punture da api, vespe e calabroni; circa 250 sono state prese in cura nei centri regionali.

A scopo preventivo e profilattico sono state attivate presso il Servizio Sanitario del Friuli Venezia Giulia una serie di misure per tale evenienza.

Nel dettaglio, il servizio prevede la cura desensibilizzante gratuita per i pazienti i quali, affrontata la fase acuta, vengono inviati in uno dei centri allergologi di riferimento territoriale (Udine, Pordenone e Trieste).

“È opportuno – ha sottolineato l’assessore regionale alla salute Riccardi nell’illustrare il servizio – che le persone siano a conoscenza di quello che la struttura sanitaria regionale offre a chi si trova ad affrontare questo tipo di problema: un’organizzazione che garantisce la fase curativa e terapeutica all’interno di centri attrezzati dove opera personale medico specializzato. Inoltre, dobbiamo lavorare sulla prevenzione, facendo conoscere quali sono in questi casi i rischi per la salute e cosa fare nell’immediato dopo essere stati punti”.

Al fine di informare la popolazione sul tema, la Regione ha inviato brochure dedicate alle punture da imenotteri ai servizi di Pronto soccorso, ai dipartimenti di prevenzione, agli apicoltori e, attraverso Federfarma, a 380 farmacie del Friuli Venezia Giulia.

Nei vademecum si possono trovare tutte le informazioni sulle reazioni alle punture, sui soggetti a rischio e i consigli per evitare di essere punti.

Tra questi quello di non usare mai gli insetticidi, in quanto la loro azione è lenta e quindi api, vespe e calabroni la maggior parte delle volte fanno in tempo a pungere prima di essere sopraffatti dal veleno.

L’allergia al veleno di imenotteri può provocare reazioni localizzate (nel 3,1-17% dei casi) o severe reazioni generalizzate (nello 0,15-3,3% dei casi) di tipo respiratorio e cardiocircolatorio che si possono complicare fino alla morte.

A tutt’oggi è difficile stimare la percentuale di soggetti allergici al veleno di imenotteri: spesso i decessi causati da punture vengono diagnosticati come dovuti ad arresto cardiaco e non a shock anafilattico.

I fattori di rischio per le reazioni sistemiche severe sono: la stagione (estate), la sede della puntura (più pericolose le punture al volto), l’età (anziani), il tipo di allergene (l’ape è più pericolosa della vespa), la presenza di patologie cardiache e respiratorie concomitanti, il consumo di alcool.

Le reazioni locali caratterizzate da arrossamenti e gonfiore nella sede della puntura di diametro non superiore ai 5 cm. sono da ritenersi normali.

Le reazioni generalizzate possono interessare l’apparato respiratorio (asma, edema della glottide), cardiovascolare (anafilassi), digerente (nausea e vomito) e la cute (orticaria/angioedema).

Per diagnosticare l’allergia al veleno di imenottero è di fondamentale importanza il racconto del paziente per risalire all’insetto pungitore. Il paziente viene poi sottoposto a test cutanei con estratti purificati dei veleni più diffusi nel nostro territorio (Apis mellifera, Vespula species, Polistes species, Vespa Crabro) e RAST che permette di quantificare gli anticorpi circolanti.

La cura più idonea nei soggetti allergici al veleno di imenottero è l’immunoterapia (vaccino) nei casi di reazioni generalizzate e in soggetti a rischio (agricoltori, apicoltori, ecc.) e va effettuata per la durata di almeno 5 anni. La sua totale efficacia nell’ambito di queste allergopatie determina il maggior grado di soddisfazione per il paziente e lo specialista.

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