Ad un mese dalla partita Italia-Israele e la manifestazione, Amnesty rende note violazioni di diritti
Udine – Ad un mese dalla manifestazione “Show Israel the red card”, svoltasi il 14 ottobre scorso a Udine in concomitanza con la partita Italia-Israele, Amnesty International Italia pubblica un rapporto che solleva gravi preoccupazioni in merito all’operato delle forze di polizia durante e dopo la protesta.
Il documento, pubblicato sul sito di Amnesty lo scorso 10 novembre, è frutto del lavoro di sei osservatori dell’organizzazione, presenti sul posto per monitorare il rispetto dei diritti fondamentali di riunione pacifica e libertà di espressione.
Secondo quanto riportato da Amnesty, la manifestazione – che aveva richiamato partecipanti da tutta Italia e si era svolta inizialmente in modo pacifico – è degenerata in seguito a scontri avvenuti in viale della Vittoria. Intorno alle 20.15, un gruppo ristretto di manifestanti avrebbe tentato di forzare il cordone della polizia. In risposta, le autorità avrebbero utilizzato due cannoni ad acqua e, subito dopo, un massiccio lancio di gas lacrimogeni.
L’organizzazione per i diritti umani sottolinea che la quantità di gas lacrimogeni impiegata – circa 150 granate, secondo dati forniti dalla Questura – ha raggiunto anche piazza I Maggio, dove si stava concludendo pacificamente la manifestazione. L’intenso uso dei lacrimogeni avrebbe costretto gli organizzatori a interrompere l’evento con largo anticipo per tutelare la sicurezza dei presenti, tra cui anziani e minorenni.
Dalle testimonianze raccolte e dai video analizzati, Amnesty riferisce che il lancio dei gas sarebbe durato circa un’ora e mezza, con colpi sparati in alcuni casi ad altezza d’uomo o a distanza ravvicinata. Viene segnalato anche l’uso dei manganelli contro persone che si stavano allontanando o che si trovavano con le mani alzate. Un giornalista ha dichiarato di essere stato colpito mentre scattava fotografie e ha presentato denuncia per le contusioni riportate.
Dopo la dispersione della manifestazione, intorno alle 21.45, almeno 13 persone sono state fermate e condotte in Questura. Dieci di loro hanno raccontato ad Amnesty di essere state trattenute per circa cinque ore, senza spiegazioni sulle ragioni del fermo e private dei cellulari. A tutte è stato successivamente notificato un foglio di via obbligatorio di un anno dalla città di Udine.
L’organizzazione esprime particolare preoccupazione per l’uso dei fogli di via come strumento amministrativo adottato senza preventiva valutazione giudiziaria. In diversi casi, i provvedimenti avrebbero colpito persone senza precedenti penali o di polizia, che avrebbero partecipato pacificamente alla manifestazione. Secondo Amnesty, la misura, basata su valutazioni discrezionali, rischia di violare i principi di legalità e presunzione di innocenza e di scoraggiare la partecipazione a manifestazioni pubbliche.
Nel rapporto, Amnesty ricorda inoltre che gli standard internazionali sull’uso della forza impongono regole precise per l’impiego di strumenti come gas lacrimogeni, idranti e manganelli: devono essere utilizzati solo in presenza di violenza diffusa, mai per disperdere un raduno pacifico, e sempre dopo un preavviso che consenta alle persone di allontanarsi.
Il documento, inviato alla Questura di Udine già il 30 ottobre per eventuali osservazioni prima della pubblicazione, non ha ricevuto risposte ufficiali al momento della diffusione.
L’organizzazione ribadisce infine la necessità di una valutazione indipendente e trasparente su quanto avvenuto, affinché siano accertate eventuali violazioni dei diritti umani e garantito il diritto di manifestare pacificamente.

