Associazioni balneari: con linee guida dell’Inail-Iss fuori mercato metà degli stabilimenti

FVG – Balneari in fermento per le indicazioni contenute nel documento tecnico Inail – Iss sulle attività ricreative e di balneazione nell’estate del coronavirus.

La nota, pubblicata sul sito dell’Inail, è realizzata in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e prevede protocolli estremamente restrittivi che secondo le Associazioni dei gestori balneari renderebbero problematica la gestione dell’estate in spiaggia.

Attenzione però perché, come spesso accade nei nostri lidi, non si capisce bene se le misure descritte dalla nota siano vincolanti o meno: il documento precisa di riportare una serie di “ipotesi di misure di sistema, organizzative, di prevenzione e protezione, nonché semplici regole per l’utenza per il contenimento della diffusione del contagio nelle attività ricreative di balneazione e in spiaggia”, con “indicazioni di carattere generale per garantire la coerenza delle misure essenziali al contenimento dell’epidemia, rappresentando essenzialmente un elenco di criteri guida di cui tenere conto nelle singole situazioni”.

Viene suggerita ad esempio la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie e “si raccomanda, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali/app web”.

Secondo il documento, vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara. “Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia – si legge nel documento – la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo”.

“È da evitare, inoltre, la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo e, per lo stesso motivo, deve essere inibito l’utilizzo di piscine eventualmente presenti all’interno dello stabilimento”.

Per lettini e sdraie non posizionati sotto l’ombrellone dovrebbe essere garantita la distanza di almeno due metri. La distanza minima tra le file degli ombrelloni dovrebbe essere pari a cinque metri mentre sarebbe di 4,5 metri sulla stessa fila.

Sdraio e lettini dovranno essere distanti di almeno due metri e le distanze potranno “essere derogate per i soli membri del medesimo nucleo familiare o co-abitante”.

“Con il distanziamento tra gli ombrelloni di 4-5 metri si mette, di fatto, fuori mercato il 50% delle imprese balneari italiane. Possiamo scordarci l’estate al mare”. Così Maurizio Rustignoli, presidente nazionale di Fiba, l’associazione delle imprese balneari di Confesercenti, ha commentato la nota.

“L’auspicio – prosegue Rustignoli – è che le Regioni collaborino con le categorie interessate per predisporre protocolli più sostenibili. Il contributo tecnico dell’Inail non deve diventare vincolante, queste linee guida non siano prese come riferimento per controlli e sanzioni. Diversamente, per la maggior parte delle imprese del comparto sarà impossibile allestire l’arenile e avviare la stagione balneare”.

Tuttavia, i tecnici Inail-Iss affermano che “le caratteristiche specifiche degli stabilimenti balneari e delle spiagge libere, quali la fruizione da parte di un elevato numero di persone soprattutto nei weekend e nei mesi di alta stagione, nonché la molteplicità di attività che si possono svolgere sull’arenile (elioterapia, balneazione, ristorazione, attività ludiche e sportive, eccetera), pongono particolari criticità in merito al contenimento dell’epidemia, collocando il settore della gestione degli stabilimenti balneari tra quelli a rischio di aggregazione medio-alto”.

Queste le ragioni per cui Inail e Iss hanno elencato una serie di misure che superano di gran lunga il metro di distanziamento fisico suggerito dalle autorità sanitarie per il contenimento del coronavirus.

L’incognita spiagge libere

Ancor meno percorribili i protocolli per le spiagge libere: tenendo conto delle specifiche caratteristiche delle spiagge, in queste, secondo le indicazioni Inail-Iss “dovranno essere localmente definite puntualmente le modalità di accesso e di fruizione, individuando quelle più idonee ed efficaci”.

Dovranno essere affissi nei punti di accesso alle spiagge libere “cartelli in diverse lingue contenenti indicazioni chiare sui comportamenti da tenere, in particolare il distanziamento sociale di almeno un metro ed il divieto di assembramento. Va mappato e tracciato il perimetro di ogni allestimento (ombrellone/sdraio/sedia), – ad esempio con posizionamento di nastri – che sarà codificato rispettando le regole previste per gli stabilimenti balneari, per permettere agli utenti un corretto posizionamento delle attrezzature proprie nel rispetto del distanziamento ed al fine di evitare l’aggregazione”.

Dovranno poi “essere valutate disposizioni volte a limitare lo stazionamento dei bagnanti sulla battigia per evitare assembramenti”.

“Devono essere assicurate opportune misure di pulizia della spiaggia e di igienizzazione delle attrezzature comuni, come ad esempio i servizi igienici, se presenti”.

“È opportuno, ove possibile – conclude il documento, – affidare la gestione di tali spiagge ad enti/soggetti che possono utilizzare personale adeguatamente formato, valutando altresì la possibilità di coinvolgimento di associazioni di volontariato e soggetti del terzo settore, anche al fine di informare gli utenti sui comportamenti da seguire”.

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