Cibo sintetico: levata di scudi di Coldiretti mentre negli USA via libera alla carne prodotta in laboratorio

FVG – La Coldiretti Fvg ha avviato da fine ottobre la raccolta firma per dire “no al cibo sintetico e sì ad una sana alimentazione”.

Le multinazionali del cibo in provetta – è la motivazione dei coltivatori – stanno cercando di imporre al mercato la carne prodotta in laboratorio, il latte “senza mucche” fino ad arrivare al pesce senza mari, laghi e fiumi.

Un cibo sintetico che – per Coldiretti – rischia di inondare in breve tempo il mercato europeo poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio.

“Per questo è importante l’impegno di tutti, nessuno escluso – sostiene il direttore regionale della Coldiretti Fvg Cesare Magalini –. Dobbiamo sensibilizzare i cittadini sui rischi che potrebbero esserci, valorizzando quello che è il nostro pane quotidiano: il cibo naturale”.

La petizione nei giorni scorsi è stata firmata dal presidente della Regione FVG Massimiliano Fedriga, dall’assessore alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier e dalla vicesindaco di Trieste Serena Tonel. Anche lo chef stellato udinese Emanuele Scarello ha sottoscritto la richiesta.

Nel frattempo, negli Stati Uniti, la massima autorità nel campo degli alimenti e dei farmaci FDA (Food and drugs administration) ha dichiarato sicuro per il consumo un alimento a base di carne prodotto in laboratorio e sviluppato da una start-up californiana.

Ne dà notizia il quotidiano Washington Post, secondo il quale la decisione “apre la strada a prodotti derivati” da vere cellule animali, che non richiedono la macellazione, che un giorno potranno essere disponibili nei negozi di alimentari e nei ristoranti degli Stati Uniti.

Finora solo a Singapore i prodotti alimentari di sintesi sono venduti legalmente ai consumatori.

Le ragioni a favore della carne sintetica

Da una parte quindi la levata di scudi delle associazioni di allevatori ed agricoltori, dall’altra la sempre maggiore apertura alla produzione in laboratorio in particolare di prodotti che possono sostituire la carne.

Alla base dei tentativi di riprodurre in laboratorio prodotti di sintesi, la considerazione che un terzo delle emissioni totali di gas serra è legato all’alimentazione, ovvero al modo in cui si produce, si trasporta e si consuma il cibo per i 7,8 miliardi di persone – tanti sono gli abitanti della Terra.

Le stime sono state elaborate da uno studio pubblicato dall’autorevole rivista Science, in un articolo pubblicato nel 2020.

Nelle cifre riportate dalla ricerca sono comprese anche le emissioni legate all’allevamento, all’uso del suolo, alla deforestazione, all’impiego di fertilizzanti nelle coltivazioni.

Ed è proprio il consumo di prodotti legati all’allevamento di bovini il principale responsabile delle emissioni di Co2.

È sempre “Science” a farcelo sapere, in un articolo uscito nel 2018: un chilo di carne di manzo produce 59,6 chili di CO2 equivalente (unità di misura impiegata per rendere confrontabili i gas climalteranti), un chilo di formaggio ne produce 24,5 chili, il cioccolato 21,1, la carne di maiale 18,7, il pesce d’allevamento 16,5.

Numeri che crollano sotto la doppia cifra se si considerano i cereali, la frutta e la verdura.

 

 

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