Danzando d’estate a Vienna: Dada Masilo a Impulstanz

Un viaggio nella capitale austriaca è sempre una meta interessante in ogni stagione, ma d’estate a chi preferisce un itinerario culturale alle spiagge assolate o alle passeggiate fra i monti, Vienna offre un ventaglio di grandi opportunità. Chi la conosce, la ama. Sarà per la sua vicinanza geografica, sarà per l’importante influenza che ha per secoli svolto sulla Venezia Giulia, in ogni caso Vienna continua ad ammaliare i visitatori e non solo per quel gusto retrò che spesso le si assegna.

Vienna è contemporaneità. Nello scenario mitteleuropeo di oggi, la capitale dell’Austria è capace di produrre arte, attrarre i grandi nomi della cultura internazionale, proiettarsi con sguardo visionario verso il futuro.

ImPulsTanz è uno degli eventi che più caratterizzano l’estate viennese in questo senso. Tutto nasce da un sogno che nel 1984 l’attuale sovrintendente al festival, Karl Regensburger ebbe assieme a Ismael Ivo, un grande coreografo della danza contemporanea che il Covid ha portato via pochi mesi fa. Negli anni si è presto trasformato in uno dei più importanti festival di danza contemporanea a livello mondiale. Sono migliaia i giovani principianti, i ballerini professionisti, i coreografi e i docenti di danza provenienti dai paesi più diversi che insieme per cinque settimane fra luglio e agosto, non solo portano sui diversi palcoscenici della città i loro spettacoli, ma sono coinvolti in laboratori, progetti di ricerca e momenti social.

E per il turista che visita la città? Gli appuntamenti sono decine e per ogni sera il cartellone è ricco di eventi diversi. In pochi giorni si può aver la fortuna di essere spettatori di performance che segnano la storia della danza contemporanea.

È così che questa settimana sta andando in scena The Sacrifice (Il sacrificio), l’ultimo spettacolo firmato da Dada Masilo, coreografa e danzatrice sudafricana. Lei ha abituato il pubblico di tutto il mondo a spettacoli nei quali l’onda emotiva colpisce con inaudita violenza, travolge, sconquassa. Eppure alla fine, sa sempre restituire una nuova prospettiva inaspettata, una visione del mondo diversa, sorprendente.

L’avevamo apprezzata assieme al pubblico e alla critica nelle sue rivisitazioni del Lago dei cigni, di Carmen e di Giselle, ma gli artisti sanno sempre superare se stessi e così è successo.

La partitura che sta volta l’ha impressionata è quella nota di Stravinsky della Sagra della primavera, datata 1913. Di quella, rimane il ritmo ossessivo, il tema che ne fonda il nucleo espressivo della narrazione, la novità scandalosa di cui il grande compositore fu protagonista più di un secolo fa. Dada Masilo affida a tre musicisti sudafricani e alla voce intensa di Ann Masina di disegnare il tessuto musicale, ai danzatori che ha scelto per condividere il suo progetto artistico, tutti sudafricani, di ricamarne le emozioni con il gesto dei loro corpi.

La musica dal vivo è intrigante, a volte divertente e spensierata, come una danza tribale in occasione di una festa attesa da tutti, altre dilaniante lo spirito, stridente con l’allegrezza provata pochi momenti prima. Catapulta le relazioni sociali nella gelida verità dei rapporti umani. Disumanizzando l’amore, fino alla violenza, fino al sangue.

Difficile dire se si può leggere nella coreografia di Dada Masilo la ricerca della redenzione, forse c’è solo lo sguardo attento a chi si interroga, come ha dichiarato lei stessa, su cosa possa significare “sacrificio” oggi.

Le danze tribali del Botswana che imitano i gesti degli animali, sono rivisitate alla luce della danza contemporanea e l’effetto è magnifico. È energia allo stato puro che divampa come lingue di fuoco fra abbracci strappati e passioni violente.

Poi un ultimo anelito di vita viene strappato alla ragazza che spira, offerta da coloro che l’amavano, ma che non sono capaci di proteggerla. Lei segna gli ultimi momenti con un pas de deux ballato non con un compagno di danza, ma con la voce stessa del lamento, che come un personaggio oscuro e misterioso, la accompagna all’ineludibilità della morte.

E poi rimane solo il silenzio dei rami di un albero che appare come morto, ma che ancora germoglierà. Forse.

Un altro grande successo di Dada Masilo, quando la standing ovation del teatro la acclama, sembra davvero irraggiungibile.

Foto di scena di John Hogg

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