Fincantieri e sindacati firmano il nuovo Protocollo su modello produttivo e appalti
Monfalcone (Go) – Fincantieri S.p.A. ha firmato con le Segreterie nazionali FIM, FIOM e UILM e con l’Esecutivo del Coordinamento sindacale un Protocollo d’Intesa sul Modello Produttivo e sul Sistema degli Appalti della Filiera. L’intesa arriva al termine di un percorso avviato a inizio anno e rappresenta un punto di svolta per la regolazione dell’intero comparto, con l’obiettivo di migliorare qualità del lavoro, legalità e sicurezza.
Il gruppo sottolinea come il Protocollo sia pensato per accompagnare l’evoluzione dei processi produttivi con strumenti innovativi, assicurando allo stesso tempo condizioni lavorative più solide e inclusive.
Formazione, innovazione e appalti più trasparenti
Una parte centrale del Protocollo è dedicata alla riduzione del “mismatch” occupazionale – ovvero la carenza di corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro: Fincantieri punta a rafforzare i propri programmi di reclutamento e a valorizzare i percorsi legati all’innovazione tecnologica. Sul fronte degli appalti, l’accordo definisce un sistema più semplice e controllato, con verifiche rafforzate e maggiore trasparenza.
In questo contesto si inseriscono gli accordi con ASSE.CO., il Protocollo Quadro con il Ministero dell’Interno e l’intesa con la Guardia di Finanza, tutti strumenti che contribuiscono a innalzare gli standard di legalità lungo la filiera.
Misure per integrazione, sicurezza e tutela dei lavoratori
Il documento prevede anche il potenziamento delle iniziative a sostegno dei lavoratori dell’appalto, dalla mediazione culturale ai corsi di lingua italiana, fino alla protezione sociale. Sul versante della sicurezza, vengono consolidati gli interventi previsti dal Piano di Rafforzamento delle Safety, già attivo nei vari siti produttivi del gruppo.
Una governance partecipativa per monitorare la filiera
Elemento qualificante dell’intesa è la creazione della Commissione nazionale Sistema Produttivo e Appalti, struttura incaricata di monitorare l’evoluzione del modello produttivo e di prevenire eventuali criticità occupazionali. Il Protocollo rafforza inoltre il confronto a livello di sito, con l’obiettivo di favorire la continuità lavorativa all’interno del bacino professionale di Fincantieri.
Il commento del direttore Risorse Umane
«La firma di questo Protocollo costituisce un passaggio fondamentale nel percorso di crescita della nostra filiera, perché rappresenta una visione condivisa che mette al centro la qualità del lavoro, la sicurezza, la legalità e la valorizzazione delle persone», ha dichiarato Luciano Sale, Direttore Human Resources & Real Estate di Fincantieri. «L’accordo, risultato di un confronto costruttivo con le Organizzazioni sindacali, ci permette di affrontare con ancora maggiore solidità e trasparenza le sfide del nostro modello produttivo, accompagnando l’evoluzione industriale con strumenti innovativi e una gestione condivisa».
La trasparenza della filiera: necessità sociale e politica
La crescente attenzione verso la trasparenza delle filiere si inserisce in un contesto in cui molte imprese stanno rafforzando i propri modelli organizzativi per rispondere a standard più elevati. Negli ultimi anni, infatti, normative nazionali ed europee hanno introdotto obblighi sempre più stringenti sulla tracciabilità, sulla responsabilità sociale e ambientale e sul contrasto al lavoro irregolare, spingendo le aziende a modelli di controllo più strutturati.
A questo si aggiunge una crescente sensibilità di consumatori, investitori, partner commerciali e – ultimo ma non meno importante – politica locale, che valutano con maggiore rigore l’etica d’impresa lungo l’intera catena del valore.
La trasparenza aiuta anche nella gestione dei rischi, consentendo di individuare criticità, prevenire frodi e ridurre i ritardi legati a fornitori non conformi, migliorando la resilienza del sistema produttivo. Una filiera chiara e monitorata favorisce inoltre efficienza operativa e collaborazione interna, riducendo sprechi e ottimizzando i processi.
Non meno rilevanti sono le pressioni esercitate da organizzazioni sindacali, Ong e stakeholder che chiedono modelli sempre più responsabili. In questo quadro, la trasparenza diventa un vero e proprio asset competitivo, capace di consolidare relazioni di lungo periodo e di rafforzare la credibilità complessiva dell’impresa.

