Giornalisti nell’epoca dell’intelligenza artificiale: la parola a Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine

Trieste – In occasione della presentazione del suo ultimo libro “Parla il Colle”, il presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, è stato a Trieste per un incontro con i colleghi e il pubblico. Con lui abbiamo parlato delle sfide che attendono la professione giornalistica, delle novità in arrivo per la categoria e del ruolo dell’informazione in un’epoca dominata da intelligenza artificiale e fake news.

Presidente Bartoli, quali sono oggi le principali linee di lavoro dell’Ordine dei Giornalisti?

L’Ordine è impegnato in un processo di modernizzazione profonda, non solo dal punto di vista organizzativo — perché dobbiamo stare al passo con i tempi — ma anche per quanto riguarda le modalità di accesso e la formazione dei nuovi giornalisti.

Abbiamo digitalizzato completamente l’esame professionale, rendendolo più efficiente e moderno, e stiamo lavorando a una riforma dell’accesso alla professione, per adattarlo alla realtà del giornalismo di oggi.

Anche sul fronte della formazione continua ci sono importanti novità: vogliamo valorizzare non solo i corsi deontologici, ma anche quelli di tecnica professionale e quelli di immediata utilità per i colleghi che lavorano ogni giorno sul campo.

Negli ultimi anni la categoria ha vissuto anche momenti difficili, come il passaggio della previdenza all’INPS. Che impatto ha avuto questo cambiamento?

È stato un passaggio molto delicato e, purtroppo, con ripercussioni negative. Si è rotto un sistema che garantiva una coesione di categoria e un sostegno concreto ai colleghi in difficoltà.

Con il trasferimento all’INPS, sia per i giornalisti dipendenti che per la gestione separata, si sono perse alcune tutele importanti, come quelle legate alla disoccupazione e all’assistenza. È una sfida aperta, che dobbiamo continuare a monitorare e affrontare con determinazione.

Parliamo del futuro della professione. Quale direzione sta prendendo il giornalismo?

Il giornalismo è una professione in profondo cambiamento. Qualcuno teme che sia destinata a scomparire, ma io credo esattamente il contrario: mai come oggi, con la diffusione di fake news e deepfake, il valore del giornalismo vero, verificato, torna centrale.

Il punto è riuscire a far riconoscere e far pagare il valore dell’informazione, perché informare non è un hobby: è un’attività professionale, complessa e indispensabile per la democrazia.

E l’intelligenza artificiale? È più una minaccia o un’opportunità per i giornalisti?

È entrambe le cose. Da un lato rappresenta una grande opportunità per velocizzare e migliorare il lavoro; dall’altro pone rischi enormi in termini di disinformazione e manipolazione dei contenuti.

In un contesto in cui è sempre più facile falsificare immagini, voci e documenti, il giornalista deve essere più attrezzato, più formato e più consapevole. La sua forza sta proprio nel saper distinguere il vero dal falso e nel raccontarlo ai cittadini: questo è e resterà il cuore della nostra missione.

Veniamo al suo libro, “Parla il Colle”. Ci racconta di cosa si tratta?

“Parla il Colle” è un’analisi dei messaggi di fine anno dei Presidenti della Repubblica, dalla nascita della Repubblica a oggi. È un viaggio nel modo in cui è cambiato il Paese e nel rapporto tra le istituzioni e i cittadini.

Si passa da una Presidenza più rigida, distante e austera, a una più vicina alle persone, capace di interpretare le ansie e le speranze del Paese. È anche un modo per raccontare come cambia la comunicazione pubblica e, in fondo, come cambia l’Italia.

Presidente, se dovesse riassumere in una frase il futuro del giornalismo?

Il giornalismo del futuro sarà di chi saprà fare ciò che il cittadino comune non può fare: verificare, capire e raccontare la verità in un mondo sempre più confuso.

Condividi