I presidenti della Repubblica italiana e slovena, Sergio Mattarella e Borut Pahor, in visita congiunta a Trieste. Video

Trieste – Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor si sono incontrati nella caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria a Villa Opicina, sul Carso triestino, nella mattinata di lunedì 13 luglio.

È la prima tappa di una storica visita. È la quindicesima volta che i due presidenti si incontrano.

Ad accogliere il presidente Mattarella al suo arrivo c’erano il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – giunto pochi minuti prima -, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, e il sindaco della città, Roberto Dipiazza.

Successivamente il presidente Mattarella ha accolto il suo omologo Borut Pahor, giunto poco dopo le 11, e insieme hanno passato in rassegna il picchetto d’onore. Entrambi, così come tutti gli staff, indossano la mascherina.

Trieste – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, oggi 13 luglio 2020.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Primo impegno dei due Capi di Stato a Basovizza, la deposizione di una corona presso la Foiba e, successivamente, presso il monumento ai Caduti sloveni.

I Presidenti Mattarella e Pahor si trovano quindi in Prefettura dove consegneranno allo scrittore Boris Pahor l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e l’onorificenza slovena dell’Ordine per Meriti Eccezionali.

Alla presenza dei due Presidenti viene firmato un Protocollo di intesa che prevede un percorso che si concluderà con la restituzione del Narodni Dom, incendiato il 13 luglio del 1920, alla minoranza slovena in Italia.

Nel corso della visita Mattarella e Pahor incontrano i rappresentanti delle comunità slovene e italiane e visiteranno il Narodni Dom.

Al termine il Presidente Mattarella incontra, presso la sede della Regione, i rappresentanti delle associazioni degli esuli.

Il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“Benvenuto Presidente Pahor.

La storia non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano.

Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro.

Al di qua e al di là della frontiera – il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione Europea – sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace.

Oggi, qui a Trieste – con la presenza dell’amico Presidente Borut Pahor – segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa”.

Il discorso del presidente della Slovenia Borut Pahor

Caro signor Presidente e amico Sergio Mattarella,
cari compatrioti sloveni,
cari amici italiani.

Oggi sono sopraffatto da forti sentimenti di felicità. Cento anni dopo l’incendio doloso, il dom Narodni è stato restituito agli sloveni. Questo è un atto secolare. Questo è un evento storico. L’ingiustizia è corretta, la giustizia è servita.

Oggi è un giorno di festa. La Slovenia e l’Italia festeggiano insieme, perché questa è un’impresa comune di sloveni e italiani. È una meritata vittoria per tutti coloro che, da cento anni a questa parte, hanno creduto sinceramente nella convivenza, nella compassione, nel rispetto, nella reciprocità e in un’Europa comune.

Il ritorno di Narodni dom dà l’impressione di essere scontato, ma non lo è. […] Il ritorno del Narodni dom alla comunità slovena è frutto delle nostre azioni persistenti e reciproche, che si sono tranquillamente intrecciate in una meravigliosa armonia di fiducia reciproca. A questo proposito, siamo orgogliosamente sulle spalle dei nostri predecessori e ricordiamo con gratitudine il loro coraggio, la perseveranza e la visione di una comunità connessa con il senso dell’altro. Oggi, come qualcuno ha detto, è un “sogno proibito che è diventato realtà”. Come se dopo cento anni, tutte le stelle si fossero finalmente ristabilite al loro posto. Tuttavia, non sono soli. Siamo tutti loro.

Trieste. Ci sono pochi posti al mondo che hanno visto così da vicino l’inizio della prima e la fine della seconda guerra mondiale. Trieste è una città che sa meglio di altre che la prima guerra si chiama grande anche perché non si è realmente conclusa, ma si è conclusa solo nella seconda. Se sappiamo ascoltarla, Trieste ci parla della fragilità dell’uomo in un turbine di cambiamenti politici, storici, etnici e civili. Oggi, tuttavia, Trieste ci parla anche del potere dell’uomo che comprende, ricorda e perdona. Questo potere è grande. La vita continua.

Questo è il motivo per cui la restituzione di oggi doveva avvenire, sebbene, come è stato detto, non era affatto scontata. Era una chiamata dal nostro reciproco bisogno interiore di non sacrificare questo futuro promettente per un tempo che avrebbe portato ancora una volta un passato amaro e provato.

Quasi nulla deve essere fatto per odiare. Basta solo indulgere codardi nei pregiudizi. L’amicizia, tuttavia, richiede coraggio e impegno per alimentare la diversità e rafforzare l’unità.

L’atto di oggi è un atto di speranza che infonde ottimismo e ispira i nobili cuori di entrambe le nazioni e di tutte le nazioni. Questo atto è così grande e simbolico da non riguardare solo gli sloveni e gli italiani, ma l’intera Europa e tutti i suoi popoli. Questo è un atto secolare.

Oggi Trieste è anche la sua capitale oggi, almeno per un giorno e almeno in senso metaforico, grazie alla celebrazione dei valori più preziosi che giustificano l’Unione Europea.

Ancora e ancora, in momenti così sorprendenti, mi ispiro alle parole di Antigone: “Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore”.

[traduzione: Google]

La lettera del presidente Mattarella pubblicata sul quotidiano locale “Il Piccolo”

“Oggi insieme al presidente della Repubblica di Slovenia e amico, Borut Pahor, siamo a Trieste, città crocevia d’Europa, per una giornata importante che ci consentirà di compiere un nuovo e decisivo passo nel progressivo rimarginarsi delle ferite che hanno a lungo, molto tempo fa, travagliato queste terre”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una lettera pubblicata sul “Piccolo” di Trieste spiega così il significato dell’incontro di oggi nel capoluogo friulano.

“Deporremo insieme una corona alla foiba di Basovizza, e lo stesso faremo al monumento che ricorda quattro giovani sloveni fucilati nel 1930 per ordine del Tribunale speciale Fascista – afferma – e a Trieste visiteremo il Narodni Dom, nel giorno del centenario dell’odioso incendio che lo devastò”.

“La firma del protocollo che avvia la restituzione alla comunità di lingua slovena dell’edificio – precisa il capo dello Stato – ne rafforzerà la vocazione di piattaforma di dialogo fra le culture che arricchiscono la regione del confine orientale del nostro Paese. Rispetto per le vittime e compartecipazione al profondo dolore che avvenimenti di inaudita violenza hanno prodotto nel tessuto delle nostre comunità sono il messaggio che intendiamo inviare e il segno che desideriamo lasciare”.

“Di fronte a sfide come la pandemia in corso – scriva ancora il presidente della Repubblica – i nostri Paesi sono oggi chiamati a collaborare ancor più strettamente: confidiamo che l’ormai imminente Consiglio Europeo, attraverso strumenti consolidati e soluzioni innovative di grande respiro, sappia nuovamente dimostrare che l’Europa sa interpretare la vita dei propri cittadini e li affianca nelle difficoltà.

Slovenia e Italia sapranno lavorare insieme per raggiungere anche questo importante risultato”.

Le misure di sicurezza

Saranno oltre trecento gli appartenenti alle Forze dell’Ordine coinvolti nel dispositivo di sicurezza, in parte reparti specializzati e provenienti da fuori città. Nei luoghi interessati dall’incontro presidenziale sono previste brevi limitazioni pedonali e alla circolazione veicolare, che non arrecheranno disagi alla cittadinanza.

I commenti della comunità

Lo storico evento viene salutato con soddisfazione dalle Associazioni degli esuli, che hanno parlato di “reciproco riconoscimento delle sofferenze che hanno colpito le terre dell’Adriatico orientale nella prima metà del secolo scorso”.

“Un momento di altissimo valore simbolico e un evento miliare per la storia di terre martoriate e divise. La visita dei presidenti Pahor e Mattarella a Trieste nel centenario dell’incendio del Narodni dom, racchiudendo l’omaggio al monumento nazionale della Foiba di Basovizza, assume un profondo significato morale e politico. Bisogna che siamo tutti consapevoli e all’altezza di questo evento, dopo il quale nulla sarà più come prima”. Così la senatrice Tatjana Rojc (Pd), che aggiunge: “Chi sogna un futuro nel segno del reciproco rispetto – continua la senatrice – e riconoscimento delle memorie e del dolore, che non hanno colore né bandiera, potrà apprezzare il momento storico che stiamo vivendo e nel quale non possiamo che riconoscerci. La conquista della libertà individuale e quella della nostra comunità tutta, ha avuto un costo altissimo, ci ha divisi e segnati per decenni. Inchinarsi alle memorie e alle vittime dei totalitarismi è un segno di grande civiltà e un dovere che dobbiamo agli altri, chiunque essi siano”.

“Sui luoghi del dolore chiudiamo insieme il capitolo della storia che non passa, impariamo dalle difficoltà del presente la necessità di stare uniti e cominciamo un nuovo cammino”.

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