La guerra nutre se stessa: Fincantieri esulta per i nuovi impegni Nato sull’aumento delle spese militari
Trieste – Nel 2025 la spesa militare italiana è stimata tra i 35 e i 37 miliardi di euro, corrispondenti a circa l’1,5-2% del PIL, con l’obiettivo, stabilito dagli impegni NATO, di raggiungere il 2% nel breve periodo e fino al 5% entro il 2035. Un incremento rilevante, che coinvolgerà non solo il settore delle forze armate ma anche quello dell’industria italiana della difesa.
È in vista quindi un aumento degli stanziamenti pubblici destinati alle industrie della difesa, considerata dal governo un elemento strategico per la sicurezza e per la competitività tecnologica del Paese. A coglierne i benefici saranno in particolare le imprese della cantieristica navale, del settore aerospaziale, la missilistica e i sistemi elettronici di difesa.
Tra le aziende che si stanno preparando a questa fase di espansione c’è la Fincantieri. In un’intervista pubblicata lunedì 30 giugno da Bloomberg, l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero ha illustrato il nuovo orientamento strategico del gruppo. Fincantieri, ha dichiarato Folgiero, si trova “nella condizione ideale per cogliere almeno 20 miliardi di euro di opportunità commerciali” nel settore della difesa, in un contesto europeo in cui si registra un incremento inedito della spesa militare. L’amministratore ha parlato di un “catalizzatore industriale di portata storica” ed ha sottolineato il posizionamento competitivo dell’azienda in un settore in forte espansione.
Nell’intervista, Folgiero ha annunciato la possibilità di riconvertire due cantieri civili del Sud Italia, a Castellammare di Stabia e Palermo, per potenziare la produzione di unità navali militari. Un’evoluzione che riflette la crescente domanda di navi da guerra, in particolare all’interno dell’Alleanza Atlantica, dove molti Paesi stanno aumentando le proprie capacità marittime.
Sul fronte delle collaborazioni internazionali, Fincantieri guarda con interesse a un rafforzamento del rapporto con la tedesca Thyssenkrupp, storica partner nella produzione di sistemi per sottomarini. Folgiero ha confermato la disponibilità dell’azienda italiana a valutare ogni opzione per consolidare questa alleanza.
Un altro settore su cui Fincantieri intende investire è quello delle infrastrutture subacquee, un mercato in rapida crescita – valutato fino a 400 miliardi di dollari entro il 2030 – dove l’esperienza nella costruzione di sommergibili potrebbe essere messa a servizio della protezione di cavi, condutture e installazioni strategiche.
Italia in pole position per produzione ed export di armi
Il settore militare italiano rappresenta una parte rilevante dell’industria manifatturiera nazionale. A guidare il comparto è Leonardo, con oltre il 70% della quota di mercato e ricavi militari per 15,3 miliardi di dollari nel 2022. Accanto a Fincantieri e Leonardo nel settore difensivo italiano ci sono altre grosse imprese: GE Avio (propulsione aerospaziale), MBDA Italia (missili), Iveco Defence Vehicles (veicoli militari), Thales Alenia Space Italia (sistemi satellitari), Elettronica (guerra elettronica) e la storica Beretta, attiva nella produzione di armi leggere.
Secondo le stime più recenti, l’industria italiana della difesa genera circa 20 miliardi di euro di fatturato e impiega oltre 54.000 persone. Leonardo e Fincantieri da soli concentrano circa l’80% del fatturato militare italiano.
L’Italia esporta armi in modo significativo e in crescita: nel periodo 2020-2024 le esportazioni italiane di armamenti sono aumentate del 138% rispetto al quinquennio precedente, portando il Paese al sesto posto mondiale tra i maggiori esportatori di armi, con una quota del 4,8% dell’export globale di armamenti.