Le associazioni: aumentano in FVG i beni confiscati alle mafie. Un seminario formativo
Udine – Cresce anche in Friuli Venezia Giulia il numero dei beni confiscati alla criminalità organizzata. È quanto emerso nel seminario formativo ospitato nei giorni scorsi a Udine, promosso da AGCI Solidarietà FVG, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoop Sociali, insieme a Libera FVG, con il patrocinio dell’Osservatorio Regionale Antimafia e nell’ambito della campagna nazionale “Fame di verità e giustizia”.
Secondo i dati presentati, nel 2022 in regione erano in gestione all’Agenzia nazionale circa 50 beni immobili e 5 aziende. Gli immobili già destinati erano 40, di cui 32 assegnati ai Comuni e 8 mantenuti al patrimonio dello Stato con utilizzo governativo. Dei beni trasferiti ai Comuni, 14 sono stati destinati a finalità sociali e 18 a finalità istituzionali.
Oggi, i numeri mostrano un quadro in evoluzione: i beni immobili in gestione sono 32, le aziende sempre 5. Gli immobili già destinati sono 70, di cui 17 restano al patrimonio dello Stato e 51 sono stati trasferiti ai Comuni; due sono stati venduti. Dei beni assegnati agli enti locali, 25 hanno trovato utilizzo sociale e 18 istituzionale, mentre per gli altri la destinazione non è stata ancora definita.
«La procedura di assegnazione dei beni confiscati, considerata complessa, può scoraggiare piccoli Comuni e realtà del Terzo settore ad accedere ai bandi di assegnazione. Per questo stiamo lavorando a strumenti di supporto e manuali pratici», ha spiegato Barbara Clama, presidente dell’Osservatorio Regionale Antimafia, che ha illustrato anche il funzionamento della nuova Piattaforma unica delle destinazioni.
Clama ha sottolineato l’importanza del tema: «La restituzione dei beni confiscati alle comunità ha un valore non solo economico ma anche etico e simbolico: trasformare ciò che era frutto di illegalità in opportunità per la comunità significa costruire cultura della legalità. Il quadro in regione non è più rassicurante come in passato, i segnali ci sono e non possiamo chiudere gli occhi».
Una posizione condivisa dagli organizzatori del seminario, che hanno lanciato un messaggio chiaro: «Il Friuli Venezia Giulia non è più solo terra di passaggio per i traffici illeciti, ma un luogo in cui la criminalità organizzata ha saputo radicarsi. Il numero in costante aumento dei beni confiscati, già destinati nella nostra regione, rappresenta la prova tangibile di come le mafie abbiano trovato terreno fertile anche qui. È quindi fondamentale che la società civile, le cooperative e gli enti del Terzo Settore si assumano la responsabilità di trasformare questi luoghi da simboli di illegalità in occasioni concrete di sviluppo sociale ed economico».
Il seminario ha offerto l’occasione per approfondire la normativa sulla confisca e gestione dei beni sottratti alle mafie, evidenziando come la nuova piattaforma semplifichi i processi ma richieda anche un impegno più forte da parte delle amministrazioni e del Terzo settore nella programmazione e nella gestione.
Dopo le introduzioni di Luca Fontana (presidente CCI Federsolidarietà FVG), Alessandra Zannier (vice presidente Legacoop Sociali FVG) e Andrea Carlini (presidente AGCI Solidarietà FVG), sono intervenuti Giuliana Colussi (referente Libera FVG), Barbara Clama (presidente Osservatorio Regionale Antimafia), Tatiana Giannone (referente nazionale Libera per i beni confiscati) e Sofia Nardacchione della presidenza nazionale di Libera.
A chiusura dei lavori, le tre sigle cooperative promotrici – AGCI Solidarietà FVG, Confcooperative Federsolidarietà e Legacoop Sociali – hanno ribadito: «Il riuso sociale dei beni confiscati è ormai una prassi consolidata che dimostra come la legalità possa diventare valore aggiunto per i territori. Le cooperative sociali, per la loro vocazione inclusiva e orientata al bene comune, sono i soggetti ideali per renderla sempre più efficace».