L’immortalità digitale: l’inaspettata eredità dell’intelligenza artificiale
Pordenone – È un argomento affascinante e inquietante allo stesso tempo, con implicazioni etiche profonde. Questa premessa è doverosa.
Come l’intelligenza artificiale cambierà per sempre il nostro rapporto con la morte e il ricordo.
Ieri sera, scorrendo i messaggi su WhatsApp, mi è saltata agli occhi la foto profilo di mia madre. Non c’è più da anni… eppure lì, sorridente sullo schermo, sembrava quasi aspettare un mio messaggio.
Per un attimo mi è passato in testa un pensiero assurdo: “E se le scrivessi? E se arrivasse davvero una risposta?”
Sembra la trama di un film di fantascienza, lo so. E invece… sorpresa: oggi è già realtà.
Difficile da credere? Certo. Eppure, eccoci qui, nell’era dell’eredità digitale, dove la morte non è più la fine di tutto. Preparati, perché quello che sto per raccontarti ti lascerà a bocca aperta (ed è tutto vero e verificabile).
Quando la tecnologia incontra il lutto. Tutti abbiamo lasciato tracce digitali ovunque: messaggi, foto, post sui social, mail. L’azienda hereafter.ai sta trasformando questi dati in chatbot (programmi capaci di simulare una conversazione reale grazie all’intelligenza artificiale) che possono dare l’illusione di dialogare ancora con chi non c’è più, possono “pensare” e “parlare” come noi. Microsoft ha addirittura brevettato un sistema che analizza messaggi, mail e post per creare chatbot che rispondono esattamente come la persona originale.
Per verificare le informazioni sui brevetti Microsoft: ricerca patent US 10,853,717.
Il processo è sorprendentemente semplice: algoritmi avanzati studiano i nostri pattern linguistici, le preferenze, il modo di esprimersi. Il risultato? Un’intelligenza artificiale che risponde con la nostra voce e il nostro stile.
I cosiddetti “deadbot” – chatbot del lutto – stanno trasformando i nostri cari defunti in conversazioni interattive.
L’abbraccio impossibile. Ma la tecnologia non si ferma alle chat. Il caso che ha sconvolto il mondo è quello di Jang Ji-sung, madre sudcoreana che nel documentario “Meeting You” ha riabbracciato virtualmente sua figlia Nayeon, morta a sette anni. Il video ha raggiunto 13 milioni di visualizzazioni in una settimana.
Per verificare i dettagli del documentario: munhwa.com (sito dell’emittente MBC sudcoreana che ha prodotto il documentario).
La scena è straziante: una madre con il visore VR che accarezza l’avatar della figlia. Mi chiedo: è una nuova forma di consolazione per la sua assenza?
Il lato oscuro dell’immortalità. Dietro questa promessa di consolazione si nascondono domande inquietanti: chi controlla i nostri “fantasmi digitali”? Una volta morti, i dati diventano proprietà di aziende private. E se queste aziende falliscono? E chi garantisce che questi avatar non vengano hackerati?
Gli psicologi sono divisi: alcuni vedono nell’AI uno strumento di supporto emotivo rivoluzionario, altri temono che blocchi il naturale processo di elaborazione del lutto. Il rischio è rimanere intrappolati in un limbo digitale dove non si può mai dire addio.
Per approfondimenti psicologici: apa.org (American Psychological Association).
Un business in espansione. Il mercato dell’immortalità digitale cresce rapidamente. Gli esperti prevedono che entro il 2030 queste tecnologie diventeranno mainstream, trasformando i cimiteri in musei interattivi.
James Vlahos, fondatore di HereAfter AI, sostiene che “non si tratta di sostituire chi abbiamo perso, ma di creare un ponte emotivo che aiuti nel processo di elaborazione del lutto”. Belle parole, ma è davvero così semplice?
Siamo pronti a un mondo dove la morte non è più definitiva? Dove i nostri cari “sopravvivono” per sempre in forma digitale, ma sotto il controllo di algoritmi e multinazionali?
L’immortalità digitale promette di curare il dolore più profondo dell’umanità, ma il prezzo potrebbe essere la nostra concezione di vita, morte e ricordo. E se perdessimo la capacità di elaborare il lutto naturalmente?
Riflessione finale. Nella corsa a vincere la morte attraverso la tecnologia perderemo la capacità di elaborare il dolore, di trovare pace nel ricordo?
Questa rivoluzione ci obbligherà a ripensare il nostro rapporto con la vita, la morte e ciò che resta di noi.
E tu, saresti pronto a “rivivere” per sempre come avatar digitale?
NOTA IMPORTANTE PER I LETTORI: data la delicatezza e la complessità dell’argomento trattato, si consiglia di verificare le informazioni presentate sui principali siti web di riferimento menzionati, con un approccio critico prima di trarre conclusioni personali.
Enrico Sgariboldi
Copyright notice
© 2025 Enrico Sgariboldi (Author) – Testo registrato su blockchain Lutinx a tutela da riproduzioni non autorizzate. websgari@gmail.com