Pan e Vin: una tradizione a rischio

FVG – L’antica tradizione del Pan e Vin, diffusa nelle province di Treviso, Pordenone e Venezia (e più in generale nelle regioni nord-orientali) rischia di svanire a causa dei problemi ambientali. Il rituale di origine celtica prevede l’accensione di roghi (cataste di legname, paglia e sterpaglie) la notte tra il 5 e il 6 Gennaio: se anticamente l’attenzione era puntata sulla direzione del fumo (che avrebbe portato un raccolto fruttuoso o scarso a seconda della direzione che prendeva) oggi quella del Pan e Vin rimane una tradizione per lo più scenografica fungendo da momento conviviale.

I rischi dei falò…

Con i progressivi problemi climatici questa antica tradizione rischia di essere fortemente limitata: sono diversi i falò annullati a causa dell’innalzamento dei livelli di particolato nel trevigiano e nel pordenonese i primi di gennaio. Nonostante ciò, sono moltissimi i roghi illegali che sono stati appiccati nel pordenonese. Questo tipo di Pan e Vin non controllati e privi di norme di sicurezza presentano un grande rischio per la salute e per l’ambiente. Accendere un fuoco in piena campagna equivale infatti ad accendere un fuoco in mezzo al bosco; inoltre spesso vengono utilizzate sostanze altamente infiammabili per “aiutare” e velocizzare la combustione che rappresentano un grande rischio per chi le maneggia e per gli spettatori attorno ai focolari (che non sempre vengono recintati per impedire agli spettatori di non avvicinarsi troppo alle fiamme).

…e il loro impatto ambientale

Un altro fattore molto importante che viene sottovalutato è il grande impatto ambientale che questa tradizione ha sull’ambiente. Le enormi colonne di fumo (bianco, grigio o nero a seconda del combustibile che viene bruciato) che si stagliano sulle pianure vengono trasportate dalle correnti nei centri urbani limitrofi inquinando l’aria con agenti cancerogeni, particolato e ceneri. Sostanze inquinanti che si sommano a quelle già presenti in atmosfera (spesso oltre i limiti di legge) rimangono in aria per ore (a volte per giorni): non è raro infatti svegliarsi la mattina del sei Gennaio e vedere una coltre di “nebbia” più densa del solito.

I principali roghi nel FVG

Tanti i roghi annullati (l’esempio più eclatante è il Pan e Vin in Comina, annullato per i rischi legati alla diffusione del covid) e tanti i roghi che invece si sono svolti (tra i principali il Pignarul Grant a Udine, il falò galleggiante sul tagliamento a Latisana, il rogo della “Femenate” a Paularo).

Nella provincia di Pordenone quasi tutti i comuni hanno acceso il proprio falò (oltre sessanta): in montagna e in pianura, nei magredi e nelle risorgive: ovunque si sono viste colonne di fumo partire dalle pire infuocate. Segno che la tradizione secolare continua imperterrita nonostante le crescenti problematiche.

Moltissimi anche i roghi “casalinghi” organizzati privatamente (di dimensioni più ridotte) accompagnati da botti e fuochi d’artificio illegali.

L’iter complesso rischia di estinguere definitivamente molti roghi

Se prima per organizzare un Pan e Vin bastava l’autorizzazione del Comune oggi l’iter è molto più complesso: inizialmente è necessario rivolgersi al Suap (Sportello regionale per le attività produttive). Il vero problema sta nel fatto che il Suap è uno sportello dedicato ai professionisti: è necessario infatti presentare una mappa dettagliata dell’area in cui si farà il Pan e Vin, i metri cubi della pira, il peso totale di essa e altre informazioni che non sono semplici da ricavare perché necessitano di tecnici professionisti (che devono essere pagati). Inoltre dal Suap la richiesta passa alla Forestale per le pratiche antincendio. Il risultato è una diminuzione dei fuochi segnalati e a norma (organizzati solamente dalle grandi associazioni che hanno alle spalle fondi e una grande esperienza) e un aumento dei roghi illegali e non controllati.

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