Più scienza nel piatto per un’agricoltura sostenibile: due giornate di studio a Trieste e Udine

FVG – È in corso di svolgimento il 22 e il 23 febbraio a Trieste e Udine il convegno scientifico internazionale “Scienza e alimentazione sostenibile. Come gli strumenti scientifici possono aiutare le questioni legate all’alimentazione e alla biodiversità per il pianeta e la salute dei suoi abitanti”.

Organizzato a Trieste nell’ambito del Laboratorio triestino sulla sostenibilità quantitativa (Tlqs), un progetto dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) e della Fondazione internazionale Trieste (Fit), l’evento è stato realizzato in collaborazione con la Regione, l’Università di Udine e la Business and Professional Women Federation.

Il seminario si concentra sulle sfide dell’agricoltura di oggi: produrre di più, consumare di meno e migliorare le caratteristiche nutrizionali degli alimenti.

La strada per affrontarle in maniera sostenibile – sostengono gli organizzatori – passa attraverso le tecnologie più avanzate in campo genetico e agronomico, e necessita di una legislazione efficiente per consentire alle innovazioni di entrare subito nel mercato, insieme alla fiducia delle persone nella scienza e all’accettazione delle stesse innovazioni.

Le attività umane nel corso dei millenni hanno provocato profonde modificazioni dell’ambiente con un’improvvisa accelerazione, a partire dalla rivoluzione industriale, definendo l’epoca attuale come “Antropocene”.

Questo termine significa che l’uomo è stato in grado di modificare l’ambiente per renderlo più adatto al suo benessere. Purtroppo, alcune di queste modifiche sono pericolose per la sopravvivenza dell’uomo e hanno compromesso fortemente l’ambiente per le generazioni future.

I cambiamenti climatici, il consumo di risorse naturali non rigenerabili, la perdita di biodiversità sono solo alcune delle conseguenze delle attività umane. Per cambiare questa situazione, occorre fare molto. Ma come farlo, quali saranno i costi e le opportunità della transizione ecologica, non è ancora molto chiaro.

Una soluzione semplice potrebbe essere la diminuzione delle attività umane che hanno un impatto sull’ambiente, andando verso la cosiddetta “decrescita felice”.

Un altro approccio – suggeriscono i promotori del convegno – potrebbe essere quello di proseguire sulla strada della crescita, attraverso una serie di rivoluzioni scientifiche e tecnologiche in grado di cancellare l’impatto netto sull’ambiente.

In questo scenario, la produzione di cibo ha un impatto significativo: sul cambiamento climatico, sul consumo di risorse naturali non rigenerabili, sulla perdita di biodiversità, soprattutto come conseguenza della produzione agricola primaria.

È possibile intensificare l’agricoltura in modo sostenibile – per rispondere all’aumento del fabbisogno alimentare – e allo stesso tempo ridurre i costi ambientali della produzione alimentare?

Il progresso scientifico e tecnologico potrebbe portarci ad avere piante e animali in grado di utilizzare meglio i fattori ambientali, come acqua e fertilizzanti, e di difendersi meglio dagli agenti patogeni?

Sono queste le questioni a cui l’incontro tenta di dare una risposta. Quello che è certo, per gli organizzatori, è che un’agricoltura più biologica non può prescindere dal progresso scientifico e dall’uso della tecnologia.

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