Province elettive in FVG: il Senato approva in prima lettura la modifica allo Statuto speciale.
Roma – Con 85 voti favorevoli, 45 contrari e 10 astenuti, il Senato ha approvato martedì 27 maggio 2025, in prima lettura, il disegno di legge costituzionale che modifica lo Statuto speciale del Friuli Venezia Giulia per reintrodurre le province elettive nella Regione. La seduta si è svolta a Palazzo Madama e rappresenta un passaggio chiave in un iter legislativo che prevede una seconda lettura in autunno o all’inizio del 2026, come richiesto dalle norme sulle revisioni costituzionali.
Le province tornano elettive: un ritorno al passato?
La norma approvata mira a ripristinare un livello di governo che era stato abolito nel 2016, dopo un percorso condiviso di riforma avviato tre anni prima e sostenuto allora da tutte le forze politiche. La Regione, in quanto a statuto speciale, ha competenza diretta in materia di enti locali, ma per modificare il proprio Statuto è necessario il voto del Parlamento nazionale con procedura rafforzata.
Tra i promotori della riforma, la Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, che da tempo sostiene la necessità di ristabilire le province elettive come strumenti di rappresentanza territoriale e di coordinamento amministrativo.
Le reazioni di maggioranza e opposizione
L’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti (Lega) ha salutato con favore il voto del Senato, parlando di “un passo verso il ripristino della democrazia e la restituzione del controllo ai cittadini sulle funzioni pubbliche attraverso il voto”. Secondo Roberti, la riforma permette di superare il vuoto istituzionale lasciato dalla soppressione delle province, dando maggiore coerenza al sistema degli enti locali.
Di tutt’altro tenore l’intervento in aula della senatrice Tatjana Rojc (Partito Democratico), che ha espresso un voto contrario “nel merito e nel metodo”, giudicando la proposta del centrodestra come un’iniziativa frettolosa e non sufficientemente meditata:
“L’abolizione delle province era stata votata all’unanimità dopo un lungo percorso di riforma. Ci si chiede se, dopo meno di dieci anni e senza una vera elaborazione del sistema degli enti locali, questo voltafaccia sia giustificato o piuttosto strumentale”.
Rojc ha messo in dubbio la reale utilità della riforma, sostenendo che «le urgenze dei cittadini e il conseguente impiego di risorse sono ben altri rispetto alla ricostruzione di enti dai compiti ancora oscuri e dai confini territoriali già contestati». Ha quindi invitato la Giunta Fedriga a ripensare la propria strategia, puntando invece su una “riforma vera del sistema degli enti locali” e sfruttando lo statuto speciale in modo innovativo e non strumentale.
La questione delle minoranze
Nel suo intervento, la senatrice dem – rappresentante della minoranza slovena – ha anche richiamato il rischio di un indebolimento della specialità regionale, che potrebbe tradursi in una “riduzione progressiva del rilievo delle minoranze” all’interno delle nuove province.
“Non posso evitare di riferirmi al fastidio con cui ancora oggi certe forze politiche di maggioranza guardano agli sloveni”, ha aggiunto Rojc, denunciando una visione che non tiene conto della complessità identitaria della regione.
Prossimi passaggi
L’approvazione del Senato rappresenta solo il primo passaggio del percorso previsto per la modifica dello Statuto speciale. Trattandosi di una legge costituzionale, è richiesta una seconda deliberazione conforme da parte di entrambe le Camere, senza possibilità di emendamenti. Il secondo voto è atteso in autunno o entro l’inizio del 2026.
Nel frattempo, il tema promette di restare al centro del dibattito politico regionale, toccando nodi sensibili come la rappresentanza territoriale, il ruolo delle autonomie locali, l’utilizzo delle risorse pubbliche e la tutela delle minoranze.