Gran finale per la 29^ edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra a Pordenone

Pordenone – Gran finale per la 29^ edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra, dedicato alla figura del “Pater”, mercoledì 29 settembre, alle 20.45 nel Duomo Concattedrale San Marco a Pordenone, debutta in prima assoluta “Come gigli nei campi. Storie ordinarie di miracoli”, l’evento scenico che vedrà protagonista il cantautore Simone Cristicchi accanto a Otac Benedikt, Padre Benedetto, presso il Monastero di Dečani in Kosovo, la più grande chiesa medievale dei Balcani dove è custodito il più ampio affresco bizantino conservato fino al nostro tempo.

Sarà un viaggio di musica e parole alla scoperta del Kosovo, con Storie di Re che diventano santi, e di corpi che diventano merce. Storie di candele al miele, e discariche invisibili. Si alterneranno storie di eremiti e criminali, di donne vendute su cataloghi, e di piccoli geni della matematica scoperti in paesini sperduti. Storie di monasteri presidiati dall’esercito per pericolo di attentati terroristici. Storie di pogrom, di chiese date alle fiamme, di affreschi millenari cancellati per sempre, e di una memoria storica che resiste alla barbarie. Proprio per questo, storie “ordinarie” di grandi miracoli. La produzione è allestita in partnership con l’Associazione Amici di Dečani.

L’ingresso al concerto è gratuito, con green pass e prenotazione obbligatoria inviando mail a pec@centroculturapordenone.it Per i dettagli visita www.musicapordenone.it

Il 29° Festival Internazionale di Musica Sacra è promosso d PEC – Presenza e Cultura con CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, a cura dei direttori artistici Franco Calabretto e Eddi De Nadai.

Sarà dunque un intenso concerto di narrazione a due voci, voce e chitarra Simone Cristicchi. «Il mio amico Benedetto – spiega Cristicchi – ha scelto di dare il suo frutto con una scelta radicale che ha completamente rimescolato le carte della sua vita. Ex commercialista, si è fatto monaco cristiano ortodosso, e da qualche anno vive nel monastero di Visoki Dečani in Kosovo, occupandosi principalmente di aiuti umanitari. Da quando è diventato Otac Benedikt (padre Benedetto), tra le tante cose, distribuisce cibo e legna alle famiglie povere, e giocattoli, se hanno figli. Sono stato ospite del monastero per una settimana e, quando oltrepassammo il portale d’ingresso, presidiato dalle forze dell’ordine, Benedetto mi disse: “Benvenuto nel Medioevo!” A un’ora di volo dall’Italia. Grazie alla sua guida esperta, ho scoperto storie incredibili».

Si parlerà anche, racconta ancora Cristicchi nel libro HappyNext – “Alla ricerca della felicità”, «di storie di sguardi diffidenti per la strada, di abbracci sinceri lontano dagli occhi. Storie di gente cacciata dalle proprie case e costretta a vivere in “enclave” fuori dal mondo, dove ci guardano dallo schermo di un telefonino, storie a venti gradi sotto lo zero e di legna da trovare per l’inverno, come ossigeno per respirare, storie di persone che abbandonano “tutto” e ritrovano Tutto nella preghiera silenziosa e nel servizio agli altri».

Il monastero di Visoki Dečani è situato sui pendii delle montagne di Prokletije, nella parte occidentale della provincia di Kosovo e Metohia. Il monastero è situato nella bellissima valle del fiume Bistrica circondato da montagne e foreste. È stato costruito fra 1327 e 1335 dal re Stefan Dečanski di Serbia in un boschetto di castagna ed è stato dedicato all’ascensione del Signore. La relativa lettera fondante è datata 1330.  Durante la sua storia turbolenta il monastero è sempre stato un centro spirituale importante. Anche se ha subito danni dall’occupazione turca, la chiesa è completamente conservata con i suoi affreschi del XIV secolo; conserva anche la bellissima iconostasi in legno originale del XIV secolo, il trono degli egumeni ed il sarcofago intagliato di re Stefan.  Oggi ci vive una comunità di 30 monaci che continuano così l’antica tradizione secolare. La comunità monastica ha sviluppato varie attività, come la scultura, la pittura dell’icona. Le attività monastiche sono eseguite secondo l’antico Typicon (regola canonica) del sacro monte Athos. Nel 2004, l’Unesco ha inserito il monastero nella lista dei monumenti dichiarati patrimonio universale, citando i suoi affreschi come uno degli esempi della cosiddetta rinascita dei Palaeologhi (l’ultima dinastia a governare l’Impero bizantino). Nonostante il ruolo umanitario e neutrale svolto dalla comunità dei monaci durante la guerra, l’odierna comunità albanese rimane ostile al monastero così come alla chiesa cristiana ortodossa in generale. Il monastero di Dečani è esposto a pressioni, minacce e ostilità.

Dopo la conclusione della guerra e l’arrivo della forza KFOR, il monastero di Dečani è sotto la protezione dell’esercito italiano. https://www.amicididecani.it/

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