Regioni, Green Pass, vaccini e quarta ondata di Covid-19: a breve le decisioni del Governo

Trieste – Alla vigilia dell’incontro delle Regioni con i con tecnici del Ministero della Salute, che dovrebbe precedere le decisioni del governo riguardo alla “quarta ondata” del Covid-19 trainata dalla variante Delta, il presidente della Conferenza delle Regioni e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ribadisce che serve equilibrio e rileva che se “torniamo a chiudere come se il vaccino non esistesse, in tanti si convinceranno che il vaccino è inutile”.

Sul Green Pass Fedriga aggiunge: “ben venga, se permetterà di riaprire gli stadi, le discoteche e i grandi eventi. Sono in arrivo i parametri definitivi per l’assegnazione dei colori alle Regioni – aggiunge – Il nostro documento è quasi pronto. I vaccini stanno funzionando molto bene contro la malattia grave e la media nazionale dei ricoveri è al  2%. In Friuli Venezia Giulia abbiamo il dato più basso: nove pazienti nei reparti Covid e zero in terapia intensiva”.

Per quanto riguarda invece l’obbligo del tampone per i turisti in arrivo in Italia, Fedriga è favorevole perché “controllare gli ingressi dai Paesi ad alto rischio è utile per tutti, anche per gli stessi turisti, che si sentono rassicurati dalle  misure sanitarie. È una tutela reciproca”.

L’appello di Federalberghi regionale

Anche i turisti, specie gli stranieri, sono in attesa di capire quali decisioni assumerà l’Italia sul Green Pass, per questo “l’auspicio è che si faccia chiarezza al più presto, quanto meno su chi deve usarlo e in quali circostanze diventa obbligatorio, per ridurre quello stato di incertezza che sta rallentando la voglia di vacanza che noi comunque percepiamo nelle persone”. Lo chiede la presidente di Federalberghi Friuli Venezia Giulia, Paola Schneider.

“La stagione estiva – aggiunge – era partita molto bene. Ora si lavora, soprattutto nei weekend, ma cominciano a farsi sentire gli effetti dell’incertezza che generano la diffusione della variante Delta del Coronavirus e il balletto di notizie attorno all’obbligo del Green Pass in alcune circostanze o per vivere certe esperienze”.

“Le variabili in campo sono diverse – afferma- e di conseguenza sono complesse le scelte sia per i turisti sia per gli operatori, che non hanno un orizzonte chiaro per operare delle decisioni riguardo a impegni, investimenti, assunzione di personale”. In generale, “occorre cogliere tutti i segni positivi che possono esserci. Tuttavia è innegabile che stiamo vivendo un’estate problematica e come tale siamo chiamati a gestirla”.

Giugno, riferisce Schneider, “ha rappresentato un buon momento, perché l’allentamento delle misure dopo tante restrizioni ha generato un senso di libertà che si è subito percepito nel flusso turistico”. Ora però si avverte incertezza: “Le chiamate per richiedere informazioni e cercare rassicurazione sono tante, ma poi – osserva – non sempre si concludono con la prenotazione, perché gli interrogativi sull’evolversi della situazione pandemica restano significativi”.

Le riserve della Federazione Pubblici esercizi

“Se le nuove, ipotetiche, regole sull’utilizzo del green pass dovessero diventare legge, 26 milioni di italiani (17 se bastasse una sola dose) potranno andare in vacanza, sui mezzi pubblici, al supermercato, persino in ufficio e in fabbrica ma non entrare in un bar o un ristorante”: così Fipe-Confcommercio.

“Siamo di fronte all’ennesimo paradosso: chiunque potrà cenare nei ristoranti dei villaggi, degli alberghi, dei campeggi mentre in tutti gli altri servirà il green pass – sottolinea Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi -. Una discriminazione inaccettabile perché anche le nostre sono imprese turistiche che vivono di mercato. Ancora una volta si pensa di mettere la croce sulla spalle dei Pubblici esercizi, penalizzando attività che hanno già pagato un prezzo altissima alle misure di contrasto della pandemia. Se davvero si ritiene che la campagna vaccinale abbia bisogno di un’ulteriore spinta, si estenda l’obbligatorietà della vaccinazione, doppia o singola dose, per accedere ad ogni tipo di servizio. Perché se serve l’ennesimo sacrificio, questo va condiviso da tutti.”

!C’è tuttavia qualcosa che non convince. La campagna vaccinale va avanti spedita se è vero che negli ultimi 3 giorni hanno completato il ciclo vaccinale 1,7 milioni di persone, di cui 800mila under 40. Ci sono già oltre 27 milioni di persone che hanno completato il ciclo vaccinale e poco meno di 9 milioni sono ancora in attesa della seconda dose anche perché i tempi sono stati addirittura allungati. Manca davvero poco e l’immunità di gregge pari al 70% della popolazione over 12 anni è a portata di mano”.

“Fipe è da sempre a favore dei vaccini – prosegue Cursano – ma facciamo fatica a credere che in Italia ci siano 17 milioni di no vax. Più semplicemente la campagna vaccinale prosegue secondo dei tempi tecnici che dipendono dai protocolli sanitari e dalla logistica mentre almeno oggi il problema della disponibilità dei vaccini sembra superato. I non vaccinati non sono dunque no vax ma per lo più giovani che hanno già chiaramente espresso la volontà di vaccinarsi e sono in attesa di farlo. Siamo dinanzi ad una doppia discriminazione: quella delle persone non ancora vaccinate a cui sarebbe impedito l’accesso a bar e ristoranti e quella nei riguardi di bar e ristoranti perché sarebbero tra le poche attività nelle quali si potrà entrare con il green pass.”

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