Riforma delle concessioni per il gioco online, il rischio è perdere le PMI italiane

Nelle scorse settimane sembra tutto pronto per compiere, in Consiglio dei Ministri, la discussione definitiva sul riordino del gioco online. Discussione rinviata che ha fatto tirare un sospiro di sollievo per i tanti punti che lasciavano non pochi dubbi.

Primo su tutti il costo della concessione di sette milioni di euro con un canone concessorio al 3% l’anno sulla raccolta lorda e poi il limite di cinque concessioni per gruppo. Un fatto che per Silvia D’Urso, esperta di gioco in seno a Giochi di Slots, ha commentato senza mezzi termini:

“Questo per gli operatori di gioco medio-piccoli italiani potrebbe essere un colpo durissimo. Significa in pratica eliminare i piccoli gruppi per far spazio solo ai grandi marchi, unici in grado di competere con un’offerta economica spropositata. Una minaccia autentica per le imprese, la forza lavoro ed anche un rischio per le entrate erariali” – ha detto.

Senza dubbio la conferma di quella che, è bene ricordarlo, al momento è una semplice bozza, taglierebbe fuori dal mercato la maggioranza dei concessionari oggi operanti: costi elevati insostenibili, perdita di posti di lavoro e di presidio territoriale. Si lascerebbero parole e spazio ai soli colossi nazionali ed esteri pronti ad accaparrarsi le nuove concessioni, eliminando la concorrenza delle PMI Italiane con entrate erariali inferiori rispetto alle previsioni.

Ma ciò avrebbe un’altra grossa ripercussione: “L’aumento dei domini .com e quindi del gioco illegale – prosegue D’Urso – sarebbe la prima grande conseguenza per tutti. Senza controllo, tracciabilità, prelievo erariale e tutela dei giocatori si rischia di alimentare i circuiti paralleli e non regolamentati rispetto all’offerta dell’Adm, l’unica in grado di offrire tutela e sicurezza ad oltre 3 milioni di utenti in Italia” – conclude.

È una partita aperta anche se per tutti gli operatori resta complicato comprendere le ragioni di una accelerata clamorosa sui bandi online: se realizzati nei termini proposti i danni saranno incalcolabili per imprese, giocatori e Stato.

Ad oggi le proposte delle associazioni legate al mondo del gioco sono state ancora ignorate. In sostanza il grido è unanime: prima di procedere alla riforma delle concessioni, andrebbe sistemato il riordino generale con dei punti necessari da salvaguardare: la tutela delle entrate erariali, il contrasto al gioco patologico ed illegale ma anche la tutela per le imprese italiane e la loro garanzia di occupazione. Ma la sensazione per tutti gli addetti ai lavori è che un bando così disegnato avrà un’unica, grossa conseguenza: l’affossamento del gioco pubblico.

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