Siccità al Nord Est, si teme una nuova annata critica. Coldiretti: nel 2018 1,5 miliardi di danni

FVG – Dopo le tempeste di fine ottobre e il maltempo a metà novembre, nel Nord Est non piove da quasi due mesi. Una siccità che preoccupa l’agricoltura e favorisce gli incendi.

Il fenomeno si era presentato anche nel 2017, l’anno più secco da oltre due secoli su buona parte dell’Italia.

La tendenza era proseguita nel 2018: il trimestre agosto – settembre – ottobre 2018 (fino al giorno 24) è stato tra i più secchi della storia d’Italia, e successivamente si sono susseguiti il ciclone Vaia e un mese di novembre ultra-piovoso.

È la Coldiretti a lanciare l’allarme, nell’evidenziare gli effetti dei cambiamenti climatici che colpiscono le città e le campagne.

“Se nei centri urbani – spiega la Coldiretti – sono lievitati i livelli di inquinamento e sono state adottate misure per la limitazione del traffico, nelle campagne scoppiano incendi nei boschi ed è allarme per le riserve idriche nei fiumi, nei laghi e nel terreno necessarie alle coltivazioni nel momento della ripresa vegetativa”.

La siccità del periodo autunnale e invernale è particolarmente grave perché sono periodi in cui terreni e falde acquifere dovrebbero essere “riforniti” proprio per affrontare la normale mancanza di piogge e il caldo estivi.

Coldiretti ricorda che i danni all’agricoltura per il caldo, la siccità e gli eventi estremi nel 2018 sono stati 1,5 miliardi di euro.

Specialmente la neve è importante che si accumuli in quantità sulle montagne, allo scopo di rilasciare l’acqua più lentamente durante la fase di scioglimento. E quest’inverno sulle nostre montagne sono caduti appena pochi centimetri di neve.

Il 2018 l’anno più caldo da due secoli

Il 2018 è stato in Italia l’anno più caldo da oltre due secoli: lo indicano i dati raccolti nel nostro Paese a partire dal 1800 e contenuti nella banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac).

“I dati indicano che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante e che in Italia l’aumento di temperatura è più forte rispetto al trend della media globale”, ha detto il responsabile della banca dati, Michele Brunetti.

Nel 2018 la temperatura ha superato di 1,58 gradi la media registrata negli anni compresi fra il 1971 e il 2000, superando il precedente record del 2015, con 1,44 gradi sopra la media.

Tutti i mesi del 2018 sono stati più caldi, ad eccezione dei mesi di febbraio, quando le temperature sono state inferiori alla media, e marzo, nella media.

In nove mesi le temperature sono state più calde di oltre un grado rispetto alla media. Gennaio 2018 è stato il secondo gennaio più caldo dal 1800 ad oggi, con 2,37 gradi sopra la media e l’aprile più caldo degli ultimi 30 anni ha superato la media stagionale di 3,50 gradi.

L’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia: l’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria.

Come è emerso dal documentario andato in onda su Rai Regione FVG domenica 13 gennaio – “Il sottile velo azzurro” di Marco Virgilio e Ivo Pecile – stiamo andando verso un periodo di estremizzazione climatica, dove i periodi secchi tra un periodo piovoso e l’altro si allungano e le sempre più rare piogge sono di una intensità devastante.

L’Artico, il Mar Mediterraneo e la foresta amazzonica sono considerati “hot spot” del cambiamento climatico e all’interno del continente europeo il Friuli Venezia Giulia si sta rivelando come una delle zone più sensibili.

Proprio all’innalzamento delle temperature negli ultimi anni è dedicata un’inchiesta pubblicata sul numero di gennaio de “La Nuova Ecologia”, il mensile di Legambiente.

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