Situazione incendi “sotto controllo”: ora vanno elaborate azioni di prevenzione

Trieste – Sembra rientrare l’emergenza incendi nella nostra Regione, che vede purtroppo una vittima tra i volontari che hanno contribuito a domare le fiamme: Elena Lo Duca, 56 anni, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato,  Coordinatrice del Gruppo Protezione Civile del Comune di Prepotto, morta durante lo spegnimento e la bonifica di un’area interessata da un rogo in comune di Prepotto (Ud), colpita fatalmente da un albero caduto al suolo.

Oggi lunedì 25 luglio il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con deleghe alla Protezione civile e alla Salute, Riccardo Riccardi, ha reso noto che la situazione incendi nel Carso monfalconese, dove fino a ieri sera ha operato un elicottero per la bonifica di fumarole, è “sotto controllo”.

Anche l’incendio a Drenchia (Ud) nel frattempo è stato spento e la situazione è sotto controllo anche a Montereale (Pn), Pulfero (Ud) e a Frisanco (Pn).

Sul fronte di Resia (Ud) hanno operato fino a ieri sera ancora un elicottero e due canadair; l’incendio non è ancora spento ma appare in diminuzione. Anche a Claut (Pn) ha operato un elicottero.

Vista la situazione sui fronti italiani in netto miglioramento, il vicegovernatore ha informato che un Canadair è stato inviato in supporto alle operazioni in Slovenia.

Ringraziamenti del sindaco di Gorizia

Scrive il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna su Facebook: “Finalmente, finalmente, finalmente. Oggi è una bella giornata perché le notizie che stanno arrivando sono estremamente positive, gli incendi sia sul versante sloveno sia su quello italiano sono sotto controllo e pur con la massima cautela e con le orecchie sempre alzate, dovremmo poter dire che l’incubo è finito. Per scrupolo attendiamo le piogge che stanotte dovrebbero cadere. L’aria sta ritornando limpida, il cielo di nuovo azzurro”.

“Adesso dobbiamo subito cominciare a capire come fare tesoro di questa esperienza che ha visto Italia e Slovenia e altri paesi fianco nella battaglia contro le fiamme. Una grande collaborazione che, peraltro, era presente anche a livello amministrativo, con i sindaci dell’area transfrontaliera in contatto permanente. Una collaborazione che senza dubbio aiuterà costruire i futuri piani antincendio, già consolidati da collaudate collaborazioni, perché, come abbiamo visto, il fuoco davvero non conosce confini. Quindi, tiriamoci su le maniche e lavoriamo tutti assieme per la rinascita del nostro Carso. Perché il nostro Carso saprà rinascere e noi lo aiuteremo. Grazie ancora a tutti, Vigili del fuoco, Protezione Civile, Forestale, Arpa, Asugi, Forze dell’ordine, Regione, cittadini. Grazie a tutti, di qualsiasi nazionalità”.

L’appello di Legambiente

L’aridità del suolo e la temperatura dell’aria sono tali per cui basta nulla per scatenare un incendio di vaste proporzioni mentre l’acqua versata dagli aerei e dagli elicotteri praticamente evapora prima di raggiungere il suolo e, a maggior ragione, con le fiamme in chioma non si riesce ad ottenere significativi risultati; se va bene si può contenere l’avanzata dei fronti di fuoco con la realistica previsione (che è quasi una certezza) che il prossimo refolo di vento farà ripartire le fiamme.

Situazioni così complesse e vaste sul territorio, mettono a dura prova la pur collaudata operatività degli organismi deputati allo spegnimento: Protezione Civile, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, volontari, mezzi aerei e a terra fanno quello che possono contro un nemico al momento troppo forte. Possiamo dire che solo forti piogge, al momento non previste, potranno spegnere questi disastrosi fuochi; il rischio di ripartenze resterà elevato.

Bisogna dire che in queste condizioni eccezionali la lotta agli incendi boschivi non si fa con i mezzi aerei, in particolare quelli ad ala fissa; questi servono da contenimento e da appoggio al lavoro che a terra (tante) squadre di uomini organizzati devono svolgere. Questi sono l’elemento strategico e tattico in grado di dare risultati consistenti e duraturi perché solo essi possono raggiungere con la sufficiente quantità d’acqua le fiamme al suolo e spegnerle. È quindi il caso di rendere merito a ringraziare i tanti che in questi giorni stanno lavorando per questo.

D’altronde, come non vedere che questi incendi sono conseguenza della grave siccità e come ci si trovi di fronte ad una tempesta perfetta che trae la sua origine dai cambiamenti climatici in atto. Bisogna perciò porsi urgentemente la domanda di cosa fare per ridurre strutturalmente il rischio del ripetersi di queste tragedie, che toccano l’ambiente, le persone, l’economia, con i gravissimi danni ed effetti visti in questi giorni, e di come rendere più resiliente il nostro territorio e i nostri boschi.

Per questo, Legambiente ritiene che si debba attivare concrete azioni di prevenzione civile per prevenire gli incendi, per curare i boschi e le boscaglie, da integrare a partire da una pianificazione unitaria delle azioni in capo alla Regione (la Regione è oggi priva di un Piano di lotta agli incendi boschivi) con quelle di rango comunale da inserire nei piani comunali di protezione civile; prevenzione che da anni si è smesso di fare lasciando accumulare materiale vegetale che alla fine si rivela una potente fonte di combustibile.

La resilienza al fenomeno incendi passa anche da un rafforzamento ulteriore delle modalità di organizzazione ed utilizzo dei volontari quale asse strategico prezioso e indispensabile nella lotta agli incendi boschivi.

Speriamo che su questi piani l’Amministrazione Regionale sappia muoversi; serve un rinnovato schema organizzativo e funzionale di uomini come fu all’inizio della Protezione Civile, come ancora è in Slovenia o in Austria; lì bisognerà spendere i soldi rafforzando l’operatività umana che tante prove di utilità ha valorosamente dato negli anni ai nostri territori.

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