“Terra” una mostra del ciclo “La Magia”. L’inizio e la fine spesso si congiungono in un cerchio

Trieste – Mercoledì 10 maggio alle 19.00 verrà inaugurata “Terra” la mostra de il Ciclo La Magia, presso la sede di Liberarti, in piazza Barbacan, curatrice della mostra María Sánchez Puyade. La mostra sarà visitabile fino al 10 agosto.

“L’inizio e la fine spesso si congiungono in un cerchio. Il Ciclo de “La Magia”, iniziato un anno fa come indagine artistica attraverso quattro mostre sugli elementi naturali, è partito con il Fuoco e non a caso finisce con la Terra. Quello che rimane della materia, la cenere, riporta a questi due elementi attraverso se stessa: polvere della combustione e del fuoco, la cenere si confonde con la terra. È Terra bruciata, terra erma, che farà diventare il tutto più vivo e fertile” così sottolinea la curatrice María Sánchez Puyade.

Continua: “La cenere, così come l’albero, fa capire quanto gli elementi siano in comunicazione costante tra loro. Ogni elemento esiste grazie all’altro. Per far nascere la Magia bisogna riconoscere gli elementi in noi, le loro caratteristiche, i loro legami. Riconoscere questo principio è riconoscere l’essere umano come una piccola parte di un tutto che lo eccede e accompagna.

Fra tutti gli elementi naturali, la Terra è quello che ogni giorno calpestiamo, sul quale non possiamo, fin dall’inizio dei tempi, pensare di non esserci e non tornarci. È l’elemento dal quale spunta ogni nostalgia, quello dove ogni viaggiatore desidera tornare.

Nella tradizione giudeo-cristiana, dal nulla informe viene creato l’universo: acqua, terra, cielo e poi, alla fine, l’essere umano, fatto a “immagine e somiglianza di Dio”, e quindi, rappresentazione. Noi veniamo dal nulla e anche lì – paradossalmente- come delle stelle cadenti- sogniamo di tornare”.

In questo senso, il murale de L’Albero della Vita, iniziato un anno fa in Liberarti, arriva oggi alla sua rappresentazione finale, ad opera di María Sánchez Puyade, attraverso le immagini e l’interpretazione delle dieci sephirot, le caratteristiche divine presenti in tutti noi. La grandezza dell’ignoto, quello che non si conosce e non può essere nominato, può essere solo rappresentato attraverso i suoi attributi, sephirot, gli stessi attributi che sono in noi, che ci appartengono e ci attraversano. In questo senso, il racconto dell’origine, fatto dalla stessa tradizione giudeo-cristiana, differenzia l’uomo e la donna dalle materie con le quali sono stati creati.

L’artista triestina Alessandra Spigai riprende sia questa tradizione che quella greco romana della ninfa come fantasma e rappresentazione (Giorgio Agamben). La sua scultura Terra è al maschile, fatta di terra, mentre, nei quadri scelti per rappresentare la terra compaiono donne: sintomo, fantasma, ninfa che nel suo ballo, nella sua danza in girotondo, fa girare il mondo sotto i piedi, in stretto contatto con il suolo.

In effetti, se c’è un senso col quale descrivere l’elemento Terra, questo senso è il tatto: fu il tatto il senso che fece ad Antigone seppellire suo padre per continuare con il suo destino, terribilmente umano, di prendere una manciata di terra, e coprirlo, e così coprirsi di fango e di tragedia.

E se c’è una disciplina artistica per far rinascere questo elemento, quella è la scultura, il risultato del lavorio intenso del tatto. Non a caso anche Marco Bevilacqua, scultore triestino, rappresenta la

Terra partendo dalla geometria (la sfera) e adoperando le scorie del legno, figlio della Terra, la segatura.

Tre artisti, quindi, si esibiranno nella mostra Terra e chiuderanno il ciclo dei quattro elementi prima di arrivare alla mostra che gli raggrupperà tutti nella Quinta Essenza.

[Serenella Dorigo]

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