Uccise la ex fidanzata: si toglie la vita Francesco Mazzega dopo la condanna a 30 anni

Trieste – Francesco Mazzega, condannato a 30 anni per la morte di Nadia Orlando, si è suicidato. L’uomo è stato trovato morto nella serata di sabato 30 novembre nel giardino della sua abitazione, in Friuli, dove era agli arresti domiciliari.

Lo scorso venerdì 29 novembre gli era stata confermata dalla Corte d’assise di Appello di Trieste la condanna a 30 anni di carcere, inflitta in primo grado per l’omicidio della ex fidanzata Nadia Orlando, di 21 anni di Vidulis di Dignano (Ud) soffocata la sera del 31 luglio 2017 a poca distanza da casa.

Mazzega aveva confessato il delitto consegnandosi, la mattina dopo, alla Polstrada di Palmanova, con il corpo senza vita di Nadia ancora in auto.

In parziale riforma della sentenza di primo grado, la Corte d’Assise d’Appello di Trieste aveva applicato a Francesco Mazzega anche l’applicazione della misura di sicurezza di 3 anni di libertà vigilata una volta scontata la pena, come richiesto dal Procuratore generale.

Il verdetto era stato pronunciato dalla Corte dopo quasi 6 ore di camera di consiglio.

La Corte si era invece riservata di emettere nei termini di legge l’ordinanza sulla richiesta di aggravamento della misura cautelare nei confronti di Mazzega avanzata oggi dallo stesso Procuratore generale.

Nella prima udienza d’Appello, la difesa aveva chiesto di riascoltare l’interrogatorio del 38enne e di disporre, se necessario, una perizia psichiatrica per valutare lo stato mentale dell’imputato, ma la Corte non ha accolto nessuna delle due istanze. I legali Mariapia Maier e Federico Carnelutti, che assistono Mazzega, avevano chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche e l’esclusione dell’aggravante per futili motivi, oltre alla riqualificazione dell’omicidio da volontario a preterintenzionale.

Il Procuratore generale Federico Prato, invece, aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado e l’applicazione di tre anni di libertà vigilata, una volta scontata la pena, oltre a un aggravamento della misura cautelare. Mazzega, infatti, si trovava agli arresti domiciliari a casa dei genitori.

Al termine dell’udienza la Corte – presieduta da Igor Maria Rifiorati, con il giudice a latere Mimma Grisafi e i sei componenti della giuria popolare – si era ritirata in camera di consiglio per emettere il verdetto.

In Aula, prima che la Corte si ritirasse, aveva preso la parola anche Mazzega che ha detto di non meritare il perdono e di aver paura anche a chiederlo, “vista la gravità di quanto fatto”.

Nelle sue dichiarazioni, aveva ribadito che non si capacita di quanto ha fatto e non sa come possa essere accaduto. Aveva poi aggiunto di non riuscire nemmeno a sentir pronunciare più il suo nome.

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