Valorizzare le aree interne, dalla Carnia un modello di rigenerazione con la Summer School di Moggio

Moggio Udinese (Ud) – Nell’Italia più autentica e profonda, interi territori rischiano di scomparire. È quanto emerge, in termini netti e allarmanti, dal Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), documento ministeriale che, pur nella sua veste tecnica, fotografa una triste dinamica di lungo periodo: quella del progressivo spopolamento delle aree montane e rurali, territori che coinvolgono oltre 4.000 Comuni italiani. Luoghi dove vivono ancora 13 milioni di persone, il 23% della popolazione italiana, ma che, lontani dai riflettori del dibattito pubblico, continuano a perdere servizi e, di conseguenza, abitanti.

Nel documento PSNAI si scrive apertamente che in molti casi il declino «è ormai irreversibile». Le aree interne, secondo questa lettura, non possono più essere salvate, ma al massimo accompagnate nella loro decadenza. Si tratta di una resa incondizionata. Un arretramento strategico che colpisce territori già fragili, privati nel tempo di scuole, presidi sanitari, trasporti pubblici e infrastrutture digitali.

Eppure, proprio nel momento in cui la causa sembra persa, emergono sul territorio esperienze che vanno in direzione opposta. Tra queste, si segnala l’iniziativa Innovalp Summer School 2025, in programma dal 13 al 19 luglio a Moggio Udinese, nel cuore della Riserva MAB Unesco delle Alpi Giulie.

Promossa dalla Cooperativa Cramars di Tolmezzo (Ud) con il sostegno di numerosi partner istituzionali e territoriali, la Summer School è un vero e proprio laboratorio di rigenerazione delle aree montane, che si propone di attivare energie nuove attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità locali.

Ventidue giovani professionisti tra i 20 e i 35 anni, selezionati da tutta Italia, saranno accolti in nuclei familiari del comune friulano, secondo un modello di ospitalità diffusa che punta sulla prossimità come leva di innovazione sociale. Il programma prevede incontri, sopralluoghi, laboratori e attività partecipate, con l’obiettivo di costruire insieme alle persone del posto un progetto articolato di rilancio della comunità. Accanto a loro, esperti di sviluppo locale, docenti universitari, amministratori e imprenditori locali.

L’approccio scelto è radicalmente opposto a quello “dall’alto” delle grandi strategie centralistiche: non si parte da analisi astratte ma da esigenze concrete; non si calano soluzioni preconfezionate, ma si costruisce un percorso condiviso, giorno per giorno, a contatto diretto con le persone e i luoghi. È la logica della co-progettazione, che mette al centro il rapporto tra giovani e territorio, tra nuove competenze e saperi radicati.

Il fatto che l’iniziativa si svolga in una zona montana a rischio spopolamento, come la Carnia, e che metta al centro lavoro, benessere territoriale e cura del paesaggio, dimostra come – in assenza di un investimento strutturale dello Stato – siano spesso i soggetti locali a farsi carico della sfida della sopravvivenza. Una sfida che oggi passa anche attraverso la capacità di costruire reti tra enti, associazioni, scuole e imprese.

La Summer School propone un metodo, una visione, una pratica possibile. In un momento in cui lo Stato sembra rinunciare a credere in questi territori, è dalla capacità di auto-organizzazione delle comunità locali che può nascere un nuovo protagonismo. Non più periferie da assistere, ma spazi da abitare e da ripensare insieme.

Qui il programma completo: Programma-Scuola-estiva

 

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